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Latino alle medie, arrivano le critiche: “Scelta meramente politica”

Il ministro Valditara ha di recente annunciato alcuni dei cambiamenti apportati all’istruzione, tra le tante la scelta di reinserire il latino alle medie.

Il Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha anticipato le modifiche che verranno apportate al sistema scolastico ed una di queste sarà la sostituzione della geostoria alle scuole superiori, al suo posto ci sarà un approccio alla storia più focalizzato e narrativo, che porrà al centro la storia d’Italia e dell’Occidente. La geografia, invece, si concentrerà sulla conoscenza de territorio italiano e sarà collegata a temi ambientali. Inoltre vi è la volontà di valorizzare l’educazione artistica e musicale, migliorare l’insegnamento linguistico specialmente alla primaria ed il ritorno alla memorizzazione delle poesie.

Latino anche alle Medie

La scelta che più ha acceso il dibattito è quella che riguarda il ritorno del latino alle medie. Una materia che non era prevista in programma dal 1978 e che il Ministro vorrebbe reintrodurre in forma non obbligatoria.  Qualche dettaglio in più è stato fornito da Andrea Balbo, che fa parte della commissione delle nuove Indicazioni nazionali con il preciso compito di reintrodurre l’antica lingua.

Il professore di lingua e letteratura latina all’Università di Torino, svela che si tratti di una scelta meramente politica e che sta lavorando su più livelli scolastici, anche sulla revisione delle indicazioni per le superiori.

Sul primo ciclo di istruzione – afferma – c’è stata una proposta specifica da parte del ministro. I singoli istituti possono già far partire dei corsi facoltativi ma sono in diminuzione da tempo. Riteniamo il latino alle medie non come un ritorno indietro – tiene a precisare – ma come un modo per guardare avanti. Abbiamo disegnato una struttura in fortissima collaborazione con materie come storia, italiano. È un idioma che fa parte della cultura del nostro paese”.

Latino, lingua morta?

Riguardo la polemica relativa all’idea del latino come lingua morta, il professore sottolinea: “Non direi che è morta, è silente. A Torino, ad esempio, sono presenti numerose lapidi. Ricordiamo, infine, come l’italiano sia la forma contemporanea del latino“. Infine ricorda come molte parole derivino dal latino, tra le più importanti “Costituzione” e Repubblica”.

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