I giovani non possono permettersi una casa, il governo abbassa la superficie minima dei monolocali: problematiche e conseguenze
Uno dei principali problemi delle nuove generazioni è senza dubbio l’incertezza del futuro, aggravata dalla difficoltà di acquistare una casa di proprietà, vista la precarietà economica che molti giovani affrontano oggi. Ma quali sono le soluzioni del governo per cercare di arginare il problema e avvicinarsi alle esigenze dei giovani? E quali passi avanti sono stati fatti fin’ora?
Una ricerca di Deloitte, famosa società di consulenza, dimostra come ben 7 giovani su 10 pensano che in futuro non riusciranno a comprare casa. Nel frattempo però in Italia attualmente il 74% della popolazione vive in abitazioni di proprietà, merito insomma del boom economico del dopoguerra, la tendenza ad oggi si è di certo invertita: si prevede una vita in affitto per le nuove generazioni.
Dopo il forte impatto della pandemia e delle guerre i Millennial e i Gen Z hanno subito il duro colpo dell’inflazione. Secondo una ricerca Eurostat i giovani italiani vanno via di casa a trent’anni, ma siamo sicuri che la colpa di questa emancipazione tardiva sia loro? Aumento del costo della vita, grande precarietà lavorativa ed incertezza economica contribuiscono nettamente al tardare l’allontanamento dal nido.
Qualche giorno fa è stato approvato, dalla Commissione Ambiente e lavori pubblici della Camera, un emendamento del decreto “Salva-Casa”, voluto dal vice premier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, che riguarda i requisiti di abitabilità.
Una tra le principali modifiche approvate è quella che riguarda i monolocali: la loro superfice abitativa minima non dovrà più essere di 28 metri quadrati, ma è stata notevolmente ridotta a 20. Per i monolocali in cui soggiornano due persone è stata invece diminuita ulteriormente, dai 38 metri quadri ai 28; mentre l’altezza minima dei locali interni passa dai 2,7 metri al limite di 2,4 metri, a condizione che gli edifici siano sottoposti a ristrutturazioni per garantire idonee condizioni igienico-sanitarie.
Anche le maglie delle tolleranze costruttive si sono ampliate, sono state portate al 6% per gli appartamenti fino ai 60 metri quadrati. Il cambio di destinazione d’uso di una singola unità immobiliare all’interno della stessa categoria funzionale sarà sempre ammesso, purché si rispettino le normative di settore. Inoltre, il tempo per rimuovere gli abusi edilizi dopo l’ingiunzione del comune verrà allungato da tre a otto mesi. Si ammette anche l’abitabilità dei sottotetti “quando l’intervento di recupero non consenta il rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini”.
Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si dice soddisfatto, definendo il provvedimento “una promessa mantenuta”. Non mancano però le opposizioni, secondo Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione, “siamo davanti ad una deregulation smodata”, mentre per Agostino Santillo, vicecapogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, “il governo vira su un condono tombale”.
Queste nuove regole, che allargano i criteri per l’abitabilità degli edifici, sembrano essere l’ennesima norma per giustificare e normalizzare una situazione di precarietà che va risolta con ben altri mezzi.
In questi giorni è in corso un confronto tra la sindaca di Firenze Sara Funaro e la ministra del turismo Daniele Santanchè sulla questione degli affitti flash. Un altro problema strettamente connesso al fenomeno della “Generation Rent” sembra essere infatti quello degli affitti brevi nei centri storici delle nostre città, che pullulano di AirBnb. La maggior parte dei proprietari di case nelle maggiori città italiane infatti, utilizza la loro abitazione per affitti brevi a scopo turistico, con effetti sul benessere dei residenti e di chi vorrebbe affittare case per lunghi periodi.
La norma “anti-Airbnb” aveva quindi l’obiettivo di ridurre la presenza di case e appartamenti messi in affitto per i viaggiatori sulla piattaforma. La legge è stata però annullata l’11 luglio per una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), che l’ha dichiarata illegittima. Cercare di limitare gli effetti negativi di questo fenomeno, mantenendo però quelli positivi, non è semplice, qualsiasi blocco agli affitti brevi comporterebbe infatti conseguenze non indifferenti.
É quindi difficile cercare una soluzione per un problema generazionale di tale calibro, di sicuro è necessario l’intervento e la collaborazione delle istituzioni che devono fare un passo avanti verso i ragazzi, viste le magre prospettive di un futuro prospero.
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