Catania è in prima linea nella lotta pro-Palestina e i suoi studenti chiedono giustizia. Le rivendicazioni, l'incontro con il rettore, e le iniziative culturali.
È il 15 maggio 2024, giornata dell’anniversario della Nakba, e gli studenti dell’Università degli studi di Catania occupano l’ex Monastero dei Benedettini, a oggi sede ufficiale della facoltà di scienze umanistiche, aderendo, così, al movimento Intifada. Il loro primo passo sarà quello di occupare il Monastero e di organizzare un’acampada studentesca. In breve tempo il viale principale dell’università verrà invaso da materassini e tende, in cui gli studenti trascorreranno la notte. Si darà inizio ad una serie di assemblee per discutere su quanto sta avvenendo in Palestina e sul contributo che si può dare.
Nei giorni dell’occupazione non mancheranno riflessioni storico letterarie, prima fra tutte quella del celebre scrittore palestinese Kanafani, che ha aiutato gli studenti a comprendere le complesse dinamiche di due Paesi in continua lotta. Gli universitari però non sono soli, a partecipare alle proteste è anche il corpo docenti dell’ateneo, che ha sin da subito fornito un importante supporto ai propri allievi in prima linea nella lotta pro-Palestina .
A oggi ancora decine e decine di studenti rimangono accampati all’interno del monastero e sfruttano questa possibilità per cercare di trattare a trecentosessanta gradi il genocidio che sta avvenendo a Gaza e tutto il contesto storico che vi è attorno. Infatti, le proteste hanno dato agli universitari la possibilità di prendere parte a diversi talk, in cui poter ascoltare dei testimoni palestinesi. Tutto questo accompagnato dalla visione di cortometraggi, tra cui: “Women in struggle” e “Naila and the uprising”, una visione tutta al femminile della società palestinese. Solo durante il secondo giorno di occupazione, gli studenti hanno abbandonato le loro tende per dirigersi negli altri atenei, con l’obbiettivo di invogliare i loro coetanei a partecipare alle proteste, al corteo di giorno 19 maggio e alla passeggiata rumorosa alla cittadella universitaria per lunedì 20.
Certamente la giornata più importante è stata quella di sabato 18 maggio, durante la quale gli studenti hanno incontrato il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo. Il rettore è stato ben propenso a ricevere la delegazione studentesca, la quale ha comunicato l’iniziativa in corso di una raccolta firme per chiedere di escludere dai rapporti universitari l’azienda Leonardo Spa, visto e considerando il ruolo che oggi ha nel sostenere il genocidio di Gaza. Priolo si è subito schierato a favore della protesta, ribadendo più volte che l’università deve interessarsi, impegnarsi e investire esclusivamente nella ricerca per scopi civili. Le proteste, però, non si sono esaurite qui, e ancora oggi continuano.
Di seguito tutti i punti discussi dagli studenti in questi giorni e le loro rivendicazioni. Per tramite e nel contesto della CRUI, gli studenti chiedono di:
Per tramite la CRUI:
Gli studenti catanesi, come la tutti gli altri universitari italiani, chiedono ai propri rettori di sciogliere gli accordi con la Leonardo spa. La Leonardo altro non è che una società italiana a capitale pubblico, attiva nei settori della difesa, della sicurezza e dell’aerospazio a livello internazionale. Azienda che a oggi si occupa di produrre armi e finanziare il genocidio del popolo palestinese.
Inoltre coinvolge, tramite progetti di ricerca, i dottorandi e le dottorande di tutti gli atenei. Gli studenti non vogliono più macchiarsi del sangue di innocenti e non vogliono essere associati ad aziende che supportano regimi violenti. Proprio per questo gli universitari continuano a protestare e a far riecheggiare lungo tutte le vie di Catania, il loro motto: “Il nostro studio non dev’essere finalizzato alla morte di innocenti, anziani, bambini e donne”.
Il movimento Intifada ha ormai preso piede in tutta Italia e le accampate in breve tempo sono diventate un fenomeno nazionale. Le prime tende piantate degli studenti universitari sono state quelle bolognesi. Infatti, a partire da domenica 5 maggio, gli studenti hanno montato le tende davanti al Rettorato dell’Università di Bologna, situato in piazza Scaravilli, nel cuore della zona universitaria. Questa iniziativa si inserisce in un contesto di proteste che stanno avendo luogo in vari atenei del mondo. Bologna rappresenta la prima tappa di un movimento di mobilitazione globale.
L’azione si collega direttamente alle manifestazioni internazionali e all’appello lanciato dall’Università di Birzeit, la prima istituzione di istruzione superiore fondata in Palestina. Sul sito dell’ateneo di Birzeit, è stato pubblicato un invito a internazionalizzare la lotta per sostenere la popolazione della Striscia di Gaza: “L’università di Birzeit fa appello alla comunità accademica internazionale, ai sindacati e agli studenti affinché compiano il loro dovere intellettuale e accademico di ricerca della verità, mantenendo una distanza critica dalla propaganda di Stato, per accertare le responsabilità di chi sta commettendo un genocidio e di chi ne è complice”.
Ormai da diverso tempo tutti gli studenti del mondo si sono mobilitati nelle proteste pro-Palestina. Di seguito tutti i movimenti avvenuti fino ad adesso:
Studenti di tutta Italia e di tutto il mondo continuano a lottare per i loro ideali e per tutti gli innocenti di questa malsana guerra. Gli universitari decidono di non rimanere in silenzio di fronte alle atroci ingiustizie, consapevoli che solo uniti si può fare la differenza.
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