"Chiediamo risposte immediate all'Ispettorato nazionale del lavoro, al ministro del Lavoro e alla Regione Siciliana", afferma in una nota Fp Cgil Sicilia.
Il primo indagato per la strage che, a Casteldaccia, ha portato alla morte di 5 operai durante lo svolgimento di un’attività di manutenzione delle infrastrutture fognarie della città, è il titolare della ditta Quadrifoglio, Nicolò Di Salvo, a cui erano stati subappaltati i lavori: l’accusa è di omicidio colposo plurimo.
Nelle prossime ore, il Policlinico di Palermo avvierà una prima autopsia sui corpi delle cinque vittime della tragedia, mentre la Procura di Termini Imerese ha avviato le indagini volte a stabilire le dinamiche dell’incidente ed eventuali responsabilità.
“Chiediamo risposte immediate all’Ispettorato nazionale del lavoro, al ministro del Lavoro e alla Regione Siciliana”, dice Fp Cgil Sicilia. “Ricordiamo che ad oggi, in Sicilia – si legge nella nota – sono stati inviati dall’Inl solo 30 ispettori del lavoro, nessuno con le professionalità tecniche necessarie per fare verifiche in ambienti confinati come quello di Casteldaccia. Per di più gli ispettori inviati resteranno solo sino a fine anno, mentre la sicurezza e la tutela del lavoro non hanno scadenze temporali. È fondamentale avere un presidio stabile anche in Sicilia: occorre provvedere al più presto all’invio di altri ispettori del lavoro e di ispettori tecnici, garantendo la loro piena operatività e superando inesistenti ostacoli burocratici”.
Secondo le prime ricostruzioni, le vittime lavoravano per a Quadrifoglio Group che si era aggiudicata in subappalto dalla Tek i lavori di manutenzione della rete fognaria di Casteldaccia e di altri comuni, lavori esternalizzati da Amap, municipalizzata del capoluogo. Ma, gli operai non sarebbero dovuti scendere fino all’impianto, ma solo occuparsi dello spurgo della rete fognaria dall’esterno.
Tuttavia, a causa di un problema alla sonda calata dall’alto per lo spurgo, gli operai avrebbero chiesto il permesso di scendere in profondità al Direttore dei lavori di Amap. Il “tappo”, che avrebbe dovuto impedire alla sonda di spurgare facendo fuoriuscire i liquami tossici, sarebbe saltato, investendo gli operai e il caposquadra e cotitolare della ditta Quadrifoglio, Epifanio Alsazia, che avrebbero perso i sensi e sarebbero precipitati nella vasca sottostante. Per soccorrerli altri tre lavoratori, tra cui l’interinale Giuseppe La Barbera, che era addetto al controllo della segnaletica stradale, sarebbero scesi. Due sono morti, uno, Domenico Viola, è in fin di vita in Rianimazione al Policlinico.
I medici sospettano che la causa che ha portato gli operai alla morte sia stata quella di “insufficienza multiorgano”, mentre la Procura indaga su eventuali falle sulla sicurezza dei lavori, come la mancanza di mascherine adatte a quel tipo di lavoro e i criteri di selezione dei lavoratori che non possedevano le qualificazioni adatte e i motivi dell’autorizzazione a scendere nell’impianto dato dal direttore dei lavori di Amap. La questione focale è, infatti, il chiarimento della catena di responsabilità nella vigilanza sui lavori in subappalto.
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