Sono numerosi gli studenti internazionali che ogni anno vengono a Catania per svolgere un Erasmus, ma quali sono le loro impressioni sulla città?
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Questo secondo semestre dell’anno accademico 2023/24 sono stati accolti presso l’Università di Catania oltre 90 studenti Erasmus provenienti da 17 paesi diversi del mondo. Lo scorso semestre, ne sono arrivati oltre 130; ma cosa pensano di Catania questi ragazzi e queste ragazze dopo aver vissuto per mesi in questa città? Quali sono le aspettative di chi è appena arrivato? Di seguito i pareri e le esperienze di alcuni di loro.
“Vorrei divertirmi e fare nuove esperienze” dice Ines, arrivata ad inizio marzo dalla Germania. “Ho scelto Catania come destinazione perché, in quanto norvegese, ho bisogno di stare vicino all’acqua e quindi ho deciso di andare al sud Italia per le spiagge – racconta invece Anders -. Poi ho controllato le città italiane in cui potevo andare, ho guardato le foto di Catania e ho pensato fosse una bella città, perfetta per migliorare il mio italiano“.
In quanto a prime impressioni, quelle dei due nuovi studenti Erasmus intervistati sono molto simili: definiscono Catania affascinante, ma sporca. “È molto diversa da Oslo in tutto e per tutto, che è fredda, pulita e molto ordinata“, afferma Anders. Ines definisce la città etnea “poliedrica e rilassata“, sottolineando le differenze rispetto alla tedesca Würzburg. La sporcizia, però, a quanto pare è il primo aspetto che risalta agli occhi dei nuovi in città; un problema che caratterizza Catania da troppo tempo, che riesce tuttavia a farsi perdonare grazie alla sua bellezza.
Gli studenti internazionali intervistati che hanno passato il loro scorso semestre universitario a Catania parlano di numerosi lati positivi. L’aspetto migliore della città? Sicuramente il meteo. “Speravo di vedere il sole la maggior parte del tempo e scappare dal freddo inverno della Polonia. Non sono stata delusa“, racconta Monika. A questo, come dice la belga Karelle, si aggiungono l’accoglienza dei siciliani incontrati e la vita notturna, coadiuvata dagli eventi organizzati per gli Erasmus da associazioni come Aegee ed ESN.
Tuttavia, Catania non è perfetta e, a parte la sporcizia, ha diversi altri lati negativi. “Ci sono molti senzatetto – osserva Sofia -. Questo in Polonia sarebbe inaccettabile“. La città, anche per questo motivo, non dà l’impressione di essere molto sicura: “Dopo il tramonto cercavo di non camminare mai da sola per strada e, se lo dovevo fare, sceglievo di passare per i tratti più affollati – racconta Monika da Lodz -. Più volte ho subito catcalling e non è stato affatto bello, nonostante non tutte le persone avessero cattive intenzioni. Bisogna stare attenti“.
“Un ragazzo in moto ha cercato di rubare lo zaino della mia amica, facendola cadere a terra e finire in ospedale, dov’è rimasta per due settimane – dice Sofia -. Questo mi ha resa più cosciente di ciò che poteva succedere e per questo ho iniziato ad essere più attenta per strada. Purtroppo, ho anche avuto io stessa delle esperienze negative in città, dove ho visto uomini per strada praticare atti osceni in luogo pubblico“.
Tutti gli intervistati hanno inoltre riportato quanto sia stato difficile abituarsi al modo di guidare siciliano, definito “stressante” e “imprudente“, pericoloso anche e soprattutto per chi deve attraversare o guidare un monopattino.
Per molti studenti, l’esperienza Erasmus si è rivelata complessa sin dall’inizio, a causa di problemi di comunicazione con l’università ed i molti documenti da firmare per poter partire. Tuttavia, una volta conclusa la mobilità, tutti gli intervistati si sono definiti soddisfatti, anche dai corsi universitari, nonostante le differenze con gli atenei di provenienza. “In Belgio abbiamo un’altra mentalità all’università – spiega Karelle -. Per i professori, ‘la perfezione non esiste’, quindi è quasi impossibile ottenere 30/30. Questo cambia la maniera di studiare e di accettare i nostri risultati. Inoltre, a differenza vostra, non possiamo decidere di rifare un esame se non ci piace il risultato ottenuto e quando abbiamo un esame orale (è raro perché la maggior parte è scritta), è più formale e per questo dobbiamo vestirci più eleganti“.
In Ungheria, come dice Detti, il metodo di insegnamento e la modalità degli esami sono molto simili rispetto a quelli catanesi, il che non ha causato particolari problemi durante l’esperienza vissuta.
Monika ha frequentato invece per cinque mesi l’Accademia di Belle Arti, grazie alla quale è riuscita a sviluppare le sue abilità e ad apprendere nuovi approcci all’arte locale. “In Polonia c’è una divisione più marcata tra ciò che è teorico e ciò che è materia pratica. Impariamo meno teoria e abbiamo più discrezione nel scegliere l’argomento dei progetti. Inoltre passiamo meno tempo in accademia, lavoriamo principalmente sui nostri progetti a casa, mentre a Catania è stato diverso“.
I mesi passati a Catania, secondo i racconti degli studenti e delle studentesse internazionali, sono stati speciali per ognuno di loro. La città ha però ancora tanta strada da fare per diventare una destinazione più sicura e organizzata.
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