La settimana appena trascorsa ha visto nelle sale "Io, noi e Gaber", il docufilm su Giorgio Gaber. Tante le presenze che si vedono nella proiezione, tra cui quella di Franco Battiato.
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Contemporaneità, cultura, ironia e leggerezza. Sono gli ingredientii che hanno fatto del Signor G., Giorgio Gaber, uno degli artisti e intellettuali più importanti del secolo scorso. E tutto questo lo si può trovare nel docufilm, al cinema come evento speciale in alcune sale del Catanese e del resto d’italia, “Io, noi e Gaber”.
Dopo gli oltre 50mila spettatori nei 3 giorni di programmazione, dal 6 all’8 novembre, a grande richiesta, alcune sale d’Italia hanno prolungato la presenza del docufilm anche nel weekend. Mercoledì 8 novembre, infatti, la proiezione si è piazzata sul podio alle spalle di C’è ancora domani e The Marvels. Ma quali sono i contenuti di questo docufilm? E qual è il pensiero di Franco Battiato nei confronti del “collega” Gaber?
Una libertà intellettuale, quella del Signor G., a discapito di chi gli ha sempre voluto attribuire un colore politico, cosa che non accadeva di rado agli artisti del tempo. Basti pensare a Mogol e Battisti additati come fascisti perché scrivevano solo canzoni d’amore o quasi e non di protesta. Ma lui è sempre andato avanti con la sua tenacia e voglia di pensare, condannando chi segue ciecamente mode e ideologie. Pezzi emblematici come “Destra Sinistra”, “Quando è moda è moda” e altri ancora sono presenze essenziali nel docufilm, abbracciando tutti questi contenuti. Ma soprattutto “La Libertà”, virtù essenziale di un individuo, che permette di vivere in una società.
Gaber, tuttavia, non è stato solo questo e con la sua musica è riuscito a trasmettere una leggerezza mai banale, come quella che si palesa in “La Ballata del Cerruti”, la storia di un uomo, della periferia di Milano, uno degli “ultimi”. E proprio questi ultimi sono dei soggetti ricorrenti nella discografia di Giorgio Gaber. Come non citare, a tal proposito, il brano intitolato “I Reduci”, questo ’68 raccontato, ma che secondo il Signor G., dalle parole del testo, può essersi trattato di un grande equivoco, “soltanto una bella intenzione”.
Da Adriano Celentano a Mina ed Enzo Jannacci, con cui, in coppia con Gaber, ha dato vita a numeri tra musica e sketch, in storici filmati di repertorio, fino ad arrivare a Gianni Morandi, Ivano Fossati, Jovanotti, Claudio Bisio, Vincenzo Mollica, Pierluigi Bersani, Fabio Fazio, i familiari, e altre presenze. Ognuno di questi personaggi, in “Io, noi e Gaber” ha espresso il proprio rapporto con il Signor G. uomo e artista, l’inventore del “teatro canzone”, partito da un tour di Mina, con lui che apriva i concerti della “Tigre di Cremona”. Dalle varie testimonianze rilasciate da questi personaggi e dai filmati che ritraggono le esibizioni di Giorgio Gaber, questa teatralità è visibilmente intuibile, dai gesti paralinguistici sul palco e dalle parole. “Il corpo non mente mai”, dichiara Jovanotti in un intervento nel docufilm. Alla fine dei suoi concerti Gaber era, infatti, stremato e sudato, dopo aver messo anima e, letteralmente, corpo nelle sue esibizioni
Giorgio Gaber è un artista adattabile ad ogni contesto, le cui parole sembrano appartenere al secolo contemporaneo. “La tivù è violenta sia per chi la fa che per chi l’ascolta”, citazione che, letta nel 2023, fa capire la contemporaneità e le grandi intuizioni del Signor G. Per lui la televisione era un mezzo e non un fine, ma quest’ultima accezione ha preso il sopravvento, portandolo a lasciarla.
In “Io,noi e Gaber” spazio anche per una presenza catanese, quella del Maestro Franco Battiato. “È l’artista più contemporaneo“, questa la dichiarazione emblematica nei confronti del Signor G.
Nel rapporto tra i 2 c’è molto di più perché è stato proprio Giorgio Gaber a lanciare e scoprire Franco Battiato, con la prima esibizione nella trasmissione televisiva “Diamoci del tu”, presentata dallo stesso Gaber con Caterina Caselli. Ma prima ancora un incontro è stato fondamentale per poi dare il via alla carriera di Franco Battiato. Gaber vede, infatti, il futuro “Maestro” in un locale, il “Club 64” quando aveva 20 anni, negli anni ’60, e nel giro di pochi giorni gli fa ottere un contatto discografico.
Uno dei più grandi rivoluzionari della musica nella storia della canzone italiana: può essere una definizione che centra in pieno ciò che ha rappresentato Giorgio Gaber. Il “teatro canzone” è stata la sua grande invenzione e come tutti i teatri che si rispettino l’effetto catartico è ciò che viene trasmesso, ciò di cui avranno, senz’altro, goduto gli spettatori di “Io, noi e Gaber”.
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