La Sicilia si prepara ad affrontare la stagione estiva e i turisti, come già visto nei ponti di aprile e maggio, sono pronto all'assalto. Tuttavia, bisogna fare i conti con il sovraffollamento turistico. Ecco i luoghi a rischio e quali possono essere le soluzioni per contingentare il flusso.
Le vacanze estive sono alle porte e turisti, stranieri e non, ma anche gli stessi residenti, stanno iniziando a fare programmi in vista della bella stagione. Come sempre, la Sicilia è una delle mete più gettonate, così come lo è stata in questi mesi, durante le vacanze pasquali e nei ponti del 25 aprile e dell’1 maggio. La Sicilia ha, infatti, occupato una posizione nella top 10 delle mete più scelte dai turisti nei periodi citati. E l’anno scorso, nonostante l’allarme covid ancora vivo, lo scenario è stato lo stesso. Basti pensare che nel 2022 l’aeroporto di Catania è riuscito a raggiungere i 10 milioni di passeggeri.
La stagione primaverile ha visto un vero e proprio assalto di visitatori nel capoluogo etneo e in altri luoghi dell’Isola considerati mete turistiche, un’ottima premessa per l’imminente stagione estiva. Bisogna, tuttavia, considerare l’altra faccia della medaglia: il fenomeno dell’overtourism. E la Sicilia è, indubbiamente, protagonista indiscussa di questo fenomeno che, all’apparenza potrebbe far sembrare tutto rose e fiori. Ma non è del tutto così.
Il termine “overtourism” serve ad indicare il fenomeno del sovraffollamento turistico nelle località più gettonate. Da questo possono scaturirne problematiche di diversa natura, influenzando con attitudine negativa la qualità della vita percepita dei cittadini e la qualità delle esperienze dei visitatori.
Un allarme, quello dell’overtourism, che va ad abbracciare tematiche ambientali importanti. Il sovraffollamento turistico può, infatti, influenzare diversi fattori. Secondo l’Environment Sustanibility Performance dell’Unione Europea, infatti, bisogna tenere in considerazione parametri come qualità dell’aria, inquinamento acustico, consumi di acqua potabile, consumi di elettricità, raccolta differenziata dei rifiuti, passeggeri nel trasporto pubblico. E alcuni residenti delle località più prese d’assalto lo sanno bene, tanto da aver deciso di trasferirsi verso altre località considerate più tranquille. Ed ecco che uno degli altri effetti dell’overtourism è quello del calo del numero di abitanti, senza contare i problemi per le attività commerciali. Sembra paradossale ma il sovraffollamento turistico scoraggia in qualche modo i clienti fidelizzati, una mancanza non compensata dal flusso di turisti con capacità di spesa medio-bassa.
In Sicilia sono diversi i luoghi che verranno letteralmente presi d’assalto quest’estate. Ma già da questo inverno o durante le festività pasquali e i ponti del 25 aprile dell’1 maggio le premesse sono state significative.
Basti pensare che, questo inverno, la questione ha particolarmente interessato il Parco dell’Etna. Dal 2013, anno n cui il vulcano è entrato a far parte della world Heritage List dell’Unesco, il turismo è aumentato del 70% in tutte le stagioni, lanciando l’allarme overtourism. Se da un lato il dato è senz’altro positivo, dall’altro si va incontro alle questioni citate in precedenza, a maggior ragione in una riserva naturale.
Tornando alla stagione estiva, come non citare la classica Taormina, che sia mare o strade cittadine. E viene subito in mette la “perla del Mediterraneo” Isola Bella. E, senz’altro, il fenomeno dell’overtourism può rappresentare un impatto negativo per questa zona che ospita una delle riserve naturali più belle della Sicilia e dell’Italia. Si è, negli ultimi anni, discusso sulla possibilità di contingentare gli ingressi alla riserva naturale, attuando un sistema a numero chiuso, con pagamento di un ticket di accesso.
Nel Siracusano, occhi aperti sull’Isola di Ortigia. E qui il discorso è analogo al precedente. Lo sanno bene i residenti, alcuni dei quali hanno lanciato l’allarme, fondando il comitato “Ortigia Sostenibile”.
Come non citare, infine, gli arcipelaghi siciliani, come le Isole Eolie, le Egadi, le Pelagie, o ancora, nel Trapanese, l’Isola di Favignana o la località di San Vito Lo Capo. E la lista sarebbe ancora più lunga, aggiungendo la Valle dei Templi di Agrigento o, nel Ragusano, la zona di Punta Secca, location del “Commissario Montalbano”, un caso di overtourism accentuato anche da un altro fenomeno che gli si affianca, ovvero quello del turismo cinematografico.
L’ overtourism è un fenomeno che riguarda tutto il “Bel Paese”. E, su tutte, la città che ha fatto particolarmente aprire gli occhi sulla tematica è stata Venezia. E le misure per contenere il sovraffollamento sono state drastiche, tanto da costringere il capoluogo del Veneto da attuare un sistema di accesso a numero chiuso, con prenotazione e pagamento di un titolo d’accesso, il cui costo va dai 3 ai 10 euro.
E altre località come Amalfi, Capri, le zone marittime di Rimini, Gallipoli, la Sardegna e tante città d’arte sono pronte a fare i conti con il fenomeno.
Non solo mare, ma nella lista spazio anche per le località bagnate dal Lago di Como e dal Lago di Garda.
Difficile e coraggioso capire quali sono le soluzioni da adottare al fine di decongestionare le località dall’assalto in massa dei vacanzieri. Ma non è detto che certe regole valgano per tutti i luoghi. Se il sistema del numero chiuso, come a Venezia, può suscitare numerose polemiche, le alternative da prendere in considerazione per poter contrastare il problema sono varie. Eccone alcune:
Queste sono solo alcune delle contromisure per un turismo responsabile che vada a migliorare la qualità della vita, non solo del turista che viene ospitato ma anche di chi ospita. E, soprattutto, per garantire un basso impatto ambientale, tema attualissimo e vivissimo contro cui si sta combattendo.
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