Gli sbarchi in Sicilia, nell’ultimo periodo, sono sempre più continui. Secondo un report, in tutta Italia, da inizio 2022 fino a novembre sono arrivate 86.810 migranti. Ma, che fine fanno i migranti una volta arrivati qui? Ai microfoni di LiveUnict è intervenuta Francesca Digiorgio, coordinatrice del Centro Astalli. Un centro, sito a Catania, che si occupa di “accompagnare, servire e difendere i rifugiati”.
Il ruolo del Centro Astalli
Il centro Astalli è un centro che si occupa di accogliere i rifugiati che bussano alla propria porta. “Il centro Astalli – dichiara Francesca -, nasce a ROMA nel 1981, all’epoca Padre Arrupe, Generale della compagnia di Gesù, decise di aprire la sede italiana del JRS – JESUIT REFUGEES SERVICE per rendere meno difficile la vita dei rifugiati in Italia. Noi abbiamo aperto nel 1998 all’epoca in una sede più piccola per poi trasferirci in una sede più grande di proprietà dei Gesuiti. I nostri verbi cardine sono: ACCOMPAGNARE, SERVIRE E DIFENDERE I RIFUGIATI tramite servizi esclusivamente sostenuti da volontari”.
Nello specifico come vengono aiutati i migranti? Tale domanda sorge spontanea ad ognuno di noi. Infatti, non è così facile come sembra. Persone che arrivano in Sicilia, tramite mare, stremate dal viaggio e dalle condizioni metereologiche hanno bisogno solamente di essere accolte e ascoltate da qualcuno.
“Le persone che arrivano presso il nostro centro, passano dal front – office – continua Francesca -, dove si registrano e vengono inviati ai vari servizi , chiediamo loro i dati anche perchè la maggior parte di loro è senza documenti”.I servizi che offriamo sono sportello legale, ambulatorio sanitario, scuola d’italiano, sportello ascolto, doposcuola per bambini, sportello carcere, orientamento al lavoro”.
Chiedere aiuto non è sempre facile
La tipologia di migrante che arriva presso un centro di accoglienza è sempre differenza. Si può incorrere, infatti, in bambini, donne, uomini, ragazzini e anche donne incinte. Tutti vengono aiutati e nessuno viene lasciato indietro o viene aiutato meno di un altro. Quando si bussa ad una porta per chiedere aiuto la porta è sempre aperta.
A volte, però, non è sempre semplice poiché il primo approccio verbale, alcune volte è difficile a causa della lingua poiché i migranti la maggior parte delle volte parlano delle lingue poco conosciute e dunque si deve ricorrere ad un intermediario.
“Abbiamo dei mediatori culturali che fanno servizio presso il nostro centro anche come volontari di servizio civile – dichiara Francesca –. Capita anche di chiamare mediatori esterni”.