Sicurezza, Presidente ANMIL Sicilia: “Puntare su formazione dei lavoratori di domani”

"Incidenti sul lavoro": poche parole, scritte o pronunciate troppo spesso anche nel 2022. I casi, anche mortali, si susseguono numerosi e rischiano di esser confusi per "normalità". Dall'impatto della pandemia sui dati agli ostacoli per invalidi del lavoro e familiari delle vittime, passando per l'importanza della formazione per la sicurezza: sono solo alcuni dei temi affrontati da Nino Capozzo, Presidente regionale ANMIL Sicilia, ai microfoni di LiveUnict.

Gli ultimi aggiornamenti sulla situazione politica nazionale e, più recentemente, quelli sul quadro epidemiologico condividono spesso lo spazio su pagine di giornale e notiziari televisivi con annunci di morti sui luoghi di lavoro. Recentemente, per esempio, si è appreso del decesso di Roberto Savasta, avvenuto nel corso del suo primo giorno in cantiere. A tragedie come queste vengono riservate per alcune ore articoli e servizi, ma in seguito anche la giusta attenzione? A rispondere è Nino Capozzo, Presidente regionale ANMIL (Associazione Nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) Sicilia. Ai microfoni di LiveUnict quest’ultimo ha illustrato importanti numeri, senza dimenticare di indicare cosa occorrerebbe fare per mutarli in positivo.

“Alla notizia di questa ennesima morte, bisogna chiedersi perché accettiamo che accadano simili tragedie come se le ritenessimo ineluttabili – esordisce Nino Capozzo – , perché se ne discute collettivamente solo quando si alza l’asticella? Roberto, appena 27enne, di Niscemi (CL), è solo tra i più giovani di una strage di innocenti che deve vedere sul banco degli imputati la nostra mancanza di rispetto per le norme di sicurezza.

Ma sui Giovanni, Paolo, Antonio, Maria che muoiono ogni giorno lasciando figli, mogli, genitori, fratelli – continua – troviamo solo poche righe in cronaca senza ormai riuscire a suscitare l’indignazione di alcuno. In pochi giorni scende su di loro l’indifferenza di ciò che non fa notizia, come se fosse normale morire per il lavoro, a causa del lavoro, durante il lavoro: quando va bene, per modo di dire, 90 secondi ‘di gloria’ nei TG nazionali e, dopo un paio di giorni, la memoria sociale e delle Istituzioni finisce lì“.

Tuttavia, quando una persona perde la vita, qualcun altro resta a fare i conti con silenzio e ostacoli spesso insormontabili. Restano i parenti delle vittime, a cui l’ANMIL, che conta ben ormai 80 anni di attività, rivolge la massima attenzione. Di fatto, secondo quanto ricordato dal Presidente regionale, il dolore ed il misero risarcimento previsto da una norma del 1965 mettono in ginocchio soprattutto le realtà familiari di operai, gli ultimi di una catena dell’economia di cui si parla continuamente ma per i quali poco si fa nel concreto“.

Non è più tempo di indugiare su problemi e scelte che tutti conosciamo, ma che nei fatti non vogliamo applicare; e non serve scendere in piazza – precisa l’intervistato – : serve scendere dal piedistallo della retorica e trasformare il dolore in azioni positive, come facciamo con le nostre testimonianze, andando nelle scuole e nelle aziende di tutta Italia perché è anche vero che ci sono aziende che ci credono nella prevenzione, si impegnano e riescono a far tornare a casa tutti i lavoratori“.

Dalle denunce di infortunio ai casi mortali: i dati

Anche quando si tratta di sicurezza in ambito lavorativo, non si può fare a meno di citare l’avvento del Coronavirus ed i cambiamenti da questo apportati. In tal senso il Presidente regionale Nino Capozzo tiene a ricordare che il crollo del PIL, stimato intorno al -10% e destinato a trascinare verso il basso l’occupazione, non è stata l’unica conseguenza diretta dell’espandersi della pandemia e del conseguente “lockdown” imposto nel 2020.

Il contesto pandemico, nei mesi ‘caldi’ della malattia da Covid-19, ha alterato anche la fisionomia del fenomeno infortunistico. In questo ambito, infatti, si è sviluppata l’azione combinata di due fattori di matrice comune, ma di natura diversa e di segno diametralmente opposto – sostiene Capozzo – . Da una parte, infatti, al blocco delle attività è seguita una drastica riduzione degli occupati e del monte ore lavorate e, di conseguenza, dell’esposizione al rischio e quindi degli infortuni sul lavoro che, dopo aver toccato punte fino a -40/50% nei mesi di marzo ed aprile 2020, se consideriamo il periodo 1°gennaio-31agosto 2020 (secondo le statistiche INAIL) notiamo un calo complessivo delle denunce di infortunio del 22,7%, (circa 95.000 casi) rispetto ai primi otto mesi dell’anno 2019, scendendo da 417.000 infortuni a 322.000“.

Ciò che l’intervistato tiene a sottolineare è che, nell’ambito delle attività produttive, il crollo delle denunce ha riguardato particolarmente i settori “che da sempre hanno fornito un contributo notevole al bilancio infortunistico”, ovvero:

  • Trasporti: -32%;
  • Industria manifatturiera: -30%;
  • Costruzioni: -28%;
  • Agricoltura: -21%.

Costituisce tuttavia un’eccezione, definita dal Presidente “tanto eclatante quanto prevedibile”, la Sanità per cui è stata registrata una crescita di infortuni del 144%, passando dalle 18.000 denunce del 2019 alle 40.000 del 2020“. La controtendenza rispetto ad altri settori si è acuita nei mesi di marzo e aprile 2020, per cui Capozzo indica punte rispettivamente del +500% e del +450%.

E il secondo fattore? Alla segnalazione di numeri in calo si accompagna un’amara constatazione: il 2020 ha introdotto un nuovo fattore di rischio, l’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo che, come indicato dal Presidente regionale, “è stata giustamente assimilata ad infortunio lavorativo dalla L.27 del 24 aprile 2020, in base al consolidato principio giuridico che equipara la causa virulenta alla causa violenta propria dell’infortunio”. Dunque alla riduzione di altri generi di infortuni, effetto “benefico” del lockdown, ha finito per fare da contraltare l’incremento di contagi.

A tutto il 31 agosto 2020 sono state oltre 52.000 le denunce di infortunio da Covid-19 – continua il Presidente regionale ANMIL Sicilia –, pari al 16,2% di tutti gli infortuni segnalati all’INAIL. Al netto dei casi di infezione virale, il calo degli infortuni risulterebbe ancora più consistente e pari a –35,3%%.

Per quanto riguarda i casi mortali  prosegue  , i primi otto mesi 2020 hanno fatto registrare un totale di 823 decessi, in crescita del 20,1% (+138 casi) rispetto ai 685 dell’anno precedente; nello stesso periodo i morti per Covid-19 sono stati 303, pari al 37% del totale dei decessi denunciati. In questo caso l’apporto degli infortuni mortali da Covid è stato determinante nel segnare il saldo del bilancio degli infortuni mortali: se, per ipotesi, non si considerassero i decessi da Covid, il bilancio verrebbe completamente ribaltato e segnerebbe un calo del 24,1%”.

Gli ultimi numeri riferiti da Capozzo riguardano le denunce delle malattie professionali, che “nei primi 8 mesi del 2020, sono scese a 16.500 casi, con una flessione del 37,6% rispetto ai 41.000 dell’omologo periodo 2019“.

Per lo più si tratta, come di consueto – precisa l’intervistato  , di patologie dell’Apparato muscolo-scheletrico (60% del totale), seguite dalle Sindromi del tunnel carpale (10,8%), dalle Patologie da rumore (7,7%) e del Sistema respiratorio (4,1%). Preoccupano i 1.004 Tumori denunciati (in larga parte asbesto-correlati), in calo comunque rispetto ai 1.607 del 2019″.

Il Portale Nazionale del Lavoro Sommerso

Dietro la mancanza di sicurezza si celano spesso irregolarità o il fenomeno del lavoro sommerso: è quanto esplicitato da Nino Capozzo ma ben noto anche a istituzioni e cittadini.

I dati già preoccupanti sull’andamento infortunistico nel nostro Paese rischiano di essere addirittura sottostimati – dichiara – , in quanto non tengono conto di tutti gli infortuni e le malattie professionali che si verificano ai danni di lavoratori irregolari, che raramente vengono denunciati.  L’irregolarità si lega inoltre a doppio filo con lo sfruttamento e con condizioni di lavoro spesso disumane, senza alcuna attenzione alla prevenzione, terreno fertile per la violazione delle più elementari norme di sicurezza”.

Con tale consapevolezza, l’ANMIL ha salutato con favore l’Istituzione del Portale Nazionale del Lavoro Sommerso prevista dal d.l. 36/2022, che rappresenta un importante passo avanti. Come indicato dall’intervistato, la gestione (a livello nazionale) è affidata all’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

“Il Portale – spiega il Presidente ANMIL Sicilia – è destinato a contenere le risultanze dell’attività di vigilanza svolta dall’Ispettorato nazionale del lavoro, dal personale ispettivo dell’INPS, dell’INAIL, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza verso violazioni in materia di lavoro sommerso, in materia di lavoro e legislazione sociale, nonché i verbali ispettivi e ogni altro provvedimento consequenziale all’attività di vigilanza. Per questo siamo grati all’impegno encomiabile del Direttore Bruno Giordano, un ex magistrato di Cassazione, cui proprio la Sicilia ha dato i natali, e che conosce profondamente le difficoltà di chi si ritrova a svolgere azioni di contrasto che danno fastidio al volto peggiore dell’economia italiana”.

L’auspicio del Presidente regionale, e di ANMIL più in generale, è che, grazie a tale strumento e un maggior numero di ispettori del lavoro, si possa ottenere un’attività di controllo più efficace, in grado di individuare più rapporti di lavoro irregolare, e si possaevidenziare la correlazione tra irregolarità e insicurezza permettendo di perseguire con più efficacia le violazioni delle norme a tutela dei lavoratori“.

“Ciò dovrà avvenire – sottolinea Capozzo in riferimento a quest’ultimo punto  –  sia in ottica sanzionatoria di quelle condotte illecite, conseguenti a violazione delle norme, sia in ottica preventiva, per anticipare il verificarsi di incidenti anche gravissimi eliminando le situazioni di irregolarità”.

Testimonianza e formazione per la sicurezza: si parte dalle scuole

È stato fatto tutto il possibile? I numeri già indicati e le notizie ascoltate o lette non possono che suggerire il contrario. Resta da chiedersi da dove partire per avanzare.

L’ANMIL crede fortemente nella formazione per la sicurezza, il cui sistema è, a detta del Presidente regionale e dell’Associazione, “ancora visto come un mero adempimento burocratico senza una reale utilità, assolto quasi sempre in maniera puramente formale, quando non addirittura assente”. Riterrebbero, di conseguenza, necessario “un cambio di rotta dal punto di vista culturale” anche a riguardo.

Come raccontato dall’intervistato, da ben vent’anni l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro visita luoghi di lavoro e istituti di ogni ordine e grado con l’obiettivo di diffondere in questi ambienti la cultura della sicurezza: in questo arco temporale l’ANMIL ha affrontato spesso le criticità dei sistemi formativi e sviluppato un proprio modello di “formazione esperienziale” che fa leva sul coinvolgimento delle vittime di infortuni in qualità di Testimonial.  E “migliaia di studenti e centinaia di lavoratori nelle aziende” formati hanno, in seguito, voluto ripetere l’esperienza.

La testimonianza è l’unico modo veramente efficace per invertire il bilancio infortunistico: è quanto indicato da diversi Responsabili per la Sicurezza e sottolineato da ANMIL che, non a caso, ha avviato la Scuola della Testimonianza con l’obiettivo di “formare la figura dei Testimonial per la sicurezza”.

“La Scuola della Testimonianza – racconta Capozzo – è un insieme articolato di attività formative attraverso le quali ANMIL prepara i Testimonial a diffondere con passione, competenza ed una innovativa e articolata metodologia, la cultura della sicurezza nel mondo del lavoro e della scuola. I Formatori/Testimonial sono specificatamente preparati e certificati per raggiungere obiettivi concreti e misurabili di coinvolgimento emotivo e di reale apprendimento in differenti contesti, dalle scuole primarie alle superiori, dalle aziende alle attività di lavoro domestico. Negli ultimi 2 anni sono stati formati circa 300 Testimonial, attraverso corsi a distanza che hanno interessato tutto il territorio”.

La figura del Testimonial/Formatore è già stata riconosciuta da alcune Regioni, prima fra tutte la Regione Marche, ma ANMIL continua ad impegnarsi per far sì che questa ottengaun riconoscimento su tutto il territorio nazionale“.

Chiunque rappresenti ANMIL e varchi la soglia delle classi con l’obiettivo di condividere con i presenti numerose storie, ritiene per certo fondamentale rafforzare l’unione tra scuola e mondo del lavoro evitando, come sottolineato ancora dal Presidente Capozzo, sfruttamenti di ogni genere e concentrandosi sul valore della formazione di lavoratori del domani affinché affrontino il mondo del lavoro avendo già avuto un primo impatto efficace e chiaro di quanto siano prioritari i concetti di sicurezza e prevenzione”.

Il nostro obiettivo, che ci auguriamo possa essere condiviso dalle Istituzioni, è quello di mettere in piedi un valido percorso educativo della ‘persona’ – ribadisce il Presidente di ANMIL Sicilia , che deve partire dall’educazione scolastica e proseguire con continuità sul luogo di lavoro. Anzi, la formazione dei giovani studenti costituisce il momento iniziale di un percorso che dovrebbe accompagnare la persona per tutto l’arco della sua crescita educativa e professionale, allo scopo di porre le basi per la futura piena ricezione delle norme e delle prescrizioni imposte a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori”.

Il Protocollo d’Intesa tra ANMIL e Ministero dell’Istruzione per la diffusione della cultura della sicurezza nelle scuole è stato recentemente rinnovato: grazie a tale accordo, dalla durata triennale, i Testimonial potranno continuare ad informare gli studenti, costruendo con questi un dialogo prezioso.

Invalidi sul lavoro e famiglie: ostacoli e sostegni

Mentre diverse persone muoiono per circostanze legate al proprio impiego, altre sono costrette a convivere con infortuni e malattie professionali. Condizioni, queste, che stravolgono non solo l’esistenza del singolo ma, per riflesso, anche quella della famiglia: è ciò che viene ora puntualizzato dal Presidente ANMIL Sicilia ma che, negli anni, ha ben constatato più in generale l’Associazione, che lavora per far sì che un incidente non coincida con la fine di una vita dignitosa.

“La presa in carico delle vittime di questi eventi è fatta di moltissimi aspetti  esplicita l’intervistato –  e l’ANMIL si impegna affinché sia garantita loro la miglior tutela in ognuno di essi: adeguato sostegno economico, riabilitazione fisica e piscologica, riqualificazione professionale e reinserimento lavorativo”. Nel frattempo, da anni l’Associazione spinge affinché cambi la normativa vigente e, in particolare, il Testo Unico in materia di infortuni sul lavoro e malattie professionali diventi finalmente oggetto di revisione.

“Si tratta, infatti, di una regolamentazione emanata nel 1965 – chiarisce il Presidente regionale ANMIL Sicilia – , mettendo insieme norme persino anteriori, ed è lo specchio di un’Italia che in buona parte non esiste più.  Una disciplina che andrebbe completamente rivista alla luce dei profondi cambiamenti economici e sociali intervenuti in quasi 60 anni di vigenza“.

Tutt’altro che secondario risulta il sostegno attivo alla ricollocazione professionale degli invalidi del lavoro che, dopo un infortunio e l’insorgere di una disabilità, devono “riconsiderare completamente il proprio ruolo nel mercato del lavoro” ma, magari, desiderano tornare a svolgere una mansione e a sentirsi socialmente utili.

“L’ANMIL – si sottolinea – è in prima linea anche in questa importante attività e attraverso IRFA, l’Istituto di Riabilitazione e Formazione ANMIL, puntiamo a sviluppare potenzialità e competenze fondamentali per un valido reinserimento lavorativo”.

Una menzione finale, ma non per questo meno importante, riguarda i familiari superstiti delle vittime del lavoro per cui, come indicato dal Presidente Capozzo, “ancor più dura è la quotidianità”.

“La legge 68/1999 riconosce loro una quota di riserva, che si è però dimostrata inadeguata a garantire a queste categorie sufficienti opportunità di collocamento – conclude Nino Capozzo – . È quindi fondamentale fare di più affinché vedove ed orfani siano maggiormente tutelati da questo punto di vista: indipendenza e una vita dignitosa sono condizioni minime da riconoscere doverosamente a famiglie che hanno già pagato all’economia del paese un prezzo troppo elevato“.

Marzia Gazzo

Marzia Gazzo nasce a Catania il 6 giugno 1998. Laureata in Lettere Moderne, collabora con la testata LiveUnict da maggio 2018. Da dicembre 2020 è coordinatrice della redazione. Ama leggere belle parole, ascoltare voci, raccontare storie.

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