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A Catania il Festival delle Radio Universitarie, Zammù: “È un momento di rinascita”

Per alcuni giorni Catania si trasforma, per la seconda volta, nella location del Festival delle Radio Universitarie, che torna in presenza. Cosa rappresenterà e riserverà questo evento, a dir poco atteso? Risponde ai microfoni di LiveUnict Alberto Conti, station manager di Radio Zammù, la radio ospitante.

Un clima favorevole ed un minor numero di restrizioni non possono che spingere i viaggiatori ad optare per una capatina a Catania. Ma il capoluogo etneo non torna ad accogliere soltanto numerosi turisti. Fra qualche ora questo darà ufficialmente “il benvenuto”, o meglio il “bentornato”, anche ad un vecchio ma caro conoscente: il Festival nazionale delle Radio Universitarie.

Di fatto l’evento promosso e organizzato dal 2007 da RadUni, Associazione che raccoglie le radio universitarie e gli operatori radiofonici universitari in Italia, aveva già fatto tappa nella città dell’Elefante nel 2008.

Il Festival, che torna in presenza dopo lo stop dettato dalla pandemia, è ospitato dall’Università degli Studi di Catania e dall’emittente dell’ateneo, Radio Zammù. E proprio lo station manager di questa radio, Alberto Conti, ha raccontato ai microfoni di LiveUnict qualcosa in più sulla nuova edizione del FRU.

Catania, ancora una volta

Rivivere il Festival delle Radio Universitarie del circuito RadUni è un po’ un modo per spostare idealmente indietro le lancette dell’orologio, sfogliare simbolicamente a ritroso il calendario e tornare, questo davvero, alla realtà precedente lo scoppio della pandemia: in tal senso, la scelta di un luogo familiare non può che apparire azzeccata.

Le edizioni precedenti si sono tenute in diverse città d’Italia ma Catania è ora ufficialmente la prima sede accademica ad ospitare il Festival per la seconda volta. Come si è giunti a tale scelta?

“In realtà è un desiderio che avevamo da un po’ – esordisce Alberto Conti –. Ci eravamo candidati nel 2018, a dieci anni esatti dalla prima edizione ospitata da Catania, ma la cosa poi non andò in porto: fu preferita giustamente una città che ancora non lo aveva ospitato.

Quest’anno  – continua – ci siamo candidati perché, sia come radio che come ateneo, c’è tanta voglia di ricominciare con gli eventi e le attività. L’idea è piaciuta anche alle altre radio, perché Catania è forse la città più adatta per il clima di festa che ci aspettiamo“.

FRU 2022: cosa riserverà?

Anche quest’anno il Festival delle Radio Universitarie richiamerà partecipanti, soprattutto giovanissimi, da numerose parti della Penisola.

Dopo esser stati a lungo distanti, studenti, ma anche professionisti e docenti interessati all’ambito della comunicazione si ritroveranno in luoghi simbolo dell’ateneo e della città, per un’edizione destinata ad essere particolarmente significativa perché edizione “della ripartenza”

Dal pomeriggio di domani e fino alla sera inoltrata di sabato (21 maggio) si susseguiranno molteplici ed eterogenee attività, in parte ad ingresso libero. Dai dibattiti ed i momenti di approfondimento ai workshop, senza dimenticare gli appuntamenti all’insegna della musica e della socializzazione. Previste per domenica 22 maggio, poi, visite guidate al Monastero dei Benedettini, su prenotazione.

Il programma stilato, insomma, è davvero ricco e basta consultarlo sul sito ufficiale di RadUni per ottenere conferme a riguardo.

Ad animare queste giornate anche ospiti di spicco, non di rado presenti per trattare una delle importanti tematiche scelte per questa edizione.

“Vista la natura del festival e dei suoi partecipanti – precisa Alberto Conti –, ovviamente la radio è al centro di molti degli incontri. Ospiteremo Wad, speaker di Radio Deejay per capire come raccontare la musica in radio ai tempi delle piattaforme di streaming; Angelo Di Benedetto da RTL e Stefania Tringali per Radio Capital. Questi ultimi con grande orgoglio, visto che le loro esperienze sono partite proprio da Catania.

Affronteremo – aggiunge l’intervistato – anche temi importanti e attuali come la sostenibilità e il ruolo del giornalista in un momento storico in cui, tra pandemia e guerra, è difficile raccontare in modo imparziale il mondo in cui viviamo. Per quest’ultimo tema ospiteremo un giornalista di grande esperienza come Danilo De Biasio, ex direttore di Radio Popolare e direttore del Festival dei diritti umani”.

Non mancheranno, inoltre, i contest: nel corso del Festival, verranno premiati il miglior format radiofonico universitario e il miglior speaker radiofonico dell’anno.

Perché investire sulla radio

I partecipanti che incontreranno i professionisti, condivideranno esperienze ed apprenderanno nuove nozioni e tecniche non potrebbero gioire di questa opportunità se, dall’altro lato, non ci fossero organizzatori e figure che credono ancora nel mezzo radiofonico, oltre che nella possibilità di trasmettere una passione.

“La radio è un mezzo spesso dato per morto, ma che in realtà tra alti e bassi oggi è sempre più forte – dichiara lo station manager di Radio Zammù –. Lo dimostra anche la presenza di tanti personaggi famosi che decidono di mettersi dietro un microfono”.

Una “vita” ancora lunga, lunghissima, per la radio non sembrerebbe, dunque, un’utopia.

Forse il segreto – ritiene Conti – è la straordinaria capacità di rinnovarsi e allo stesso tempo rimanere fedele a se stessa.

La radio quella di qualità, intendo non potendo beneficiare dell’immagine, punta molto sui contenuti. Per questo vale la pena investire su questo mezzo, perché ha un grande valore formativo. Ultimamente con i podcast stiamo assistendo a un’ulteriore evoluzione e ci sono in giro prodotti di grande qualità”.

Voglia di ripartire

Gli ultimi due anni sono stati inevitabilmente caratterizzati da cancellazioni, rinvii, riti quotidiani ed eventi straordinari vissuti spesso da dietro uno schermo e in piena solitudine. L’emergenza sanitaria, tra il resto, ha temporaneamente congelato anche le attività in presenza delle diverse radio universitarie, con particolari ripercussioni negative per il settore.

“La pandemia ha messo in seria difficoltà le radio universitarie che – spiega, infine, Alberto Conti –  sono caratterizzate da un continuo ricambio generazionale con cicli brevi che corrispondono al periodo di studio degli studenti. Saltando una ‘generazione’ di studenti si è interrotto quel flusso continuo e molte radio universitarie sono state costrette a chiudere“.

Si prospetta uno scambio reciproco di benefici tra Catania e le protagoniste del Festival. Mentre in città si conta di recuperare il senso di comunità (momentaneamente messo da parte) anche attraverso questo evento, le radio universitarie d’Italia scorgono nel capoluogo etneo il punto di ritrovo per eccellenza e l’emblema della ripresa di un percorso.

“Questo Festival delle Radio Universitarie – conclude Alberto Conti  –  segna un momento di rinascita per tutto il movimento delle radio universitarie. Adesso vogliamo ripartire e proseguire quel processo di crescita del fenomeno delle radio universitarie che si è bruscamente interrotto“.

Marzia Gazzo

Marzia Gazzo nasce a Catania il 6 giugno 1998. Laureata in Lettere Moderne, collabora con la testata LiveUnict da maggio 2018. Da dicembre 2020 è coordinatrice della redazione. Ama leggere belle parole, ascoltare voci, raccontare storie.

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