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Catania prima città del sud Europa per criminalità: “Servono nuove norme”

Secondo il report di Numbeo, Catania è la prima città del sud Europa per indice di criminalità. Ai microfoni di LiveUnict è intervenuto Sebastiano Anastasi.

I recenti fatti avvenuti a Catania sul fronte criminalità non rappresentano una coincidenza. Il capoluogo etneo si trova al quinto per indice di criminalità in Europa nella classifica Numbeo. Catania, inoltre, è in testa nella classifica delle città col più alto tasso di criminalità nell’Europa del Sud.

Questi dati sottolineano come la città, ora come non mai, stia vivendo una situazione piuttosto drammatica. Per avere la situazione più chiara, ai microfoni di LiveUnict è intervenuto Sebastiano Anastasi, consigliere comunale del comune di Catania.

I dati Numbeo su Catania

Secondo la classifica Numbeo, Catania ha un indice di criminalità pari al 61,72 %. Negli ultimi tre anni, infatti, c’è stato un forte incremento pari al 64,37%. Secondo il sondaggio, inoltre, c’è una gran fetta di popolazione – il 76,40% –che ha paura del furto della propria autovettura, mentre il 71,95% ha paura che gli vengano rubati degli oggetti all’interno dell’automobile.

Un’altra fetta di popolazione – circa il 72,82 % – ha il timore di subire atti di vandalismo o di essere derubata, ma i reati più percepenti in città dall’83,84% della popolazione sono i reati di corruzione e concessione.

Di conseguenza, l’indice di sicurezza in città è molto basso: si ferma al 38,28%. Altro dato molto preoccupante è, infine, quello relativo alla sicurezza di camminare da soli durante la notte: solo il 32,77% dichiara di sentirsi sicuro.

Criminalità a Catania: una conseguenza del dissesto

Sebastiano Anastasi, consigliere comunale di Catania, commenta così i dati: “Senza dubbio, la città sta vivendo un momento drammatico, ma d’altronde la storia di Catania parla chiaro: non è la prima volta che accadono questi avvenimenti e oggi si è toccato senza dubbio il punto più basso.  La città è caduta in un limbo dove l’opinione pubblica interviene sempre meno. Questo elevato tasso di criminalità è la conseguenza del dissesto economico e finanziari: il Comune è all’osso e non è possibile eseguire nessun progetto perché i numeri del dissesto sono troppo alti, pari ad un conflitto bellico”. 

A prescindere dai dati, però, il fattore criminalità è un problema assai noto a Catania. Secondo Anastasi, che è anche Presidente della commissione dei servizi sociali, “bisogna senza dubbio fare sempre di meglio”. Il consigliere rivela, inoltre: “Sono stati intercettati grandi progetti e diversi fondi (non provenienti dal Comune) per quanto riguarda i progetti sociali, rivolti a tutti dai più giovani ai più anziani, ai centri d’incontro e di socializzazione. Queste risorse sono importanti, ma sono limitate per una grande città come Catania, che soffre un problema strutturale: sono pochissimi gli uffici pubblici e le strutture pubbliche presenti in città. Catania ha bisogno di grandi agevolazioni: la città vive prettamente di turismo, questo negli ultimi anni è mancato e ha compromesso ancora di più la situazione”.

Nell’immediato, però, secondo il consigliere serve altro: “Oltre ai progetti, ai percorsi culturali e sociali, servono delle risposte dure: ovvero controlli nelle strade, più pattuglie di polizia in città. Ma di sicuro non devono mancare delle norme ferree che aumentino le pene e che includano dei percorsi sociali. Senza un quadro normativo rigido e preciso anche i fenomeni di criminalità minori diventano ripetitivi e pericolosi”.

Come intervenire?

La maggior parte dei crimini avviene nei quartieri popolari e viene commessi da ragazzi giovani. Secondo Anastasi è necessario “creare dei progetti di recupero solidi, non solo per i ragazzi ma anche per le famiglie”.

Anastasi spiega: “Il comune finanzia delle strutture private per aiutare i ragazzi in difficoltà, e, nonostante ciò, queste strutture che hanno un costo importante per le casse del comune, spesso vengono sottovalutate. Queste strutture sono fondamentali: la scuola è omologata a livello nazionale e da sola non basta. Inoltre, servono più assistenti sociali per aiutare i ragazzi in difficoltà. Anche in questo caso, però, non devono mancare delle norme rigide, perché sono tante le categorie messe in difficoltà dalla criminalità”.

Ma cosa possono fare i cittadini in questo periodo storico così complicato? Per Anastasi: “I cittadini non sono responsabili di quello che sta succedendo: le istituzioni hanno le loro colpe e devono fare la loro parte. Bisogna fare delle leggi chiare che non lascino spazio all’interpretazione. Bisogna fare le giuste norme nei giusti periodi storici: è questo quello che manca. La criminalità va combattuta: se si diffonde a macchia d’olio andrebbero a mancare i turisti e la città diventerebbe sempre più deserta. Catania, vivendo prettamente di turismi, non si può permettere ciò. I cittadini però hanno il dovere di denunciare i fatti e deve partecipare attraverso le critiche, le proteste e i propri pareri personali”.

Paolo Salemi

Nato a Catania nel 2001, diplomato all'Istituto Tecnico Industriale Archimede. Studio scienze e lingue per la comunicazione, il mio più grande sogno è diventare giornalista, sono appassionato di sport e di scrittura. Faccio parte della redazione da maggio 2021, curo la rubrica ambiente e legalità.

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