Almalaurea, gender gap: secondo l'ultimo rapporto di genere pubblicato, sono più le donne laureate in Italia, ma vengono pagate il 20% in meno degli uomini.
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Come d’abitudine, il Consorzio Interuniversitario Almalaurea raccoglie dati sul settore dell’istruzione universitaria italiana per poi poter realizzare delle analisi e quadri della situazione nel Paese. Uno degli ultimi risultati resi pubblici da Almalaurea è il Rapporto Tematico di Genere, report nel quale si analizzano le differenze tra le laureate e i laureati in Italia. L’analisi è stata portata avanti sulla base dei risultati del campione composto dai 291mila laureati del 2020 e i 655mila laureati del 2019, 2017 e 2015.
I campi di analisi riguardano sia il background dei laureati, il loro percorso universitario e le loro scelte in quest’area, ma anche l’aspetto occupazionale, retributivo e le aspettative e realizzazioni. In generale, si è riscontrata uno svantaggio in quasi tutti campi nei confronti del genere femminile, pur essendo più le donne a laurearsi. Ecco i dati di Almalaurea in merito a questo report.
Secondo i dati trasmessi dal campione analizzato, nel 2020 sono state per lo più le donne a laurearsi in Italia. Infatti, quasi il 60% dei neolaureati di quell’anno nei 76 atenei italiani afferenti al Consorzio fa parte del genere femminile.
Il rapporto procede con l’analisi del profilo dei laureati e con il loro background: dai risultati si è potuto notare come sempre più frequentemente le donne vengono da un contesto familiare meno favorito rispetto alla controparte maschile. Infatti, si è riscontrato come solo il 21% delle donne provenga dalla classe elevata, a fronte del 24,5% degli uomini. Lo stesso trend si nota anche per le classi del lavoro esecutivo, dalle quali provengono il 23,4% delle laureate, rispetto al 19,8% degli uomini. Almalaurea ha quindi potuto considerare che il miglioramento del livello educativo all’interno delle famiglie possa essere attribuito soprattutto alle donne.
Un’ulteriore differenza tra donne e uomini si è potuta riscontrare a proposito del percorso pre-universitario: nell’80% dei casi, le laureate provenivano da un contesto liceale, rispetto al 68% degli uomini. Inoltre, si è riscontrato che le laureate avevano dimostrato delle migliori performance pre-universitarie con un voto medio di diploma più alto rispetto a quello della controparte maschile, il tutto a prescindere dalla famiglia di origine.
Per quanto riguarda la scelta del corso di laurea, si percepisce ancora una frequenza minore di donne nell’area STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics): solo il 18,9% delle donne hanno conseguito il titolo in area scientifica, rispetto al 39,2% degli uomini. Tuttavia, anche nel caso delle performance universitarie, sia riguardo il voto di laurea che per la regolarità degli studi, le donne superano la controparte maschile: il 60,2% delle laureate è in corso, rispetto al 55,7% dei laureati, e il voto medio di laurea è pari a 103,9/110 per le donne a fronte di 102,1/110 per gli uomini.
Infine, si registra una maggiore propensione delle donne ad intraprendere esperienze nel corso degli studi: dall’11,6% che ha deciso di intraprendere lo studio all’estero rispetto al 10,9% degli uomini, passando per la scelta di svolgere un tirocinio curriculare (donne 61,4% vs. uomini 52,1%) o di lavorare durante il percorso universitario, decisione presa dal 66% delle laureate, rispetto al 64% degli uomini.
Per quanto riguarda il mondo lavorativo, permangono le differenze ma il trend si inverte: infatti, se precedentemente la condizione vantaggiosa era dalla parte delle donne, nel mondo del lavoro quest’ultime sono più svantaggiate. I risultati ottenuti si dimostrano in piena linea con la questione del “gender gap” e, più specificamente in termini di retribuzione, del “gender pay gap”.
Secondo i dati analizzati, è possibile notare da subito la differenza tra il tasso di occupazione maschile e femminile a 5 anni dalla laurea. Infatti, sia nel caso di laureati di primo livello che per il secondo livello, le donne risultano impiegate in misura minore rispetto agli uomini. Come riportato nei grafici, solo l’86% delle laureate di primo livello risulta occupato, rispetto al 92,4% degli uomini.
Tuttavia, è importante sottolineare come le differenze non si manifestino solo riguardo il tasso di occupazione ma anche a proposito della tipologia di lavoro svolto e di retribuzione. Infatti, risulta che le donne svolgono per lo più un lavoro autonomo, mentre gli uomini ottengono più facilmente dei contratti a tempo indeterminato, sia per i laureati di primo livello che per il secondo livello.
Infine, come anticipato, è importante sottolineare la persistenza del fenomeno del “gender pay gap”, dato che le differenze di retribuzione tra uomini e donne sono davvero evidenti. Infatti, dai dati analizzati nel report, risulta che gli uomini sono pagati il 20% in più rispetto alle donne: le laureate di primo livello percepiscono 1.374 euro e gli uomini 1.651 euro ; tra quelli di secondo livello, rispettivamente, 1.438 euro e 1.713 euro.
Infine, l’ultimo dato analizzato da Almalaurea riguarda la realizzazione lavorativa e si è riscontrato come nel 2020, le laureate abbiano dichiarato un maggiore interesse per quasi tutti gli aspetti del lavoro ideale, vale a dire: l’acquisizione di professionalità, la stabilità del posto di lavoro, le possibilità di carriera e di guadagno. Inoltre, le donne ricercano più frequentemente degli uomini la stabilità del posto di lavoro, l’utilità sociale, la coerenza con gli studi e l’indipendenza o autonomia, mentre gli uomini sono più focalizzati su possibilità di guadagno e prestigio ricevuto dal lavoro.
Per concludere si registra un fattore dal quale gli uomini sono interessati in maniera maggiore: la mobilità, per motivi di studio o lavoro. Infatti, in entrambi i casi, sono più gli uomini a spostarsi per studiare o lavorare lontano da casa.
Tuttavia, in questo contesto e a fronte delle cartine fornite dalle grafiche Almalaurea, è interessante affrontare un tema che si discosta dalle differenze di genere. Infatti, dalle grafiche è possibile riscontrare una netta maggioranza di laureate e laureati del Meridione che migrano per studio o lavoro, rispetto alla controparte dell’Italia centrale o settentrionale. Questo risultato apre spazio per nuove riflessioni e di certo rappresenta un allarme di una differenza di distribuzione del fenomeno altrettanto urgente quanto quella di genere.
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