Una porta fantasma nascosta nel cuore di Catania, i resti di una sinagoga. La città etnea nella sua storia ha sempre accolto tutti, ma la convivenza con la comunità ebraica non è ben nota. Ne ripercorriamo la storia in occasione del Giorno della Memoria.
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Da sempre la Sicilia, e in particolar modo la città di Catania, hanno accolto tutti. La città dell’elefante nell’arco della sua storia ha ospitato tantissimi popoli, e ognuno di essi ha arricchito in qualche modo Catania. Tra questi, come molte città del Sud Italia anche Catania ha avuto una folta comunità ebraica, di cui oggi però sono rimaste pochissime tracce.
La presenza della popolazione ebraica a Catania risale al IV secolo d.C., ma è solo ai tempi del medioevo che la comunità ebraica etnea acquista consistenza. Infatti, verso la fine del 1200 la comunità ebraica si espande verso il fiume Amenano e, col passare del tempo, nelle zone tra le attuali via Vittorio Emanuele, San Cristoforo e piazza Duomo nasce una grande comunità ebraica.
Tutt’ora, nei pressi di via Plebiscito, precisamente in via Bellia, si possono trovare tracce di una sinagoga, ormai abbandonata. I segni lasciati dalla comunità ebraica, tuttavia, non finiscono qua. In piazza Federico di Svevia, zona Castello Ursino, è possibile ammirare una stella ebraica su una delle torri che circondano il castello di epoca normanna. Proprio nel poligono delimitato grosso modo dalle attuali vie San Giuliano, Plebiscito, Etnea, infatti, si trovano le più ampie testimonianze della comunità ebraica di Catania.
In quest’area ricadevano le due giudecche catanesi, la Judeca Suprana e la Judeca Suctana, tra piazza Nicolò Machiavelli e dalle vie Bellia, Teatro Greco, Garibaldi. Una presenza studiata da Carmine Fontana, studente dell’Università di Catania, nella sua tesi di laurea, pubblicata nel 1900 e di recente riscoperta.
La convivenza pacifica con gli ebrei, tuttavia, finisce nel 1492, quando la Spagna annette la Sicilia al suo regno. Da qui partiranno varie espulsioni da parte degli spagnoli verso gli ebrei. Molti di questi provano a convertirsi, ma col passare del tempo la comunità si disperde in tutta Europa.
La comunità ebraica torna a Catania verso l’Ottocento. Si narra che una famiglia di commercianti abbia costruito il Castello di Leucatia, nei pressi di Canalicchio, che è stato decorato con alcune stelle di David. La struttura doveva ospitare le nozze di una donna di nome Angelina, che però, contraria al matrimonio, decise di buttarsi dal castello. Si racconta che il suo spirito sia ancora intrappolato in quella struttura.
Ma cosa faceva la comunità ebraica a Catania? Sul sito della Fondazione per I Beni Culturali Ebraici in Italia si possono avere diverse informazioni su come vivevano le comunità in tutta Italia. A Catania la comunità si è evolute in particolare nel XV secolo, prima dell’espulsione imposta dagli spagnoli.
Gli ebrei lavoravano molto bene la seta e tingevano i tessuti. Vivevano nella zona nord-occidentale della città, in due zone molto diverse, la prima era chiamata Judeca Suprana che racchiude il Bastione degli Infetti, del Tindaro, e quelli di San Giovanni e San Euplio. L’altra area era chiamata Judeca Suctana che racchiude la zona del fiume Amenano, quindi nei pressi della pescheria. Inoltre si trovano due sinagoghe la “Meskita di Suso” che era frequentata dalla gente più umile, e la “Meskita Picciula che si trovava nella zona centrale di Catania, questa sinagoga era più grande proprio perchè al centro della città si sviluppavano i commerci.
Queste zone furono distrutte dalla lava in occasione dell’eruzione del 1669, e poi fu nuovamente distrutte durante il terremoto del 1693.
Ma la storia degli ebrei Catania è legata anche a momenti bui. In pieno centro, a Catania, si trovava infatti una porta fantasma, utilizzata per salvare i cittadini di origine ebrea durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, finché un cittadino non ne indicò la posizione. Ne ha parlato ai microfoni di LiveUnict Gianni Sineri, grande esperto e conoscitore delle storie e delle tradizioni siciliane.
“Durante gli orrori del fascismo, a Catania c’erano diverse comunità ebraiche, il partito fascista voleva cacciarli. Nel 1938 fu fatto un censimento – racconta Sineri – per capire quanti ebrei fossero realmente presenti a Catania. Molti di questi furono catturati e uccisi – continua -, ma all’appello mancavano circa 75 ebrei che erano protetti dalla Chiesa. Quest’ultima, nei pressi della Cattedrale, fece costruire una porta fantasma – continua Sineri -. La porta fu costruita in Viale Vittorio Emanuele al civico 175, attraversandola si arriva a Via Garibaldi – conclude Sineri – dove gli ebrei potevano nascondersi”.
Il Partito Fascista non riusciva a trovare gli ebrei mancanti. Si diffuse la voce che i membri del partito avrebbero consegnato una grossa somma di denaro a chi avesse detto dove si trovavano. Poco dopo, racconta ancora Sileri, una spia disse dove si trovavano gli ebrei, quest’ultimi furono catturati, la spia ricevette una lettera di encomio ma non ricevette la somma di denaro promessa.
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