Tra il 1880 e il 1915, quattro milioni di italiani, di cui più di un quarto siciliani, lasciarono la loro patria per cercare fortuna negli Stati Uniti: ecco come hanno influenzato l’America.
Nel 1880, gli Stati Uniti aprirono le porte all’immigrazione: i costi delle navi per l’America erano inferiori a quelli dei treni per il nord Europa, così, le navi americane partivano per portare merci in Europa e ritornavano cariche di migranti. Moltissimi sono stati i siciliani a cogliere l’occasione e partire, nella speranza di trovare un mondo migliore nel nuovo continente: ecco la storia dei siciliani in America.
I motivi che spinsero i siciliani ad emigrare furono molti, tra cui le devastanti guerre e i cataclismi naturali, come il terremoto del 1908 con l’onda che nello Stretto di Messina uccise moltissime persone.
Il sistema feudale ancora efficiente, inoltre, si basava sulla proprietà terriera ereditaria, causando quindi disagi alle classi più povere che non avevano nessuna possibilità di migliorare la propria condizione se non quella di partire.
Il pregiudizio contro i siciliani in America era diffuso, così, essi, emarginati dalla società, rimasero uniti, creando piccole comunità in tutta l’America, come per esempio Little Palermo a New Orleans.
All’inizio, la maggior parte dei siciliani era impiegata nelle miniere e nell’industria tessile, ma col tempo, alcuni aprirono negozi di alimentari, osterie e ristoranti, tutt’ora molto apprezzati dagli americani che si sono “appropriati” di alcuni piatti tipici.
Dato che lavoravano molto, i migranti italiani in America non avevano il tempo di sedersi e mangiare lunghi pasti, quindi, tra i piatti più popolari c’erano e ci sono tutt’ora (anche in “Lilli e il Vagabondo”) gli spaghetti con le polpette al sugo: un piatto che integra il primo ed il secondo.
Un altro pranzo tipico di chi lavorava e non aveva il tempo di fermarsi è il cosiddetto “Italian submarine sandwich”: un grosso panino ripieno di verdura, salumi (come per esempio il capocollo, storpiato “gabagool”) e formaggio.
Inoltre, piatto di ispirazione del sud Italia è anche la “Sicilian pizza” (pizza siciliana), che però di siciliano ha solo il nome: al contrario di quanto si potrebbe pensare, non è la pizza fritta tipica, ma è una semplice pizza al taglio. Ma i siciliani hanno importato negli Stati Uniti anche i dolci: sono molto popolari, infatti, i cosiddetti “Italian ices” (letteralmente “ghiacci italiani”). Di cosa si tratta? Altro non sono che dessert congelati o semicongelati alla frutta o con altri aromi, simili al sorbetto e alla granita.
Seppur inizialmente di umili origini, i siciliani, pian piano, si sono fatti strada. Quando si parla di celebri siculo-americani, si pensa subito ad Al Pacino e al suo ruolo nella trilogia de “Il Padrino”; ma l’attore, realmente originario di Corleone da parte di sua madre, non è l’unico vip americano con origini siciliane.
Anche il nonno di John Travolta, protagonista del musical “Grease”, era siciliano, più precisamente di Godrano, in provincia di Palermo.
Ha avi siciliani anche la cantante Ariana Grande: i suoi bisnonni, Antonio Grande e Filomena Venditti, infatti, emigrarono negli Stati Uniti nel 1912.
Tra le molte star con parenti di origine siciliana, c’è anche Lady Gaga: come ha raccontato lei stessa nel 2018, durante un concerto al Forum di Assago di Milano, suo nonno Antonino Germanotto partì nel 1908 alla ricerca di fortuna verso gli Stati Uniti, nella speranza di una vita migliore.
“Ricordo sempre che la mia famiglia è emigrata dall’Italia– mia nonna vendeva vestiti per pochi spiccioli– ha raccontato la star durante quell’occasione- e mio nonno era un ciabattino. In fondo sono una ragazza italo-americana”.
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