“Non vali niente, sei una puttana, sembri una suora, ma come ti vesti?”. Sono tante e diverse le forme di violenza sulle donne, ma c'è sempre una via di uscita. In occasione delle Giornata contro la violenza sulle donne, LiveUnict ha intervistato la Presidente dell'Associazione Thamaia su questo fenomeno ancora troppo sottovalutato.
Alcune denunciano, altre tacciono per anni. Perché esiste ancora la violenza sulle donne? Sono molteplici le risposte a tale domanda. La violenza sulle donne esiste, è sempre esistita. Infatti, il 25 novembre si celebra la Giornata della violenza contro le donne. Per questa data molto importante, LiveUnict ha intervistato la Presidente dell’Associazione Thamaia di Catania per trattare l’argomento della violenza di genere e perché è importante rivolgersi a qualcuno per farsi aiutare quando è necessario.
Il 25 novembre si celebra la giornata mondiale per la violenza sulle donne. Ogni anno in migliaia di piazze vengono affisse scarpe rosse in ricordo delle donne, vengono installate panchine sempre in loro ricordo. Inoltre, sono molteplici gli eventi, congressi, seminari che vengono svolti per sensibilizzare su tale giornata, per ricordare le donne, per far in modo che arrivi il messaggio NO ALLA VIOLENZA!
“Il nostro cento si muove in diversi modi in occasione di tale giornata – esordisce la Dott.ssa Agosta, Presidente del Centro Antiviolenza Thamaia -, saremo all’Università di Catania, all’Ospedale Cannizzaro, alla CGIL, ma saremo anche in giro per le strade della città. Il nostro centro antiviolenza, è assolutamente gratuito, tutti i servizi offerti lo sono e per tale motivo abbiamo deciso di chiudere il nostro centro durante la giornata di oggi 25 novembre e spostarci in strada con dei sit-in per dare informazioni in merito al nostro centro e sensibilizzare su tale giornata”.
“La violenza maschile sulle donne – dice la Dott.ssa Agosta – la rintracciamo in tutti quei fenomeni in cui c’è una prevaricazione dell’uomo sulla donna. Si parla infatti di molteplici forme di violenza, di violenza fisica, verbale, economica, psicologica, sessuale… Si parla di violenza in escalation, che di solito parte da una gelosia iniziale, che poi diventa possesso e che poi si trasforma in isolamento dalla rete familiare e amicale. Questo isolamento, fa abbandonare alla donna il lavoro, lo studio, la famiglia. Successivamente iniziano le denigrazioni verso la donna stessa con appellativi come “non vali niente, sei una puttana, sembri una suora, ma come ti vesti?””.
“Tuttavia, queste violenze possono presentarsi costantemente in una relazione per poi trasformarsi, in alcuni casi, in violenza fisica con aggressioni fisiche – continua –. In alcuni casi, la violenza fisica degenera nei periodi di gravidanza quando l’uomo non ha più il controllo del corpo della donna”.
“Si parla anche di violenza sessuale in costanza di matrimonio. Infatti, la violenza sessuale non si verifica solamente per strada ma, nella maggior parte dei casi, proprio all’interno di un matrimonio – spiega la Presidente del centro -. Un’altra forma di violenza, è quella economica. Tale forma, si verifica nel momento in cui l’uomo vuole avere il possesso di tutto lasciando la donna ad occuparsi della casa. Questa forma di violenza è tra le più forti, poiché una donna senza dipendenza economica ha più difficoltà a lasciare l’uomo”.
Le donne vittime di violenza sono molteplici, non vi è un vero identikit. Infatti, a qualunque età e qualunque lavoro si svolga si può incorrere in violenza di genere.
“Le donne vittime di violenza appartengono a qualunque ceto sociale – spiega ai microfoni di LiveUnict la Dott.ssa Agosta – con molteplici differenze, dal grado di istruzione all’età. Subiscono violenza le donne diplomate, senza istruzione, le donne in carriera e che dunque lavorano e sono indipendenti. Non c’è un vero e proprio identikit della donna che subisce violenza.
Per quanto riguarda invece l’uomo maltrattante, bisogna abbattere lo stereotipo che si tratti solamente dell’uomo drogato, senza un lavoro, che vive per strada o con problemi psichici. L’uomo che causa violenza può anche essere un uomo comune, con un lavoro, una casa e una famiglia”.
Molte donne si domandano come comportarsi in caso di violenza, alcune hanno paura, alcune non hanno risorse o mezzi per rivolgersi a qualcuno. Questo argomento la redazione di LiveUnict lo ha approfondito con la Presidente del Centro Antiviolenza Thamaia che ha rassicurato le donne vittime di violenza che desiderano rivolgersi al centro di Catania.
“Se si è vittime di violenza in primo luogo bisogna subito chiedere aiuto al centro antiviolenza – esordisce – avendo la consapevolezza che il centro è un luogo in cui la donna è libera di rivolgersi in assoluto anonimato e riservatezza senza dover per forza denunciare. Nel nostro centro, le donne vengono creduto quando raccontano la propria storia e la donna viene coinvolta in ogni decisione che riguarda se stessa. Attraverso una telefonata può confrontarsi con un donna come lei, formata appunto, anche solo per conoscere che quella che subisce è una violenza. Infatti, a volte viene normalizzata e si tende a non riconoscere più che quella che si sta subendo è una vera e propria violenza”.
Ovviamente, in casi di estrema violenza ed emergenza, quando una donna si sente in pericolo si possono contattare le forze dell’ordine”.
La situazione a Catania non è delle migliori, e la Dott.ssa Agosta ha spiegato a LiveUnict come si batte il centro, come resiste grazie ai fondi regionali. Di recente hanno avuto anche delle rassicurazione da parte del Sindaco di Catania.
“La situazione nel nostro territorio non è delle migliori – dichiara la Dott.ssa Agosta, del centro antiviolenza Thamaia -. Infatti, se da un lato esistono realtà come la nostra, che da vent’anni ci battiamo per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne, dunque garantendo dei servizi alle donne stesse ma anche attivando azioni di prevenzione e formazione. Dall’altro lato, invece, queste associazioni sono assolutamente lasciate sole, non hanno sostegni strutturali da parte delle istituzioni regionali e comunali. Tuttavia, quest’anno non è ancora uscito il bando regionale, al quale ogni anno partecipano i centri antiviolenza iscritti all’albo regionale. Tuttavia, questi fondi sostengono i centri antiviolenza stessi”.
“Il Comune di Catania e città metropolitana di Catania – conclude -, non hanno mai investito nei centri antiviolenza ma hanno di recente garantito che si assumeranno la responsabilità attraverso un sostegno economico per i centri antiviolenza, dopo un incontro in persona con il Sindaco e una lettera aperta da noi inviata”.
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