Quest’anno si desidera a tutti i costi “salvare il Natale”, dunque fare in modo che questa venga festeggiato nel modo più “normale” possibile. Ma come? Le ipotesi in campo sarebbero tante: potenziare le terze dosi, applicare il sistema dei colori con zone rosse locali, un Green pass “a due velocità”.
Green pass: cosa potrebbe cambiare
Il consulente del Ministero della Salute, Walter Ricciardi, ha avanzato una proposta: ridurre la durata del Green pass da 12 a 9 mesi, o addirittura a 6 mesi, e escludere i tamponi dal certificato verde o, almeno, accorciarne la validità.
Le perplessità sull’affidabilità del test diagnostico, infatti, sono molte, ma considerato che sembra impossibile farne a meno, si sta pensando di agire almeno sul periodo di validità. Si vorrebbe passare, così, dalle 72 alle 48 ore per i molecolari e dalle 48 alle 24 ore per i rapidi. Questa decisione potrebbe fungere anche da mezzo per convincere i no-vax a cominciare il ciclo di immunizzazione, ma soprattutto per rendere i controlli più frequenti e precisi.
Questo provvedimento colpirebbe chiaramente i non vaccinati, ma nei posti di lavoro dovrebbe restare in ogni caso la formula attuale con l’opzione del tampone negativo.
Vaccini: dosi anche per i bambini?
Entro metà o fine dicembre, arriverà il parere dell’Ema sulle vaccinazioni ai bambini tra i 5 e gli 11 anni: se sarà positivo, si darà il via alle vaccinazioni anche per questa fascia di età.
Avanza inoltre anche l’ipotesi dell’estensione del green pass obbligatorio per l’accesso a buona parte delle attività per i bambini.
“Se vogliamo evitare nuove chiusure che i cittadini non accetterebbero più e l’economia non sopporterebbe– dice il professor Gianni Rezza, direttore Prevenzione del Ministero della Salute- dobbiamo rafforzare la campagna vaccinale, a partire dalle terze dosi“.
Per i vaccini si guarda al modello Israele: lì oggi la situazione sarebbe sotto controllo solo perché, quando la curva dei contagi e dei ricoveri si è rialzata drammaticamente, sono ricorsi alla terza dose.
Zone rosse: il ritorno alle decisioni locali
Nonostante l’emergenza sanitaria sia ancora in corso, la media nazionale resta sotto le soglie d’allerta, con le terapie intensive al 4,4 per cento e i reparti Covid al 6,1.
Questo scenario, però, rischia di cambiare rapidamente ed è per questo motivo che potrebbero tornare i poteri nelle mani di governatori e sindaci per imporre zone rosse locali, al fine di evitare che i viaggi e le cene in famiglia aumentino i rischi di diffusione anche fuori la propria regione.
Le decisioni locali, però, potrebbero essere accompagnate da indicazioni da Roma, con esperti del Cts.
Il passaggio in zona gialla, arancione o rossa avverrebbe con un’incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti in una settimana, con lo sforamento del tetto dell’occupazione dei posti letto o in area medica, oggi fissato al 15 per cento, o in terapia intensiva, per ora al 10 per cento.
Centri storici e mercatini di Natale
Non si escludono, infine, nuove restrizioni per centri storici delle città e per le strade più trafficate per via del consueto shopping natalizio. S’ipotizza un accesso a numero chiuso, con transenne per regolare i flussi di persone.
Gli ingressi ai mercatini di Natale, inoltre, potrebbero essere contingentati.