Uno studio UNICT condotto da docenti e medici ha dimostrato che il vaccino Covid-19 è consigliato per donne in stato di gravidanza o in allattamento.
Secondo un team dell’Università di Catania, il vaccino contro il Covid-19 nelle donne in gravidanza e che allattano è consigliato, soprattutto per coloro, tra di esse, che lavorano in prima linea nell’assistenza sanitaria o che presentano malattie.
Questo è quanto emerge dallo studio dal titolo “COVID-19 vaccination in pregnant and lactating women: a systematic review” pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista medica internazionale “Expert Review of Vaccines” e frutto della collaborazione di una squadra composta dal dott. Raffaele Falsaperla, direttore dell’Unità operativa complessa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Policlinico” – presidio ospedaliero “San Marco” di Catania, dai medici specialisti in formazione della Scuola di Specializzazione in Pediatria dott. Guido Leone e Maria Familiari e dal direttore della stessa Scuola, prof. Martino Ruggieri, ordinario di Pediatria afferente al Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania.
Lo studio è stato condotto all’interno della rete formativa universitaria di pediatria dell’Ateneo di Catania e permette di chiarire una situazione che è stata oggetto di un acceso dibattitto scientifico a livello nazionale e internazionale, riguardo la vaccinazione delle donne in gravidanza e/o che allattano.
“L’unica vera strategia profilattica contro il Covid-19 è ancora la vaccinazione di massa che significa vaccinare le donne in gravidanza e in allattamento soprattutto quelle a elevato rischio di contagio”, spiegano gli autori della ricerca, i quali precisano come lo studio rappresenti “la prima revisione sistematica e di meta-analisi (secondo le linee guida PRISMA) che mira a valutare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini Covid-19 nelle donne in gravidanza e in allattamento e nei loro neonati, sulla base dei dati aggiornati a metà giugno 2021 tratti dalle maggiori banche dati della letteratura scientifica medica internazionale, quali PubMed e Google Scholar (per un totale di 1.718 articoli scientifici valutati) e anche sulla banca dati curata dal National Institute of Health (NIH) statunitense che contiene le circa 400mila sperimentazioni cliniche private e pubbliche già concluse, ancora aperte e/o in fase di reclutamento in 220 paesi del mondo”.
“Gli studi non hanno finora evidenziato effetti avversi riportati nella letteratura mondiale in donne in gravidanza vaccinate o nei loro neonati – hanno spiegato i ricercatori –. Le reazioni locali e sistemiche nelle donne in allattamento e in gravidanza non sembrano differire dalla popolazione generale così come il tasso di aborti non differisce dalle donne in gravidanza non vaccinate studiate prima della pandemia. Dagli studi emerge che una grande quantità di immunoglobuline protettive anti-SARS-CoV-2 venga trasferita attraverso la placenta e il latte materno al neonato, fornendo immunità umorale al feto e/o neonato”.
“Tutte le donne in gravidanza testate negli studi selezionati hanno ricevuto un vaccino a base di RNA messaggero (mRNA) – si legge nello studio –. Il 95.2% dei campioni di sangue materno e l’85% dei campioni di sangue ottenuti dal cordone ombelicale sono risultati positivi al dosaggio delle immunoglobuline protettive anti-SARS-CoV-2. Sono stati analizzati anche campioni di latte materno da donne sottoposte a vaccinazione anti-Covid-19 che allattano ed è emerso che, tali campioni, erano tutti positivi per gli anticorpi protettivi anti-SARS-CoV-2 così come lo erano i campioni di sangue delle madri testate”.
“In attesa di nuovi dati appare chiaro che la reattogenicità nelle donne in gravidanza e in allattamento non sembra differire dalla popolazione generale – aggiungono gli studiosi –. Anche se la letteratura riporta nelle donne in gravidanza vaccinate 104 aborti spontanei e 65 parti pretermine, purtuttavia il tasso di aborto non differisce statisticamente da quello rilevato nelle donne in gravidanza non vaccinate studiate prima della pandemia”.
“Dati similari erano già emersi, in gravidanze inattese, durante le fasi di studio preliminari dei tre principali vaccini che poi sono stati resi commerciabili – continuano i ricercatori –. Un ultimo dato importante, che fa parte delle raccomandazioni delle Società Scientifiche per l’allattamento materno, consiste nella bassa probabilità che le nanoparticelle di mRNA dei vaccini somministrati alle madri passino nel latte materno, e che se tale evento si verifica, queste stesse particelle vengono abitualmente digerite dal bambino senza provocare effetti dannosi sull’organismo”.
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