Quest'anno il decreto per il voto studentesco di un'università siciliana è stato redatto tutto al femminile, per spingere gli studenti a riflettere sulla parità di genere.

Quest’anno il decreto di indizione delle votazioni per l’elezione delle rappresentanze studentesche in tutti gli organi dell’università Kore di Enna è stato volutamente redatto al femminile. Sono stati mantenuti al maschile soltanto i termini tratti da altri testi ufficiali.
“Sappiamo benissimo che in Italiano vige la regola stilistica secondo la quale, in presenza del contestuale riferimento a persone di genere diverso, si usa il maschile – sottolineano dall’Ateneo – . È un modo per mettere gli studenti nei panni delle studentesse che sono costrette sempre a leggere i testi tutti al maschile e per indurli a riflettere sulla parità di genere anche quando questa parità è, come nel nostro Ateneo, una cosa scontata e mai messa in discussione“.
“Abbiamo voluto introdurre questa variante stilistica – spiegano dalla Kore di Enna – certamente provocatoria ma statisticamente corretta (nella nostra università le studentesse sono esattamente il doppio degli studenti) nel decreto che riguarda le elezioni studentesche perché è un testo molto letto e riletto, in quanto necessariamente fornisce le regole per lo svolgimento di questo importante momento della vita partecipativa nel nostro campus. Siamo certi che tutti gli studenti proveranno qualcosa di strano nel leggersi sempre al femminile: sappiano essi che è esattamente quello che provano tutte le studentesse nel leggersi sempre al maschile tutti i giorni“.
Per l’ateneo “provare è importante per capire meglio, per tornare a riflettere anche quando si è convinti di avere capito e di avere riflettuto abbastanza“, perché “capire meglio la parità di genere non è mai abbastanza se ancora esiste un’incredibile ed intollerabile violenza sulle donne, nel mondo e nel nostro Paese“.
“Questo testo al femminile – conclude l’università Kore di Enna – vuole essere un contributo ad una sensibilizzazione che è sempre troppo poca e forse anche ancora troppo superficiale“.
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