Scatta l'obbligo della certificazione verde anche per professori e studenti universitari, ma nasce la protesta che si dirama attraverso i canali Telegram dedicati. Uno di questi vanta un pubblico di più di 11.000 iscritti e una rete di coordinamento nazionale.
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La certificazione verde è ormai obbligatoria per accedere ai luoghi a potenziale rischio di assembramento, come bar e ristoranti, palestre, piscine, stadi, cinema e teatri. Anche la scuola, che stando alle ultime notizie diramate dal Governo dovrebbe ripartire subito in presenza a settembre, dovrà adeguarsi ai nuovi parametri, e non dovrà essere da meno l’università. La decisione, però, non è stata accettata da tutti e in queste ore la protesta monta proprio a partire dagli atenei.
Data la legge arrivano subito i primi malumori. Gli studenti universitari in particolare si sono organizzati in alcuni gruppi Telegram specificamente schierati contro l’obbligo del green pass, a loro dire lesivo delle libertà individuali garantite dalla Costituzione ed esplicita “misura di controllo sociale”.
Uno di questi gruppi ha superato gli 11.000 iscritti, e conta tutta una serie di sottogruppi riguardanti i singoli atenei d’Italia, tra cui alcuni dedicati alle università di Catania, Messina e Palermo. Lo scopo del gruppo madre e dei singoli sottogruppi è quello di “organizzarsi dentro alle scuole e nelle università per non far passare questa misura e nel caso venga introdotta organizzarsi per resistere adeguatamente e non rimanere isolati”.
Se nel canale principale tutto tace e gli oltre 11mila iscritti possono solo leggere e condividere gli articoli degli amministratori, nelle singole chat d’Ateneo il discorso è diverso. A Catania gli iscritti sono circa 150, in aumento nelle ultime ore. È qui che il dibattito contro il green pass prende corpo.
“Non quando sarà evidente la truffa del Green Pass – scrive uno dei membri del gruppo catanese -. Noi dobbiamo aiutare ad accelerarne la comprensione. Con un principio di progressività identico a quello usato dal governo per farci accettare ad esempio che è normale assumere dei rischi. […]. O la stessa accettazione del Green Pass. Come è iniziato tutto. Prima lo hanno inserito per visite nelle case di riposo e viaggi per ragioni di sicurezza. Una volta raggiunti un certo numero, è entrato nei costumi della gente. Per giungere alla consuetudine hanno adottato progressività.
Io propongo di lavorare in senso opposto usando esattamente le tecniche adottate dai governi – conclude -. Sono palesi tecniche di ingegneria sociale. Se necessario, andrò a studiare qualcosa di specifico. Quando dico che voglio combattere con armi affilate, non scherzo“.
E nel frattempo, mentre la discussione prosegue, a Catania si parla già di organizzare le prime riunioni. In presenza, ovviamente. Il gruppo principale si ricollega anche ad altri canali Telegram affini, come un’associazione di studenti del comparto sanità (Medicina e Chirurgia, Veterinaria, Odontoiatria, Professioni sanitarie, Farmacia, Biotecnologie e Psicologia clinica), schierata contro la vaccinazione obbligatoria e la certificazione verde.
La protesta però non si è limitata alle sole chat. Nei giorni scorsi, a Roma si è tenuta la prima assemblea pubblica, di carattere nazionale, a cui hanno partecipato circa una ventina di studenti, per lo più appartenenti all’Università Sapienza di Roma e iscritti alle facoltà di Farmacia, Chimica, Ingegneria, Lettere, Economia e Scienze politiche, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera.
A riguardo, negli scorsi giorni si era espressa la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa: “Gli universitari devono vaccinarsi e dare l’esempio a tutta la società. Il prossimo anno gli esami saranno in presenza, ancora una volta gli atenei faranno da apripista: vedremo se obbligare gli under 18“.
Secondo quanto previsto dal nuovo decreto, tutti i docenti e gli studenti universitari dovranno essere obbligatoriamente in possesso del green pass. In caso di mancato possesso saranno previste sanzioni. Soprattutto i docenti sono chiamati a dare il buon esempio, e lì dove ci sia un’assenza ingiustificata dal lavoro per cinque giorni, il rapporto lavorativo verrà sospeso senza retribuzione.
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