Si è conclusa ieri la prima giornata del G20, che ha visto riuniti a Catania i ministri dell’Istruzione e del Lavoro da ogni parte del mondo mettere in discussione temi fondamentali e particolarmente toccati dalla pandemia come la didattica, tanto a distanza quanto in presenza, e il lavoro. A conclusione della prima giornata di riunioni, si è tenuta una conferenza stampa riassuntiva, nel corso della quale è intervenuto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Bianchi ha spiegato come si stia lavorando già da lungo tempo sul ritorno alla didattica in presenza da settembre. Come riportato da Fanpage.it, il ministro ha spiegato che “sono decine di migliaia le persone che stanno lavorando per riportare i ragazzi in presenza, ma serve grande attenzione, la pandemia non è finita”. Ha sottolineato, infatti, come “vi è un problema di sicurezza non solo dentro le scuole, ma anche fuori, c’è il tema dei trasporti e il problema mobilità”.
Per riportare gli allievi di ogni ordine e grado tra i banchi serve dunque un piano che agisca “ampliando gli spazi e articolando le attività didattiche in modo più preciso”. L’obiettivo è ottenere “gli stessi livelli di sicurezza dentro la scuola anche intorno alla scuola” ma“senza trascurare il tema di un’organizzazione della scuola sul territorio, che può essere molto più articolata”, concludendo però sottolineando che “insisto sempre sull’avere molta cautela, le cose sono finite quando sono finite”.
L’istruzione, ha proseguito Bianchi, “è lo strumento principale per uscire dalla crisi, una crisi che era già latente da molto tempo prima, dopo la crisi finanziaria del 2008/2009 sono cresciute molte disuguaglianze sociali e di genere”. A questo proposito, il ministro ha sottolineato l’importanza del tenere il G20 a Catania e non altrove: “l’abbandono scolastico in molte zone del Sud arriva al 30%”.
Il Governo, dunque, sta lavorando senza sosta per permettere agli studenti di tornare a scuola in presenza; il ministro Bianchi, tuttavia, ha voluto ricordare, a proposito della didattica a distanza, che “non sostituisce l’insegnante o la scuola in presenza, ma serve ad allargare i rapporti“, mettendo in contatto studenti da ogni parte del mondo.
Bianchi ha sottolineato dunque come sia ormai necessario “formare di più gli insegnanti e andare verso il superamento modelli didattica formale del secolo scorso, riflettere anche sulla transizione scuola lavoro”, ribadendo infine, ancora una volta, che “non bisogna avere paura degli strumenti”.