Vaccino Johnson & Johnson: a che età si può fare? Ecco le raccomandazioni del Comitato tecnico scientifico, che si è espresso sul vaccino.
Il Comitato Tecnico Scientifico si è espresso sulla somministrazione dei vaccini AstraZeneca e Johnson& Johnson, sul loro utilizzo e per quali fasce d’età vengono consigliati. La decisione presa ha portato a somministrare AstraZeneca solo agli over 60, a causa di trombosi insorse, e così è stato consigliato anche per Johnson: il vaccino monodose mantiene le indicazioni invariate, di riservarlo in via preferenziale, come raccomandazione, ai maggiori di 60 anni.
Nella circolare si legge: “Pur tenendo conto delle analogie esistenti tra il vaccino Vaxzevria (AstraZeneca) e il vaccino Janssen (Johnson & Johnson), per quanto riguarda sia le piattaforme che la tipologia di eventi tromboembolici riportati nella letteratura, lo stato attuale delle conoscenze, il numero di poco superiore al milione di dosi a oggi somministrate nel Paese e la rarità, anche in ambito Europeo, delle segnalazioni di VITT a oggi disponibili, non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio relativo al vaccino Janssen, connotato dal vantaggio della singola somministrazione, peculiarità che può risultare di particolare beneficio in determinate categorie di popolazione“.
La circolare ricorre a casi di trombosi associata a trombocitopenia (VITT o “vaccine-induced immune thrombotic thrombocytopenia”) anche per il vaccino Johnson & Johnson, per un rischio associato all’adenovirus, virus reso innocuo utilizzato dai due vaccini per portare all’interno delle cellule umane il Dna che contiene le istruzioni necessarie a produrre la proteina Spike, che stimola la risposta del nostro sistema immunitario, creando versioni mutanti.
La maggior parte delle persone su cui è stata riscontrata una trombosi a seguito della vaccinazione sono donne entro i 60 anni d’età. Non ci sono certezze scientifiche sulla motivazione esatta di tale correlazione, ma la comunità scientifica propende per un’anomalia nella risposta immunitaria che abbasserebbe il numero di piastrine nel sangue. Sul perché vengano colpite principalmente le giovani donne si sa poco, ma non è un fenomeno del tutto nuovo: è ampiamente noto che le malattie autoimmuni siano maggiormente riscontrabili nelle giovani donne in età fertile.
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