Il Coronavirus ha colpito duramente il sistema scolastico italiano: come conseguenza, il divario formativo tra Nord e Sud non ha fatto che aumentare.
L’anno scolastico 2020/21 volge ormai al termine: un altro mese ancora e gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado potranno chiudere i libri e prendersi una pausa dalla scuola. Ma, scolasticamente parlando, nonostante lo si vedesse come l’anno del ritorno alla didattica in presenza, la ripresa è stata complessa; a subirne maggiormente i colpi, per via di DPCM o ordinanze ad hoc, sono state le regioni del Sud, andando a creare un grosso divario formativo con quelle del Nord.
Lo dimostrano i dati rielaborati da Save the Children sulla base di quelli raccolti dal MIUR. Basti solamente pensare ai giorni in presenza alle superiori, ordine scolastico colpito duramente dalla pandemia: a Milano sono stati frequentati 71 giorni su 145, a Firenze 98 su 143. I dati si contrappongono certamente a Reggio Calabria, dove si sono fatti 45 giorni in presenza su 134, o a Napoli, dove si constatano solamente 31 giorni in presenza su 134.
La situazione alle elementari non è da meno: basti pensare ancora una volta al divario tra Milano (124 giorni frequentati in presenza su 145) e Napoli (67 giorni sui 134 previsti). Divario enorme anche per le scuole dell’infanzia, tra Firenze (143 su 143 giorni in presenza) e Bari (66 su 134 giorni). Questo porta ad uno squilibrio formativo importante, poiché le lezioni tenute tramite didattica a distanza non vengono equiparate a quelle in presenza.
Un ultimo, allarmante dato lo fornisce Svimez (Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno): ad aggravare il divario formativo al Sud interviene il poco approvvigionamento di strumenti elettronici. Circa il 34% degli studenti, infatti, si trova sprovvisto di tablet o pc. Questo comporta un rischio, secondo l’associazione, “che un terzo dei ragazzi italiani venga escluso dal percorso formativo a distanza, con conseguenze rilevanti nei prossimi anni sui tassi di dispersione scolastica”.
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