Passeggiare lungo le arterie principali di Catania significa imbattersi in palazzi di epoche diverse e stili lontani. Come si chiamano e qual è la loro storia? Di seguito, informazioni e curiosità a riguardo.
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Catania è contraddistinta da mille animi ed altrettanti volti: questi ultimi sono gli edifici che occupano le vie principali, in grado di incantare quotidianamente cittadini e visitatori. Vale la pena ripercorrere i secoli di vita del capoluogo etneo raccontando di alcuni tra i suoi più importanti palazzi.
Il “viaggio” tra i palazzi più belli della città andrà condotto partendo da tempi a noi più lontani. Non può, dunque, che iniziare con la menzione di uno tra gli edifici “catanesi” più antichi: Palazzo Manganelli. Narrare di questo, significa ripercorrere una storia di sventure e rinascite. Di fatto, la sopravvivenza del palazzo, negli anni, è stata messa più volte a dura prova da molteplici fattori.
Palazzo Manganelli venne costruito nel 1400 ma la struttura originaria fu ridotta a detriti dal terremoto del 1693. Un anno dopo, per volere di Antonio Paternò VI Barone dei Manganelli e grazie agli architetti Alonzo Di Benedetto e Felice Palazzotto, presero il via i lavori che avrebbero condotto alla rinascita di uno dei luoghi topici della città.
Nel 1873 il terreno dell’attuale via di Sangiuliano venne portato al di sotto del livello del palazzo: ciò rese necessari lavori di ristrutturazione ed assestamento che si trasformarono ben presto in un pretesto utile ad arricchire l’impianto di un ulteriore piano.
Oggi il palazzo presenta una facciata in puro stile tardo Barocco/Rococò. Al proprio interno accoglie sale destinate ad incantare i visitatori con le proprie decorazioni, oltre che un giardino pensile, costruito su due livelli collegati da un grosso scalone.
Nell’ultimo Seicento, la nobile famiglia Paternò Castello dei Principi di Biscari volle fortemente la costruzione di quello che viene definito dai più il palazzo privato più celebre di Catania, oltre che una testimonianza preziosa del Barocco in Sicilia. Dopo il sisma del 1693, la struttura sorse sulle mura edificate per volontà di Carlo V ben due secoli prima. Quel che oggi turisti e cittadini ammirano è, in realtà, frutto di più uomini.
Se è vero che al terzo principe di Biscari, Ignazio, si deve la nascita della parte più antica, non si può non riconoscere al figlio Vincenzo il merito di aver commissionato la decorazione dei sette finestroni che sporgono sulla marina.
Vanno, inoltre, menzionate le modifiche volute da Ignazio Paternò Castello. Il Palazzo, ultimato nel 1763, conta numerose sale. Tra tutte, andranno citati il Salone centrale (in stile Rococò), gli appartamenti della principessa e la Sala dei Feudi.
Infine, risulta quasi impossibile resistere alla bellezza della scala interna che il principe Ignazio chiamò “a fiocco di nuvola”.
Bisognerà far seguire a quella di Palazzo Biscari, la descrizione di Palazzo San Demetrio: ciò perché questi edifici rappresentano ancora oggi gli esempi più illustri dell’architettura tardo-barocca catanese.
Anche in questo caso, il terremoto del 1693 non impedì la ricostruzione del palazzo, desiderata ardentemente soprattutto da Don Eusebio Massa (Barone di San Gregorio). Al primo Settecento vanno, poi, fatti risalire l’acquisto da parte di Salvatore Pellegrino e la costruzione di un teatro di cui oggi resta solo il ricordo. Nell’Ottocento un nuovo palazzo inglobò il precedente di cui, comunque, si mantenne la facciata su via Etnea (poi inevitabilmente modificata da alcuni lavori di livellamento stradale).
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, la stabilità di Palazzo San Demetrio venne nuovamente messa alla prova. In seguito ai bombardamenti a cui resistettero soltanto i tre balconi, l’edificio accanto al quale molti studenti passano prima di percorrere la Via Sangiuliano e raggiungere il Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena venne ricostruito sulla scorta dei progetti precedenti e fotografie.
Ogni catanese conosce il centro storico della città ma non sanno che quell’area è arricchita dalla presenza di Palazzo del Toscano. L’edificio in questione si trova in Piazza Stesicoro e, nello specifico, all’angolo con Via Etnea.
I primi lavori di costruzione presero avvio, grazie ad un progetto di Gian Battista Vaccarini, ai primi del Settecento. A quel tempo, tuttavia, ci si limitò ad edificare il primo piano.
Bisognò attendere Antonio Paternò del Toscano, proprietario del palazzo dal 1858, per ammirare una costruzione completa, più simile a quella che chiunque può osservare oggi.
Fu Errico Alvino a realizzare l’architettura neorinascimentale: l’urbanista ed architetto si ispirò per certo all’eccletismo artistico ottocentesco e, prima di ideare, ebbe sicuramente modo di conoscere e rifarsi agli ambienti. La realizzazione, inoltre, tiene sicuramente conto degli ambienti “a tema”, al tempo largamente diffusi all’interno dei palazzi napoletani.
L’itinerario tra alcuni luoghi topici della città continua, compiendo un salto temporale di circa un secolo, con Palazzo Pedagaggi: questo si trova in via Vittorio Emanuele, all’incrocio con Piazza Cutelli, e occupa l’intero isolato fra queste e le vie Sorrentino e Pedagaggi.
Gli studenti dell’Università di Catania attraversano e occupano le sue stanze quotidianamente ma quanti conoscono la sua storia? Venne edificato tra il 1803 e il 1809 per volontà del barone di Pedagaggi e grazie alle indicazioni dell’ingegnere. Fu, tuttavia, Mario Musumeci ad occuparsi della supervisione dei lavori fino al loro completamento, nel 1809.
Il palazzo venne acquisito dall’Ateneo soltanto nel 1989 e convertito in sede del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. Quel che oggi è nota come aula magna , al secondo piano o “piano nobile”, è in realtà il “Salone delle danze”: questo venne affrescato dal trapanese Giuseppe Errante.
Negli stessi anni prendeva forma, poco distante, anche Palazzo Scuderi Libertini. Il cavalier Giuseppe Paternò di Raddusa commissionò la costruzione a Carlo Sada nel 1875.
Fu acquistato prima dalla famiglia di Giuseppe Schininà (marchese di Sant’Elia), poi ottenuto dal senatore Pasquale Libertini e, infine, fatto proprio dall’armatore Matteo Scuderi.
Questo edificio, il cui severo prospetto principale di rappresentanza stupisce ancora i passanti di via Etnea, è l’unico in città che ricorda, per lo stile che lo contraddistingue, gli edifici tipici del Rinascimento fiorentino. Oltre ad affreschi ed arredi d’epoca, la struttura gode di una terrazza affacciata sul giardino.
Definire Catania una città barocca in maniera assoluta è, per certo, riduttivo. Ogni angolo può celare sorprendenti strutture architettoniche di un diverso stile. È il caso di Palazzo Pancari Ferreri che si trova in Via EtnEa (ad angolo con via Umberto I) e prende il nome del barone che lo utilizzò originariamente come propria residenza. Venne costruito (sotto progetto di Carlo Sada) poco dopo Palazzo Scuderi Liberini e tra un secolo e l’altro: nello specifico, tra il 1881 ed il 1900.
Basterà ammirare la facciata per comprendere che ci si tratta di un edificio di stile Liberty.
Con lo scorrere degli anni, il capoluogo etneo ha modificato il proprio aspetto esteriore. affidandosi a correnti, mode, ingegneri e architetti diversi.
Tra gli edifici più “giovani”, spicca il Palazzo Rosa. Costruito intorno tra il 1903 e il 1905 grazie ad un progetto dell’ingegnere Fabio Majorana, attira grazie al colore della sua facciata e gli elementi architettonici in stile Liberty chiunque attraversi via VI Aprile, nei pressi della Stazione Centrale di Catania.
Palazzo Mazzone si distingue per la sua incantevole facciata, caratterizzata da una sequenza di pieni e vuoti (dati da piccole logge, dalle paraste verticali inglobate nella parete e un sistema di trabeazioni orizzontali).
Nasce per volere dell’architetto Tommaso Malerba intorno al 1904. Il palazzo di via Umberto I, pur presentando elementi riconducibili a più tendenze artistiche, è etichettato come edificio dall’architettura neo-moresca. Con quest’ultimo termine, si indica uno stile ispirato al mondo islamico, in voga tra Ottocento e primo Novecento in Europa e negli Stati Uniti e caratterizzato da linee severe ed essenziali e archi intrecciati destinati a formare cupole di stucco e gesso modellato.
L’ultimo da presentare, e non per importanza, è Palazzo Marano Giuffrida che si può scorgere percorrendo la stessa via Umberto I. Anche in questo caso, fu Tommaso Malerba ad occuparsi del progetto. Grazie alla sua inventiva, nel 1907 venne innalzato l’ennesimo edificio residenziale in stile Liberty di Catania.
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