Le aziende, nonostante la crisi pandemica, non smettono di cercare nuovi profili sempre più specializzati nell'informatica e nella comunicazione. I 10 lavori che secondo Adecco sono destinati a crescere.
Il mondo del lavoro evolve e lo abbiamo visto ancor di più chiaramente durante la crisi pandemica. Le aziende ricercano profili sempre più specializzati, ma quali sono questi profili “introvabili” tanto desiderati? Adecco ha realizzato un’indagine sui lavori più richiesti nel 2021 e presenta una lista delle 10 professioni ad alta ricerca.
Letteralmente significa “architetto della televisione” o meglio, della web tv. Si occupa delle innovazioni interattive della rete e della cura dei contenuti. È capace, tenendosi informato sulle novità, di mixare i vari canali di comunicazione per un’informazione più allettante come quella della cara e vecchia televisione.
Architetto impegnato nella gestione dei sistemi informatici distributivi, che progetta e costruisce ambienti cloud scalabili e resilienti, capaci di adattarsi alle esigenze di business di un’impresa. Il Cloud Architect deve saper parlare di affari, identificare il ritorno d’investimento di una soluzione cloud e saper valutare le metriche e le abitudini degli utenti per quantificare il vantaggio business per l’azienda. È necessaria un’ottima conoscenza di Informatica Aziendale e delle diverse tecnologie d’informazione. Il suo guadagno annuo può arrivare a 150mila euro per aziende come Microsoft, Amazon o IBM. Per questo, oltre a essere uno dei lavori più richiesti, è anche una professione molto ambita.
Sostituisce la figura professionale del Buyer, attento a ottenere le migliori condizioni per l’acquisto del prodotto; e si occupa di massimizzare le vendite della categoria. È un esperto di marketing che studia scrupolosamente il consumatore e le sue abitudini. È fondamentalmente il responsabile dell’intero percorso che inizia con l’acquisto di una specifica categoria di prodotti e si conclude con la loro vendita.
Si predilige una laurea magistrale a indirizzo economico o statistico, con particolare approfondimento in Marketing e Comunicazione, una buona padronanza di una o più lingue straniere e la conoscenza di normative e legislazioni. Malgrado sia uno dei lavori più richiesti, dunque, arrivare a questa posizione non è facile. I guadagni, per una posizione junior possono iniziare con 22 mila euro all’anno, mentre chi matura può raggiungere, nel corso degli anni, fino a 53.750 euro all’anno.
I numeri sono sempre stati origine di grandi opportunità, che crescono se li si sa leggere e interpretare come fanno i Data scientist. A questi profili è richiesta capacità di programmazione, di analisi quantitativa, di comprensione del prodotto, di comunicazione e ovviamente deve saper fare lavoro di squadra. Lo stipendio medio di un data scientist, secondo dati della Technology and IT Salary Guide per il 2018, varia in base all’esperienza da 87 mila a 140 mila euro all’anno.
Tra gli altri lavori più richiesti, il growth hacker crea e sviluppa strategie di crescita sfruttando l’ingegneria informatica, il marketing e la comunicazione sui social network. Parliamo di una “figura trasversale all’interno dell’azienda che fa della multidisciplinarietà il suo punto di forza”. I growth hacker hanno competenze di coding, data analysis, finanza, networking, marketing e design. Lo stipendio varia in base alla seniority e oscilla da 60 mila a 170 mila euro all’anno.
Analizza e interpreta il comportamento dei clienti di un’azienda, indagando le dinamiche di consumo e raccogliendo dati utili a costruire un’esperienza positiva per l’utente finale. L’obiettivo è “migliorare la relazione tra consumatori e prodotti: in breve, è l’anello mancante tra i bisogni dell’azienda e quelli dell’utente”, scrive Adecco. Per questa figura si predilige un percorso di studi studi umanistici. Lo stipendio medio annuo di una figura junior si aggira attorno ai 23 mila euro lordi, mentre per una figura senior si possono raggiungere anche i 58 mila euro lordi all’anno.
È colui che prende decisioni riguardo il miglior utilizzo dell’energia nella struttura di sua competenza, e precisamente alla validità tecnica ed economica delle opportunità di intervento individuate. Individua le azioni, gli interventi, le procedure necessarie per promuovere l’uso razionale dell’energia e predispone i bilanci energetici in relazione ai parametri economici e agli usi energetici finali.
Per diventare un Energy Manager di successo bisogna aver ben presente i processi di produzione dei beni e dei servizi, e allo stesso tempo dimostrare di avere un’approfondita conoscenza delle tecnologie idonee a conseguire un uso razionale dell’energia. Secondo quanto riportato dal FIRE, in media l’Energy Manager guadagna annualmente dai 30.000 ai 60.000 euro, in base agli anni di esperienza. Nel campo dei green jobsi arriva a guadagnare anche 90.000 euro annui. Seppure in Italia questa figura professionale fatica a raggiungere il posto da dirigente, chi ce l’ha fatta oggi racimola nel proprio conto in banca dai 100.000 ai 150.000 euro.
Colui che presiede e organizza le operazioni quotidiane degli impianti di produzione aziendali, di cui deve assicurare il funzionamento ottimale ed efficiente. Si occupa dei lavoratori, raccoglie e analizza i dati di produzione, della sicurezza dei lavoratori e quella degli impianti; monitora le apparecchiature di produzione e, in caso di necessità, della loro riparazione o sostituzione. Chi vuole diventare un Plant Manager, deve avere nel cassetto almeno una Laurea triennale in Ingegneria Industriale, Gestione Aziendale et simili. Secondo gli esperti è tra le professioni del futuro più retribuite ad oggi, con una media che gira tra gli 80 mila e i 100 mila euro all’anno.
Offre consulenza ai committenti con l’obiettivo primo di difendere l’idea progettuale dei progettisti. Guida il team di progetto verso l’obiettivo che intende perseguire il cliente, intercettando l’interesse dell’investitore e parlando la stessa lingua dei professionisti. È colui che si interfaccia quotidianamente con le imprese di costruzione e le pubbliche amministrazioni ed è per questo che si trova tra i lavori più richiesti.
Dovendo supportare il cliente nel prendere decisioni consapevoli, deve necessariamente avere una formazione tecnica che riguardano gli impianti, e dunque avere delle basi di Architettura e Progettazione. Ma avendo sulle spalle anche la responsabilità della gestione economica del progetto – dalla valutazione dei rischi alla gestione di risorse materiali e immateriali -, si richiedono anche competenze sviluppate nel corso di studi di Economia, Marketing e Comunicazione. A ciò si aggiunge l’importanza delle capacità relazionali, della creatività e dell’inventiva, caratteristiche fatte proprie dai laureati in Studi Umanistici. Si tratta, quindi, di una professionalità a tuttotondo, per le quali si può raggiungere uno stipendio annuo di 50mila euro.
È il coordinatore per eccellenza. Organizza le riunioni, affianca chi ha bisogno di una mano o gli invia un supporto; gestisce i servizi di coordinamento delle persone; fissa gli orari e presiede alle cerimonie. Le figure più esperte del settore, raggiungono cifre attorno ai 70-80mila euro lordi all’anno di salario.
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