“Di fronte a un monumento, l’emozione entra dagli occhi e giunge fino al cuore, affiorando sulla pelle. Ma se un monumento è vivo e si muove al ritmo del vento, riflette la luce del sole e raccoglie e ripara dalla pioggia, l’emozione pervade tutti i sensi”. Con queste parole Alessandra Stefani, direttrice generale del Dipartimento Foreste del MIPAAF, descrive gli alberi monumentali.
Abituati a pensarci come il vertice della piramide evolutiva, dimentichiamo che alla base e tutt’intorno siamo circondati da specie vegetali, il punto di partenza della nostra esistenza senza le quali non sopravvivremmo. Ma di fronte a queste cattedrali della Natura siamo obbligati a rivedere le nostre categorie mentali, trasformando il triangolo in cui di cui ci crediamo i dominatori in un cerchio dove tutti gli esseri viventi si trovano, fatalmente, inscritti.
Il primo elenco completo degli alberi monumentali in Italia è relativamente recente. Risale al 2017 e contiene al suo interno 2407 esemplari, che si contraddistinguono per l’età, le dimensioni o la rarità botanica, ma anche per la loro importanza come testimoni di avvenimenti storici. Ci sono precise leggi che inquadrano la definizione di l’albero monumentale e, anche se tutti i cittadini possono segnalare la presenza sul territorio di uno di questi “Alberi Padri” (uno dei tanti nomi con cui sono noti), il percorso che ha portato al loro riconoscimento non è stato semplice.
Alberi monumentali: definizione e criteri di valutazione
Gli alberi con un particolare pregio storico o culturale sono stati riconosciuti per la prima volta tredici anni fa, con il D. Lgs. n. 63/2008. Un’integrazione all’articolo 136, infatti, inserisce gli alberi monumentali come bene paesaggistico a tutti gli effetti e li riconosce come parte del patrimonio culturale nazionale, al pari di centri archeologici, castelli e edifici di interesse storico. Cinque anni dopo, con la legge 14 gennaio 2013, n.10, viene data una definizione univoca di “albero monumentale” e vengono stabiliti i criteri per l’individuazione del carattere di monumentalità.
Possono entrare a far parte di questa categoria gli alberi ad alto fusto, isolati o all’interno di formazioni boschive naturali o artificiali, ma anche filari o alberate di particolare pregio, nonché gli alberi inseriti in complessi architettonici di importanza storica e culturale. Sono sette i criteri che permettono l’iscrizione all’interno dell’elenco. Non è necessario possederli tutti, ma basta che ne vengano riconosciuti alcuni:
- Pregio legato all’età o alle dimensioni: si tratta di un elemento “di filtro” rispetto agli altri, ma non imprescindibile nel caso ve ne siano di più significativi. In merito alle dimensioni, ci si riferisce soprattutto a circonferenza del tronco, altezza dendrometrica e ampiezza e proiezione della chioma, da considerarsi in base alla specie vegetale di riferimento. Idem per l’età, per la quale non c’è un “minimo di anni”, ma va considerata in base alle peculiarità botaniche della specie.
- Pregio legato a forma e portamento: elementi che garantiscono il successo biologico, ma anche l’importanza attribuita all’uomo nei confronti dell’albero.
- Valore ecologico: riferito alla possibilità che un albero ospiti al suo interno e nelle immediate vicinanze specie di fauna e flora a rischio.
- Pregio legato alla rarità botanica: ci si riferisce sia alla rarità botanica assoluta che a quella relativa, in termini sia di specie che di entità intraspecifiche.
- Pregio legato all’architettura vegetale: si lega soprattutto agli alberi inseriti all’interno di particolari contesti architettonici, con i quali viene costituito un rapporto complesso ma riconoscibile, facilmente riscontrabile nelle ville o nei parchi di interesse storico o architettonico.
- Pregio storico-culturale-religioso: un criterio di tipo antropologico-culturale. Forse il più interessante dei sette, perché testimonia come rami degli alberi e destini dell’uomo siano intrecciati.
- Pregio paesaggistico: criterio di sintesi dei precedenti, che si usa quando un determinato esemplare segna il paesaggio circostante, rendendolo riconoscibile con la sua sola presenza e creando un’identità con il luogo.
Di solito sono i Comuni a censire gli alberi con requisiti di monumentalità, ma la ricognizione e la schedatura può avvenire anche dopo la segnalazione di privati, istituti scolastici o associazioni, mentre il riconoscimento ufficiale passa dall’iscrizione in liste prima regionali e poi nazionali.
Gli alberi monumentali in Sicilia
L’elenco del MIPAAF riconosce in Sicilia 88 alberi monumentali, un numero leggermente più basso della media nazionale. La maggior parte degli alberi censiti rientra nel criterio naturalistico legato all’età o alle dimensioni, in una gara tra giganti millenari e secolari.
Alcuni degli alberi monumentali di Sicilia sono universalmente noti. È il caso del Castagno dei Cento Cavalli, nel territorio di Sant’Alfio (CT). L’albero millenario, con i suoi 22 metri di circonferenza, è al centro di numerosi studi di botanica ed è stato riconosciuto come “monumento messaggero di Pace” dall’UNESCO. Il suo tronco cavo, poi, ha dato origine a numerose leggende, a cui ne è legato il nome.
Il castagno dei cento cavalli: la leggenda dell’albero più grande del mondo
Giganteggia, per dimensioni di tronco, un altro albero monumentale siciliano, stavolta sponda palermitana. Si tratta del Fico magnolide di Villa Garibaldi a Palermo, che con i suoi 36 metri di circonferenza e le sue radici aeree che si ergono, come tante stampelle, a reggerne la poderosa chioma, è l’albero col tronco di maggiori dimensioni in Italia.
Altri alberi, ancora a Palermo, si notano più per i loro legami con la storia della Sicilia che per la grandezza. È il caso del fico di via Notarbartolo 23, a Palermo. Alle spalle del vegetale si trova la casa del giudice Giovanni Falcone, assassinato dalla mafia nel maggio del ’92. Da allora, l’albero si è arricchito di foto, bandiere e messaggi e ogni anno vi si celebrano iniziative in memoria del giudice.
Nel ragusano, per il valore ecologico e il pregio paesaggistico si segnalano i carrubi di Cammartini, la cui età si stima sui 600 anni, e di Favarottella, entrambi nel territorio di Modica. Del secondo si segnala l’impressionante forza delle radici, che facendosi strada tra la roccia della campagna ragusana hanno dato linfa e vigore a questo monumento della Natura. Chi va al Castello di Donnafugata in estate, invece, si sarà riposato almeno per qualche minuto all’ombra di uno dei fichi magnolide monumentali, che, come il maniero, resistono allo scorrere del tempo da quasi due secoli.
A Noto, infine, troneggia la tamerice di contrada San Nicola, un esemplare raro per dimensioni e la cui età si presume sia maggiore di 200 anni. Con la sua chioma ampia e ben strutturata e il fusto massiccio, spicca dal bordo della strada sulla vegetazione circostante.
Alberi monumentali a Catania e provincia
Anche Catania è ricca di alberi monumentali. Oltre ai numerosi esemplari del territorio etneo, come il già citato Castagno dei Cento Cavalli, si possono ricordare alcuni “giganti urbani“. Nella Villa Bellini, per esempio, se ne contano tre: due sono pini del Queensland e si trovano ai lati della scalinata che da via Etnea conduce alla fontana. Il terzo, invece, è un altro fico magnolide, stavolta dal lato di piazza Roma. Si segnala, poi, per la rarità dell’esemplare, l‘”albero del drago“, pianta di origine subtropicale ospitata all’interno dell’Orto Botanico etneo.
Fuori dai confini del capoluogo si ricorda la tipuana di Villa Moncada, a Paternò. Originaria del Sud America, è conosciuta come “Orgoglio di Bolivia” per la sua bellezza ornamentale. I fiori, color arancio, la ricoprono durante la stagione della fioritura e cadono al suolo a giugno, coprendola interamente. L’esemplare, alto circa 25 metri, è solo una delle tante piante esotiche del giardino paternese.
Infine, nel Calatino è da segnalare la sughera di Molara, a Caltagirone. L’esemplare si trova all’interno del borgo di Santo Pietro. L’area fa parte di un possedimento appartenente nell’XI secolo ai normanni di Altavilla ed è stata dichiarata Riserva Naturale Orientata nel 1999. La sughera in questione, con il suo tronco cavo e contorto e i suoi grandi rami, rende il luogo ancora più suggestivo.
Il modo migliore per avvicinarsi a questi monumenti viventi, però, non è guardarne le foto o leggerne la descrizione, ma osservarli di persona per provare, come si diceva all’inizio, un’emozione che pervade tutti i sensi. Per farlo, lo strumento migliore è la guida realizzata su Google Maps dall’AMI (Alberi Monumentali Italiani), con la localizzazione esatta di ogni esemplare e le indicazioni per rintracciarlo.