Nello Musumeci attacca il governo sullo stanziamento dei fondi per il Recovery Fund, che assegnerebbero solo un terzo dei fondi alla parte più povera del Paese.
Fa discutere soprattutto al Sud la ripartizione del Recovery Fund. Stando a quanto circolato nei giorni scorsi, il governo sarebbe orientato a distribuire i fondi sulla base della popolazione, stanziando così il 66% dei 209 miliardi previsti per l’Italia alle regioni del Centro-Nord e la restante quota, il 34% al Centro-Sud. Il principio che guida questa scelta sarebbe esclusivamente demografico, che penalizzerebbe di molto le Regioni meridionali, tanto da far parlare i governatori delle Regioni del Sud di “vero e proprio furto“, stimato in circa 40 miliardi di euro.
“Il governo non può pensare di spendere questi soldi senza consultarci”, sbotta il governatore Nello Musumeci al riguardo, intervistato da ilMattino. “Riteniamo fortemente penalizzante il criterio della popolazione del 34%, non si può non tenere conto della disarmante diseguaglianza sociale tra le diverse parti del Paese”, aggiunge.
La linea comune, che in questi giorni vede schierate le regioni del Sud al di là degli schieramenti politici, è di valorizzare le zone che si affacciano sul Mediterraneo e di rafforzarne il ruolo di perno nei rapporti commerciali con Asia e Africa. “La Sicilia è la regione con il più alto tasso di povertà in Italia – ha aggiunto il governatore -. C’è carenza di infrastrutture, il territorio non è competitivo ed è necessaria maggiore attenzione del governo sulle aree depresse”.
I governatori del Sud hanno già inviato al premier una lettera in cui domandano un incontro, ma il grande dubbio rimangono i progetti e le opere che il governo avrebbe in mente di approvare. “Si dice che il governo abbia già un elenco di opere strategiche da realizzare, se così fosse sarebbe gravissimo. Non siamo mai stati interpellati“, chiude il governatore della Regione Sicilia.
Chiaro l’accenno al Ponte sullo Stretto, per il quale da tempo Musumeci preme per l’approvazione ma che sarebbe stato escluso in linea di massima dalla lista delle priorità del governo.
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