Oggi nasceva Carmelina Naselli, docente Unict: a lei è dedicata una via

In occasione di quello che sarebbe stato il suo 126° compleanno, vi parliamo di Carmelina Naselli. Donna di straordinaria cultura, indissolubilmente legata alla storia dell'Università degli Studi di Catania, è tra le poche a cui è stato permesso di lasciare "una firma" in città.

Cittadini e turisti, bambini ed anziani attraversano quotidianamente, e con passo più o meno svelto, le vie e le piazze di ogni città. Aree, queste, in cui magari si nasce o si cresce, note da sempre o destinate solo più tardi a divenire punti fissi ma su cui, forse, non ci si interroga abbastanza. Quanto spesso capita di porre attenzione alla denominazione delle vie? Eppure i toponomi sono preziosi ed improbabili spunti di riflessione, oltre che elementi dietro ai quali non è raro scorgere storie incredibili come quella di Carmelina Naselli.

Vie di Catania intitolate a figure femminili

Sarebbe, per esempio, legittimo chiedersi quante vie della nostra città siano state dedicate a uomini illustri e quante altre, invece, riportino il nome di donne altrettanto degne di memoria. L’Associazione Toponomastica femminile, nata nel 2014, non denuncia soltanto un evidente gap di genere ma, attraverso il suo sito web, stila per ogni città elenchi contenenti le strade intitolate a figure femminili.

Si scopre così che la maggior parte delle strade presenti a Catania è dedicata a Madonne, sante, beate e martiri.  Al contrario, le vie e le piazze intitolate a donne dello spettacolo, della scienza e della letteratura sono davvero esigue.

Ad un’analisi più approfondita scopriamo, inoltre, che quasi nessuna di queste  figure femminili, vissute tra l’Otto e il Novecento, è originaria del capoluogo etneo. Grazia Deledda, Maria Montessori e Amalia Guglielminetti, di fatto,  donano il proprio nome ad alcune zone interne a una città in cui, tuttavia, nessuno di loro è nata.

Fa eccezione, oltre che l’attrice Rosina Anselmi, Carmelina Naselli: letterata, etnologa, bibliotecaria, accademica italiana e, soprattutto, docente dell’Università degli Studi di Catania il cui nome oggi campeggia insieme ai numeri civici accanto ai portoni di alcune residenze, nella zona di San Giovanni Galermo.

La vita di Carmelina Naselli

La storia di Carmelina prende avvio e si conclude a Catania. Qui nasce il 4 novembre 1894, secondogenita di Gaetano Naselli e di Giuseppina Milani.

Nel 1915 Carmelina Naselli si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Catania, la stessa da cui si sarebbe allontana di lì a poco ma in cui sarebbe tornata, anni dopo, in veste di insegnante.

Di fatto, questa donna è stata, prima del resto, una studentessa universitaria nella Sicilia degli inizi del XX secolo. Circa un secolo più tardi,  potrebbe apparire superfluo sottolineare questo dettaglio e naturale rispecchiarsi in Carmelina ma la verità è che l’immatricolazione per una donna era, a quel tempo, una possibilità che profumava di eccezione e privilegio.

Conseguì la laurea nel 1919: la sua tesi, in Letteratura Italiana, le valse il massimo dei voti e la lode, oltre che la dignità di stampa. In seguito ottenne una borsa di studio che le permise di accedere all’Istituto di Studi Superiori di Firenze e di conseguire, nel 1921, il diploma di perfezionamento in Letteratura Italiana e l’abilitazione all’insegnamento.

Fondamentali per la sua formazione e carriera non furono soltanto Achille Pellizzeri, politico e docente di grande prestigio, e Guido Mazzoni, allievo di Giosué Carducci e letterato. Fu un altro uomo a trasmettere a Carmelina la passione per gli studi folklorici: si tratta di Luigi Sorrento, professore di filologia romanza, di lingue neolatine e critico di letteratura francese e spagnola.

Terminata l’esperienza fiorentina, rivelatasi assai stimolante, la studiosa tornerà nella sua città d’origine che, negli anni Venti, si stava trasformando in un ambiente culturalmente fervido. Qui, mentre ancora perdurava incontrastata la fama di Verga e De Roberto, compiva i suoi primi passi il giovane Vitaliano Brancati.

Il rientro in città trascinò con sé la volontà di cominciare a trasmettere il proprio sapere ai più giovani. Come racconta Laura Branciforte nel suo Le donne nell’università di Catania, Carmelina vinse il concorso a cattedra e divenne “ordinaria” negli Istituti Superiori. Nel 1936, invece, fece suo il titolo necessario all’esercizio della libera docenza in Letteratura Italiana.

Certo è che pensare alla Naselli come ad una donna pronta a consacrare la propria vita al solo insegnamento risulterebbe riduttivo. L’intellettuale desiderò ardentemente innovare la propria città attraverso l’organizzazione di mostre, conferenze e convegni. Eppure, non dimenticò mai di preservare il ricordo di quel che affondava radici nel passato. Si dedicò, di fatto, tanto alla narrazione della cultura e tradizioni locali, quanto alla storia delle istituzioni culturali del territorio. A lei, infatti, si deve, oltre che opere con al centro il martirio ed il culto di Sant’Agata, un testo sulle usanze relative al lutto in Sicilia ed un saggio sulle ninne-nanne siciliane. La donna contribuì, inoltre, alla raccolta di saggi Storia dell’Università di Catania dalle origini ai nostri giorni del 1934.

E ci piace credere che i pavimenti dei corridoi di quella stessa Università, percorsi per anni, conservino ancora le orme di Carmelina. La donna ricoprì diversi incarichi di insegnamento, a partire dal 1940. Lasciò definitivamente la propria cattedra solo nel 1965. Nel frattempo, fondò e organizzò un Istituto di Storia delle tradizioni popolari e vi lavorò in qualità di docente di Storia delle tradizioni popolari: fu tra le primissime in Italia ad ottenere tale incarico. Nel 1944, prese i voti di terziaria domenicana, divenendo successivamente priora provinciale del “Terz’ordine domenicano femminile”, oltre che presidente del comitato catanese della Società Nazionale “Dante Alighieri” e della “Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale” e direttrice della rivista l’Archivio storico per la Sicilia orientale.

Oggi, alcuni catanesi risiedono in Via Carmelina Naselli. Proprio a questa donna, che nel 1933 aveva scritto Per le denominazioni delle strade di Catania, è stata intitolata una zona del capoluogo etneo. Catania si mostra così, a suo modo, riconoscente nei confronti di una figura femminile che l’ha amata, narrata e celebrata ininterrottamente.

Marzia Gazzo

Marzia Gazzo nasce a Catania il 6 giugno 1998. Laureata in Lettere Moderne, collabora con la testata LiveUnict da maggio 2018. Da dicembre 2020 è coordinatrice della redazione. Ama leggere belle parole, ascoltare voci, raccontare storie.

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