Con cinque regioni che vanno verso lo scenario 4 dei contagi e ben undici, in tutto, che vengono considerate ad alto rischio, il governo pensa di anticipare una nuova stretta nazionale e non attendere i canonici 15 giorni prima di un nuovo DPCM. Del resto, l’andamento dei contagi preme sempre di più affinché si prendano nuove e più severe decisioni. Nella giornata di ieri sono stati registrati circa 31 mila casi; una settimana fa erano meno di 20 mila. Di fronte a questa crescita esponenziale, il governo starebbe realmente pensando a nuove chiusure. Non si tratterà, però, di un lockdown totale come a marzo, ma di un lockdown “morbido”.
Come spiega La Repubblica in un articolo di oggi, le chiusure morbide armonizzeranno su scala nazionale le decisioni già intraprese singolarmente da alcune regioni, quali, per esempio, la chiusura dei negozi nel weekend, con ulteriori restrizioni negli orari di apertura e agli orari di commercio, ma anche possibili limitazioni agli spostamenti tra regioni.
Verso un lockdown “morbido”: le possibili nuove misure
Al momento, sarebbero due le ipotesi allo studio, una, la più drastica, molto simile alla chisuura totale; l’altra che prevede chiusure differenziate sul diverso territorio, il “lockdown morbido” cui si accenava. Nello specifico:
- Con la prima misura, il governo potrebbe chiudere tutto per almeno un mese, lasciando aperte solo fabbriche, scuole materne ed elementari, oltre ai negozi di prima necessità. In questo caso, anche le libertà personali verrebbero ridotte e si arriverebbe a una situazione simile alla chiusura di marzo.
- La seconda alternativa, invece, prevede delle chiusure tanto a livello regionale quanto comunale (il ritorno alle zone rosse delle prime settimane della pandemia) con incentivi allo smart working nel pubblico e nel privato e limitazioni anche in questo caso agli spostamenti tra regioni.
Qualora si optasse per la seconda opzione, le restrizioni avrebbero tre ordini di grandezza. Il governo potrebbe, come scelta più semplice, adottare chiusure a livello comunale, limitandosi a imporre un freno ai centri urbani più in crisi, come le grandi città quali Torino, Roma o Milano. Nel secondo caso, la possibilità allo studio è di chiudere i confini tra le regioni. Il terzo, infine, prevede la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, con il ritorno alla didattica a distanza. Un’opzione, però, che rischia di provocare una frattura nella maggioranza e un possibile rimpasto di governo, con la ministra Azzolina come principale indiziata a lasciare.
Nuovo DPCM: le tempistiche per l’approvazione
Nel solo mese di ottobre, il premier Conte ha siglato ben tre DPCM. Anche per questa ragione, la possibilità di nuove comunicazioni a pochi giorni dall’ultima appariva remota. Un’altra motivazione, inoltre, sarebbe data dalla volontà del premier di rivolgersi prima alle Camere nel corso della prossima settimana, così da spiegare al Parlamento il perché delle nuove decisioni e favorire il dibattito.
Tuttavia, l’andamento della curva epidemiologica potrebbe accelerare le iniziative del governo, inizialmente previste per la seconda settimana di novembre. In Europa, già diversi Paesi, come Francia, Belgio e Germania, hanno disposto nuovi lockdown, parziali o più stringenti, e attendere un’altra settimana potrebbe forse costringere il premier a prendere decisioni più severe di quelle ponderate finora.