A pochi giorni dal ritorno tra i banchi, si effettuano controlli sul personale scolastico: diversi test sierologici hanno riportato esito positivo e destano preoccupazione.

La riapertura delle scuole non è più così lontana: il tempo per mettere a punto le misure da adottare è ormai ridotto e i dati non placano i timori. Quali sono le condizioni di salute di chi fra poche settimane tornerà a lavorare all’interno degli istituti? La campagna di screening avviata lo scorso 24 agosto e destinata a proseguire fino al prossimo 7 settembre fornisce importanti risposte in merito.
In Umbria 20 dei totali 1334 soggetti che hanno effettuato il test sierologico sono entrati in contatto con il virus ed attualmente attendono in isolamento il risultato del tampone. Un quadro non così roseo è stato tracciato anche altrove: nel Trevigiano sono stati registrati altri 6 casi di positività tra chi è impiegato all’interno di una scuola dell’area e si è sottoposto allo stesso test. Anche questi effettueranno presto il tampone.
Il personale scolastico italiano, tuttavia, non risulta compatto nelle scelte. A Bergamo le prenotazioni per il sierologico in vista del ritorno tra i banchi ammonterebbero a oltre 6mila e non si escluderebbe un rischio: la percentuale di soggetti positivi riscontrata potrebbe essere notevole.
Eppure, secondo quanto indicato dai dati delle telefonate volte alla prenotazione dei test e confermato dal segretario nazionale Silvestro Scotti, 3 operatori scolastici su 10 rifiuterebbero l’appuntamento per il test sierologico dal medico di famiglia.
Il segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) ha indicato, infatti, che il ben 30% dei pazienti aventi diritto al test (tra cui, dunque, insegnanti e operatori della scuola) negherebbe ai medici il proprio consenso.
Nel frattempo e di fronte a dati non del tutto rassicuranti, si sceglie di adottare i più disparati provvedimenti. Il Comune di Roma, per esempio, avrebbe optato per l’obbligo di misurazione della temperatura per bimbi, genitori, professori e a tutti gli altri operatori direttamente nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. In Sardegna, invece, i collegi dei docenti avranno luogo ancora a distanza e, dunque, usufruendo delle piattaforme telematiche.
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