Chi è la giovane che, con fare impavido, oggi si affaccia a scrutare un orizzonte sconosciuto sul doodle di Google? Si tratta dell’esploratrice francese Jeanne Baret, la prima donna ad aver circumnavigato il globo alla fine del Settecento, e di cui oggi ricorre il 280° anniversario dalla nascita.
Il suo vero nome era Jeanne ed era nata nel 1740 a La Comelle, un villaggio nei pressi della Borgogna. Nonostante le umili origini, la giovane impara a leggere e scrivere e sin da piccola si distingue per il suo talento nell’arte botanica. È proprio questa grande passione a spingere Jeanne oltre i confini della propria nazione e delle norme sociali vigenti all’epoca.
Intorno al 1760, Jeanne conosce il naturalista Philibert Commerson, che la assume come governante. Ad unire i due non è solo l’interesse per le piante: Jeanne e Philibert intrecciano presto una relazione dalla quale, nel 1764 nascerà un figlio illegittimo (anche se Commerson era rimasto vedovo nel 1762).
Dopo qualche tempo la coppia si trasferisce a Parigi e Jeanne compie il primo – ma non ultimo – cambio di identità: diventa Jeanne de Bonnefoy. L’anno successivo Commerson viene invitato a far parte della spedizione di Louis Antoine de Bougainville alla volta delle terre tra le Indie e le coste occidentali dell’America, con l’incarico di fare nuove scoperte per accrescere il prestigio della nazione francese. Nonostante i problemi di salute, Commerson accetta di partire ma sceglie di portare Jeanne con sé, ma non è una decisione così semplice da attuare. Infatti, la legge del tempo vietava la presenza di una donna sulle navi francesi. Non rimane che orchestrare un inganno: Jeanne si traveste da uomo e diventa Jean Baret il valletto, che sale a bordo della nave Ètoile giusto un momento prima della partenza per eludere i controlli. Quasi una Lady Oscar ante litteram, nasconde il seno sotto bende di lino, attenta a custodire il proprio segreto su una nave con a bordo più di 300 uomini.
La spedizione parte nel 1766 e approda prima in Brasile – dove Jean Baret scopre una pianta rampicante denominata Boungavillea in onore del capitano della spedizione; è proprio questa la pianta dai fiori fucsia che incornicia il doodle di oggi dedicato a Jean Baret – , volgendosi poi alla volta della Patagonia e successivamente, attraversando lo stretto di Magellano, verso il Nord del Pacifico attraverso il Tropico del Capricorno, giungendo fino a Tahiti.
Intanto, a bordo crescono i sospetti nei confronti di Jean Baret, che inizialmente tenta di mettere a tacere le malelingue (soprattutto quella del medico di bordo Vivès, in rapporti non proprio buoni con Commerson) confessando di essere un eunuco, ma la bugia non regge per molto. I diari di viaggio di alcuni membri della spedizione parlano di un “incidente” in Nuova Irlanda (oggi parte della Papua Nuova Guinea). Jeanne viene sorpresa nuda e quindi costretta dai membri dell’equipaggio a rivelare il suo sesso, andando incontro all’umiliazione. Questa è solo una delle molteplici versioni: un’altra racconta che a smascherare Jean il valletto siano stati gli indigeni dell’isola di Tahiti, che la chiamano mahu, donna nel corpo di un uomo. Jean Baret è allora costretta a confessare il proprio segreto al capitano, sperando nella sua magnanimità.
Messa ormai a repentaglio la sicurezza di Jeanne, lei e Commerson scendono a terra, stabilendosi sull’isola di Mauritius. Da lì partiranno per diverse spedizioni tra 1770 e 1772. Commerson muore nel 1773 e Jean/Jeanne deve continuare a badare a se stessa. Inizia a lavorare presso una locanda di Port Louis, dove conosce l’ufficiale dell’esercito Jean Dubemat. Dopo essersi sposati, i due tornano in Francia nel 1775 completando così il giro del mondo. Jeanne/Jean Baret muore dimenticata nel 1807.
Il suo enorme lavoro di ricerca botanica non è mai stato riconosciuto; solo nel 2012 le è stata dedicata la pianta Solanum Baretie, nome di un albero scoperto non da Jean ma da Commerson e che appunto le aveva dedicato battezzandolo Baretia.
A consacrare l’immagine di Jeanne Baret, precorritrice dei tempi e donna oltre i confini sociali dell’epoca, è il ritratto apparso nel 1816 nell’edizione italiana dei viaggi di James Cook, in cui l’esploratrice viene immortalata con il berretto rosso dei rivoluzionari francesi e gli abiti a righe indossati dai marinai francesi (ma solo a partire dal 1790!). Stringe tra le braccia un mazzo di erbe e fiori, postumo riconoscimento per i suoi meriti nell’arte botanica.