Secondo il rapporto Almalaurea, la contaminazione delle lauree umanistici con saperi scientifici renderebbe i laureati più attrattivi in termini occupazionali.
Negli ultimi decenni gli studi umanistici hanno subito una continua e discendente perdita di considerazione. Studiare storia, filosofia, lettere e comunicazione, infatti, sembrerebbe non essere più un investimento efficace, specialmente in relazione ai tassi di occupazione. Stando ai dati del rapporto AlmaLaurea 2020, per ridare valore alle lauree umanistiche occorrerebbe percorrere la strada della contaminazione tra i saperi. La mescolanza delle scienze e lo studio di discipline informatiche, quindi, potrebbe rappresentare il futuro del sapere umanistico.
A rivelarlo sarebbero gli ultimi numeri forniti dal consorzio universitario AlmaLaurea, riportati in un recente articolo de “Il Sole 24 Ore”. Il rapporto Almalaurea 2020, oltre ad avere assicurato come il titolo di laurea rappresenti un quid in più in termini di assunzione, ha fotografato la contaminazione sempre più netta tra il sapere scientifico e umano, portata avanti da un numero crescente di atenei italiani. E proprio questa contaminazione potrebbe essere la carta vincente per il rilancio delle lauree umanistiche, che diventerebbero così più attrattive per il mondo del lavoro.
La mescolanza con le discipline scientifiche interessa, in percentuale più rilevante, le digital humanities. Nell’anno accademico preso in esame, quello 2018/19, sui 660 corsi umanistici erogati dagli atenei italiani il 10,2%, ovvero 67, presenterebbero nei propri programmi didattici materie come informatica o ingegneria informatica, pari al 5% dei crediti totali. Si tratta di una quota che è addirittura raddoppiata rispetto a quindici anni fa.
Al contrario, però, sono soltanto 110 su 1901 i corsi scientifici che integrano nei propri programmi discipline umane, come storia, filosofia, lettere, arte. Si tratta, cioè, del 5,8%.
L’effetto di questa mescolanza di saperi scientifici e umanistici avrebbe effetti più che positivi relativamente ai tassi di occupazione. I laureati umanistici, sempre stando ai dati di Almalaurea 2020, riuscirebbero a finire più frequentemente gli studi in corso e con voti più alti, svolgendo anche periodi di studio all’estero e tirocini.
In termini occupazionali, invece, i laureati umanistici con discipline scientifiche in programma al biennio del 2014, a distanza di cinque anni, avrebbero un tasso di assunzioni pari all’86%, rispetto all’81,9% dei corsi tradizionali. Per ottenere un impiego ci metterebbero 6,7 mesi, anziché 8, e percepirebbero anche una retribuzione più cospicua. Il 52,7%, infine, riuscirebbe a ottenere un impiego a tempo indeterminato.
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