All'Ikea di Catania è stato negato l'accesso a una famiglia perché il bambino disabile non indossava la mascherina, mentre il video di denuncia della madre è stato oscurato da Facebook. La replica in una nota di IKEA Italia.
L’Ikea Catania nega l’accesso a un bambino di otto anni affetto dalla sindrome di Angelman, una rara forma di disabilità mentale, perché non indossa la mascherina. La motivazione, stando a quanto affermato dai dirigenti del negozio etneo della multinazionale svedese, sarebbe che, in quanto di età superiore ai sei anni, sarebbe obbligato a portare la mascherina.
Tuttavia l’obbligo non sussiste in questo caso, come specificato nel DPCM del 26 aprile 2020, all’articolo 3 comma 2. La denuncia parte dalla madre del ragazzo, Manuela Cirvilleri, che il 6 giugno sul suo profilo Facebook ha pubblicato una diretta in cui denuncia l’accaduto, poi oscurata dal social dopo soli otto minuti. Nella giornata di ieri sono poi arrivate le scuse da Ikea, che ha inoltre sottolineato la sua estraneità rispetto al blocco del profilo.
“Non ci vogliono fare entrare – racconta la madre all’interno del video, tornato visibile –, perché Ikea dice che il bambino ha più di sei anni e quindi se non porta la mascherina non può entrare. In prima battuta ci hanno misurato la temperatura, lo hanno squadrato, hanno chiesto che età avesse e poi hanno chiamato un primo capo”.
Il primo dirigente interrogato, però, non prende una decisione in merito. Il secondo, invece, afferma che non possono entrare se non indossano una mascherina. Una vera e propria illegalità, stando a quanto affermato dalla madre. I bambini che soffrono della sindrome di Angelman, infatti, si fermano cognitivamente all’età di 3 anni, non parlano e possono avere degli attacchi epilettici. Rientrano, dunque, nella categoria non obbligata a indossare la mascherina.
Nonostante ciò, l’ingresso viene comunque vietato. “Mi dicono che è una scelta aziendale loro – continua nella diretta –. Quindi credo sia il caso che si sappia che Ikea lascia fuori i disabili mentali di età superiore ai sette anni perché devono tutelare i loro dipendenti e la loro clientela”.
Quanto accaduto all’Ikea di Catania, tuttavia, non è passato sottotraccia e il giorno dopo Manuela è stata contattata dall’azienda svedese, come racconta in un’intervista a Repubblica. Di seguito, il testo della mail firmata da Alessandro Aquilio, addetto alla comunicazione italiana di Ikea: “Ci dispiace moltissimo sapere che per lei la soluzione da noi auspicata non fosse conforme alle sue aspettative e pertanto ci piacerebbe confrontarci per capire come poterne trovare una insieme. Ci hanno comunicato che il suo profilo Facebook sarebbe stato bannato, ci teniamo a dichiararle la nostra estraneità. Per questo abbiamo cercato un altro canale per raggiungerla. Ci piacerebbe poterla ascoltare per chiarire tutto”.
La madre del bambino ha poi affermato che avrebbe di certo ricontattato l’azienda, nella speranza che cose del genere non si ripetano.
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