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Fuga dalla Sicilia, i giovani all’estero: “Università e mente aperta per salvare l’Isola”

sicilia
Il rapporto tra un siciliano e la Sicilia è complesso, fatto di amore e odio. L'isola è spesso terra di contrasti, di ombre e di chi tante volte rimane un passo indietro rispetto al resto del mondo. LiveUnict ha chiesto ad alcuni siciliani all'estero - Carmen, Soriana e Gianmarco - la loro opinione, cercando delle possibili soluzioni per la nostra terra.

Perché la Sicilia vede andar via i propri figli? Cosa andrebbe implementato nella nostra Regione per evitare che i ragazzi della nostra emigrino? LiveUnict lo ha chiesto ad alcuni siciliani all’estero, oggi lontani da casa ma sempre con un occhio di riguardo per le luci e le ombre della propria regione d’origine.

Cosa fare per evitare la fuga dei giovani?

Il potenziale umano ed economico della Sicilia rimane ancora oggi inesplorato e non sviluppato appieno – commenta Carmen,  che dopo aver studiato e conseguito la laurea all’Università di Catania ha scelto di creare per sè una nuova vita tra l’Europa e l’Australia, dove adesso vive insieme alla famiglia – come evidenziano i dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ed A.I.R.E. (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero), un numero sempre maggiore di Siciliani, emigra dal Sud verso il Nord Italia ed anche verso i Paesi UE ed extra-UE. Andrebbero implementati gli investimenti che riguardano il capitale umano della Regione ed in particolare le giovani risorse che danno ricchezza in termini culturali e professionali alla Sicilia. Così come si calcola il ROI (Return on Investment) di un’azienda a sua volta andrebbe calcolato il ROI di una risorsa umana”.

Un potenziale spendibile è sicuramente quello degli universitari: “Ogni studente che frequenta un ateneo siciliano – continua Carmen -, apporta un beneficio economico esponenziale alla fine del suo percorso formativo e per il resto della sua carriera professionale. Nel corso degli anni, questo approccio non è mai stato preso in considerazione dal governo regionale e di conseguenza chi ricerca uno sbocco professionale adeguato ed orientato al merito, viene costretto a lasciare l’isola”.

Anche Soriana è una siciliana lontana da casa, vive a Düsseldorf (Germania) da quasi due anni dove è assistente in una galleria d‘arte contemporanea. Nel 2014 dopo 6 mesi di Erasmus ad Amiens (Francia), si è trasferita a Parigi dove ha vissuto per quattro anni. Dopo 6 anni via dalla Sicilia, definisce la parola “estero” come: “l’ignoto sito oltre i nostri confini territoriali che per sua intrinseca natura, intriga e apre a nuove fonti di conoscenza. Molti studenti davanti a questa esperienza possono imparare meglio a conoscere se stessi, a porsi degli obbiettivi ambiziosi, maturando grazie allo scambio culturale. La Sicilia è per certi versi ancora ancorata a delle tradizioni troppo radicali e da un sistema di sviluppo economico al quanto arcaico. Ammiro le mie origini e tradizioni e sarebbe un sogno vederle trasmutare oggi in fonti rinnovabili capaci di creare nuovi input intellettuali e professionali”.

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Cosa differenzia la Sicilia dagli altri Paesi?

Oggi, tanti universitari e giovani adulti hanno la possibilità di fare esperienze di studio e lavoro all’estero, venendo a contatto con culture, economie e stili di vita differenti da quelli siciliani. Queste esperienze cambiano il nostro modo di vivere e di pensare, ci danno la possibilità di confrontare la nostra Terra con il resto del mondo.P

Per Gianmarco, siciliano che ha scelto di cercare fortuna nell’ambito della ristorazione a Londra, “la differenza più evidente è la mentalità delle persone, purtroppo i giovani lasciano la Sicilia e quindi la maggior parte della popolazione è formata da persone già adulte che difficilmente cambiano le loro idee”.

In Sicilia purtroppo manca una pianificazione economica di lungo termine come nelle Regioni più industrializzate aggiunge Carmen -. Al contrario, la Sicilia ha un forte orientamento umano e questo è dovuto alla cultura dell’accoglienza, della convivenza con il bello, vedi l’arte greca/romana, il barocco siciliano, l’arte della viticultura o della cucina. In altri Paesi, non si incontra una così grande mescolanza di culture, di dialetti e di umanità come si riscontrano in Sicilia. L’unicum della nostra isola sta proprio nel saper accogliere, nel mettere a proprio agio chi ci visita, nel non aver paura del diverso e nell’essere aperti mentalmente alla mescolanza culturale e linguistica”. 

C’è speranza per la nostra Isola?

 “Non credo che la Regione stia cambiando, o quanto meno non mi illudo che sia così – commenta Soriana -. Credo fermamente, però, che le nuove generazioni stiano lavorando con tenacia e fermezza affinché la Sicilia sia più malleabile e aperta a nuove realtà professionali. Ovviamente seguendo questa direzione il cambiamento non può che essere positivo. Ma il processo è ancora lungo – continua la ragazza – e talvolta arduo perché manca una proficua collaborazione tra gli enti politici e queste nuove giovani promesse. Mancando i fondi e le fonti a cui poter attingere per progredire, lo sviluppo e il potenziamento non sono così evidenti”.

Anche Gianmarco concorda amareggiato: “Ad essere sincero non noto un cambiamento della Sicilia, come dicevo prima fin quando i giovani non resteranno in Sicilia ed a sua volta l’Isola non si aprirà verso nuove popolazioni e culture differenti questo cambiamento mi sembra molto difficile. Nonostante tutti questi difetti la Sicilia è il posto più bello del mondo perché quella è, e resterà, sempre casa”.

A proposito dell'autore

Serena Valastro

Laureata in Lingue e culture europee, amante di cinema, musica, arte, informazione, storie. Scrivere è entrare in nuovi spazi, conoscere qualcosa di nuovo, vivere situazioni e sensazioni sempre diverse per trasmetterle a chi vuole viverle.