In una nota indirizzata alla comunità accademica, il Rettore Priolo ha tirato le somme dei passi compiuti fino ad oggi da Unict per la gestione dell'emergenza Coronavirus e ha specificato i prossimi obiettivi.
In una nota indirizzata alla comunità accademica dell’Università di Catania, il rettore Francesco Priolo ha espresso i suoi pensieri riguardo la fase 2 per quanto riguarda l’ateneo. La lettera è stata pubblicata in occasione della riapertura del 18 maggio 2020, la data in cui le maggiori restrizioni sono state sospese.
Nella lettera, il rettore Priolo ha fatto il punto della situazione per quanto riguarda la gestione dell’emergenza sanitaria da parte di Unict e ha illustrato i prossimi passi da compiere. In particolare, Priolo ha sottolineato la grande forza e spirito di adattamento dell’intera comunità accademica, che hanno permesso di continuare l’attività dell’ateneo catanese, dalle lezioni alle lauree. Ma anche l’impegno dei laboratori nella produzione di gel disinfettante e la solidarietà per la partecipazione alla raccolta fondi attivata da Unict. Di seguito il testo della nota:
“Care e Cari,
quella di oggi è una data importante per il nostro Paese, perché segna una tappa fondamentale nel processo verso la ripresa di quella normalità che negli ultimi mesi è sembrata così lontana. La data di oggi ci proietta verso una fase di riapertura del Paese, dopo un così lungo periodo di chiusura e distanziamento.
Desidero una volta di più sottolineare il grande sforzo che il nostro Ateneo ha compiuto nell’affrontare prontamente l’emergenza, nel farsi trovare preparato rispetto ad una sfida del tutto inaspettata e nel saper dare continuità alla sua attività istituzionale pur nell’enorme difficoltà. Grazie all’impegno di tutti – docenti, studenti e personale tecnico amministrativo – si sono tenute circa 30.000 lezioni e 1.000 esami di laurea, garantendo, così, ai nostri studenti di poter andare avanti nel proprio percorso di studi e raggiungere i propri traguardi.
La nostra comunità non solo è stata in grado di mantenere fede al proprio impegno istituzionale, ma ha anche dimostrato una grande attenzione verso il proprio territorio mettendo in gioco le risorse che ha per dare un contributo concreto: basti pensare all’Anti_Covid-lab, alla produzione di liquido igienizzante nei nostri laboratori di Scienze Chimiche e Scienze del Farmaco e alla produzione di dispositivi di protezione individuale facciale nel laboratorio “Allestiamoci” della Struttura didattica speciale di Architettura, nato grazie ad una collaborazione interdipartimentale. Per non parlare della grande generosità manifestata attraverso la campagna di raccolta fondi “Unict Aiuta chi ti aiuta” con i cui proventi è stato possibile donare agli ospedali cittadini 2.000 mascherine FFP3 e 1.800 tute.
Adesso, però, ci aspetta una nuova sfida: rendere nuovamente vivi i nostri spazi, riaprire i luoghi della ricerca – biblioteche e laboratori – e tornare gradualmente a ripopolare le nostre strutture ridando linfa nuova alle attività del nostro Ateneo. Di concerto con le altre Università siciliane, il nostro Ateneo sta ora avviando la fase di lento reintegro del personale e riavvio di tutte le attività. Se l’emergenza ha fatto appello alla nostra creatività e al nostro spirito di adattamento, questa seconda fase di riapertura fa appello al nostro senso di responsabilità e di serietà. La ripresa richiede una gestione attenta e disciplinata delle nostre abitudini, del nostro lavoro, dei nostri spazi. È per questo che le strutture dell’università sono state dotate di gel igienizzante, dispositivi di protezioni individuale (guanti e mascherine) e di rilevatori della temperatura corporea per consentire a tutto il nostro personale di rientrare a lavorare in sicurezza.
D’altra parte, qualsiasi azione e precauzione messa in atto da questa amministrazione a poco vale se non c’è la piena consapevolezza, da parte di ciascuno di noi, che ognuno deve fare la propria parte e che solo la collaborazione di tutti può consentirci di tornare, col tempo, alla quotidianità che conoscevamo. È proprio nel momento in cui il traguardo sembra più vicino che è necessario mantenere più alto l’impegno, perché la gioia di vedere presto superato il momento di difficoltà non ci faccia dimenticare che c’è un altro tratto di strada da percorrere. Se sapremo, ancora una volta, affrontare anche questo momento mantenendo alte la nostra attenzione e la nostra prudenza, allora davvero saremo in grado di superare gli impensabili ostacoli di questa pandemia.
La capacità, che abbiamo mostrato finora, di non voler cedere il passo alla paura ma, al contrario, di voler mantenere vivo il nostro ruolo di veicoli della cultura, del sapere e della ricerca, pur se con modalità diverse e perfettibili, mi fa essere fiducioso per il futuro della nostra comunità, che, una volta di più, saprà trarre dalle difficoltà che deve affrontare nuove forze per reinventarsi.
Tale fiducia, oggi, è sostenuta anche dai segnali positivi che provengono dal nuovo DL “Rilancio”, ancora non pubblicato ma già presentato dal Governo nelle sue linee fondamentali, che destina all’Università misure importanti per la ripresa e il rilancio del nostro sistema. Mi riferisco in particolar modo alla previsione di contributi per l’iscrizione di quei ragazzi le cui famiglie sono state economicamente colpite da questa pandemia, in modo da tutelare il più possibile il diritto allo studio, e al nuovo e più sostanzioso investimento nella ricerca (più di 500 milioni di euro e altri 4.000 posti per ricercatori a tempo determinato di tipo b oltre i 1.600 già deliberati) che rappresenta finalmente un primo passo nella direzione di voler proiettare il nostro sistema universitario e il nostro paese in un futuro di crescita e competitività nel campo della ricerca e dello sviluppo. A questo si aggiungono gli oltre 1.000 nuovi posti per il piano straordinario associati, riservati ai ricercatori a tempo indeterminato in possesso di abilitazione scientifica nazionale, preannunciati dal Ministro Manfredi, che ha dato anche assicurazioni in merito alla volontà di aumentare ulteriormente e in modo consistente tale numero. Tutte queste misure sono forse il segno di un modo nuovo di affrontare la crisi: non solo ricucire gli strappi, ma dare strumenti in più per migliorare e crescere.
Oggi è il giorno della ripartenza, il giorno in cui inizia il futuro della ripresa e noi lo abbiamo celebrato con l’inizio degli Open Days, un appuntamento al quale non abbiamo voluto rinunciare e che quest’anno abbiamo reinventato in modalità a distanza, perché gli studenti sono il futuro del nostro Ateneo e sui ragazzi noi dobbiamo continuare ad investire.
La nostra comunità non si è mai fermata e non si deve fermare adesso. Ci siamo sacrificati, ci siamo adattati, ci siamo ripensati, con tenacia abbiamo scelto di non aspettare, ma di affrontare la crisi. Ancora una volta è questo ciò che dobbiamo fare: riplasmare il mondo delle nostre abitudini perché la giusta e condivisibile impazienza di ritornare “alla vita di prima” non ci faccia dimenticare la necessità di tutelare la salute di tutti e di trovare vie nuove e nuovi modelli del nostro agire per investire nel cambiamento e continuare a proiettarci in un futuro di ricerca, insegnamento e cultura, per rivedere la nostra università, in un domani che speriamo non lontano, ripopolata dagli studenti e dalla loro vitalità”.
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