Il momento di stringere i denti è passato e gli studenti fuorisede vogliono rientrare in Sicilia. Il catanese Antonio Altamore, studente a Milano, lancia una petizione rivolta al Presidente della Regione Nello Musumeci.
Da un lato il premier Conte dichiara che “in ogni caso” verrà concesso il rientro ai fuorisede, considerate le difficoltà di molti, dall’altro la Sicilia diviene una meta inaccessibile. È il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ad annunciarlo in un’ordinanza del 30 aprile: “Le limitazioni di ingresso e uscita dal territorio della Regione Siciliana restano invariate”. Dunque i fuorisede non potranno tornare a casa sino – a sentire il Presidente – a fine maggio. Tuttavia, l’assessore Razza nel corso della giornata di ieri avrebbe dichiarato che è già allo studio una proposta per far tornare gli studenti dal Nord Italia.
La richiesta di Musumeci, avanzata al Ministro dei Trasporti De Micheli, di mantenere inalterate le norme per l’accesso alla Sicilia è motivata dall’intento di mantenere basso il numero di contagi. A muoverla, il timore di un altro esodo dopo quelli di marzo, che hanno riportato nell’Isola oltre 40 mila persone. Per questa ragione, quindi, non sarebbe auspicabile consentire l’accesso.
Biglietti per voli, treni, pullman diventano un tesoro irraggiungibile, da reggere il paragone col Santo Graal. Non sarà possibile spostarsi almeno fino al 18 maggio. Alla terra bruciata che vedono espandersi intorno a loro, gli studenti fuorisede reagiscono. Nasce l’hashtag #fatecitornare, mentre su change.org è partita una petizione lanciata da Antonio Altamore, uno dei molti studenti rimasti bloccati fuori dalla Sicilia.
“Paradossalmente, sembrerebbe che ad aver avuto la peggio sia chi si è impegnato a rispettare le regole. Da risorsa, noi studenti fuorisede ci siamo tramutati in un problema”, ha dichiarato proprio l’autore della petizione, nell’intervista rilasciata a LiveUnict.
Antonio ha 23 anni ed è originario di Grammichele (CT). Studia Banking and Finance all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, anche se oggi si trova a Torino.
“Lanciando la petizione, il mio intento non era quello portare all’attenzione il mio caso particolare ma sottolineare la situazione di eccezionalità e di difficoltà in cui si trovano tutti i fuori sede, alcuni più di altri”, ci tiene a precisare subito.
Sembra proprio che il problema degli studenti fuorisede sia passato in secondo piano. “La scelta del Presidente Musumeci può essere perfettamente comprensibile ma non va dimenticato che prima o poi i siciliani al Nord dovranno tornare. È necessario pensare e organizzare una prospettiva di rientro in sicurezza. Inoltre, trovo molto strano che la decisione di Musumeci contrasti con quanto previsto dal Governo nella normativa nazionale – precisa- per la fase 2”.
Se gran parte dell’opinione pubblica ritiene la richiesta di rientro degli studenti un capriccio, questi ultimi non sono dello stesso avviso. “Mi metto nei panni di chi è in seria difficoltà, di chi è rimasto senza soldi e deve comunque cercare sopravvivere lontano da casa, senza aiuto. Davvero voler tornare a casa è un capriccio? All’inizio, ho deciso di non rientrare per senso di responsabilità; non volevo mettere in pericolo la mia famiglia.
Se dovessi riuscire a tornare al Sud – prosegue Antonio -, di certo non lo farei a cuor leggero: ovviamente, starei in pensiero per la mia famiglia ma non c’è dubbio che, non appena arrivato, mi autodenuncerei alla Regione e alla Protezione Civile e mi metterei in isolamento volontario a scopo preventivo. Ecco perché penso che le posizioni di Musumeci siano in parte anti-scientifiche”.
Del resto, ciò che gli studenti fuorisede chiedono sono certezze. “Vorremmo avere sicurezze,” – dice lo stesso Altamore – “vorremmo sapere come e quando ci faranno tornare a casa. Musumeci parla della fine di maggio, ma se la curva dei contagi dovesse risalire ci lascerebbero ancora qui? Quello dei fuori sede è un problema importante che deve essere affrontato”. Allora basta stringere i denti, è il momento di tornare a casa.
“Tutti noi ci troviamo in difficoltà economica, alcuni più di altri – aggiunge, affrontando il lato economico della permanenza -. Ho deciso di abbandonare il mio domicilio a Milano, per il momento, e di spedire tutto in Sicilia: non sappiamo ancora se le lezioni ripartiranno a settembre e, per me che sono un semplice studente senza un impiego, non sarebbe possibile sostenere i pagamenti una volta rinnovato il contratto d’affitto”.
“Vogliamo essere ascoltati, perché al momento non veniamo ascoltati da nessuno”, conclude Antonio.
Non tutelati, dimenticati, privati di ogni diritto. Ecco come molti degli studenti si sentono. Perché tornare a casa è in diritto, come ribadiscono in un video un gruppo di studenti fuorisede rimasti bloccati fuori dalla loro terra.
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