L'assassino di Lorena Quaranta si sarebbe giustificato dicendo di aver commesso il reato dopo essere stato infettato dalla fidanzata, ma il GIP non lo crede: "Presa a calci e pugni".
L’omicidio della giovane studentessa di Medicina, Lorena Quaranta, ha sconvolto per la brutalità con la quale è stato commesso. La donna, infatti, è stata assassinata lo scorso martedì dal fidanzato, mentre si trovavano nella loro abitazione a Furci Siculo. Secondo il GIP, il ragazzo, infermiere 28enne di Vibo Valentia, non avrebbe mostrato alcun segno di pentimento.
Le parole di Eugenio Fiorentino, il GIP che si sta occupando del caso, arrivano pesanti e inflessibili riguardo alla violenza e crudeltà del gesto. Sul corpo della donna, ritrovata senza vita a causa di uno strangolamento, sarebbero stati rinvenuti segni di calci, pugni e persino colpi di lampada.
“La gravità dell’azione commessa – ha dichiarato il gip- è spia della sua allarmante personalità, essendosi rivelato del tutto incapace di porre un freno ai propri istinti criminali. Non solo, l’omicida ha dimostrato un’efferata brutalità nell’azione posta in essere, ma non mostra nemmeno alcun segno di pentimento, tanto da provare a giustificarsi di aver agito in preda all’ansia dovuta alla circostanza di essere risultato positivo al Coronavirus“.
Davanti al pubblico ministero l’infermiere avrebbe pronunciato frasi prive di senso, dichiarando di aver commesso l’omicidio poiché contagiato da Lorena. L’uomo, dopo aver ucciso la fidanzata verso le sei del mattino, avrebbe poi fatto una telefonata alla Polizia, denunciando la sua azione.
“Appare sostenibile – ha sostenuto ancora il GIP – che la determinazione a compiere il reato sia sorta sulla base di uno stimolo esterno così lieve e banale, da potersi considerare del tutto insufficiente a determinare il delitto e, quindi, esso sia stato solo un mero pretesto per dare sfogo al suo impulso criminale“.
Mentre proseguono le indagini, intanto, il corpo di Lorena è stato restituito ai genitori, i quali, in ottemperanza ai decreti per la prevenzione del Covid-19, non hanno potuto celebrare i funerali. Alla famiglia, dunque, è stata concessa solo una liturgia e una benedizione nella cappella del cimitero, alla presenza dei soli familiari stretti.
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