Il divieto di uscire di casa non autorizza chiunque a rendere pubbliche le foto dei trasgressori. Si violano il rispetto all'altrui riservatezza e reputazione, rischiando la querela.
L’emergenza sanitaria da Coronavirus ha reso necessaria l’introduzione di diverse misure di sicurezza per evitare l’aumento dei contagi. Tra queste misure, la quarantena è al primo posto. Il divieto di uscire di casa, se non per ragioni lavorative o di necessità, riguarda l’Italia intera e non solo. Fin dall’inizio di questa emergenza sono aumentati i profili privati e i gruppi, sia pubblici che privati, che condividono foto di chi fa jogging o di chi uscirebbe di casa violando le regole imposte.
Nelle fotografie pubblicate sui social network si vedono volti, targhe di veicoli, numeri civici di abitazioni private. Il tutto è reso pubblico sui social senza alcun tipo di limitazione. Questo tipo di giustizia fai da te potrebbe essere molto pericoloso perché viola la legge. È quanto spiegato da Il Sole 24 ore in un approfondimento sul tema.
Il rischio è l’accusa di diffamazione aggravata, oltre a un eventuale risarcimento civile, se la foto è accompagnata anche da un post, dove chi è uscito di casa viene etichettato come trasgressore. Il reato di diffamazione viene commesso anche se i contenuti vengono condivisi su gruppi WhatsApp o per email. Vedere il proprio vicino o altre persone uscire di casa, non autorizza a rendere pubbliche delle foto con contenuti privati, solo per sentirsi paladini della giustizia. Le norme che regolamentano il rispetto dell’altrui riservatezza e reputazione sono ancora valide.
Non si può essere a conoscenza dei motivi che hanno portato la persona ad uscire di casa. Per questo motivo, se si hanno validi sospetti, si possono segnalare le condotte illecite alle autorità competenti (polizia, carabinieri o vigili urbani), fornendo anche l’eventuale documentazione fotografica. Saranno loro ad eseguire i dovuti controlli.
I diretti interessati possono tutelarsi chiedendo l’immediata rimozione della fotografia che li riguarda e sporgendo querela, sia nei confronti di chi ha pubblicato la fotografia che nei confronti di chi ha aggiunto commenti offensivi. Anche chi gestisce il gruppo social potrebbe essere ritenuto responsabile, se non si attiva per rimuovere il contenuto. È possibile anche presentare un reclamo al Garante per la Protezione dei dati personali per chiedere la cessazione immediata del trattamento dei dati e la rimozione della foto.
La stessa richiesta può essere inviata ai social network. Se il reato è commesso tramite un gruppo Facebook, si può richiedere la rimozione dei contenuti e il sequestro preventivo del gruppo, se è di per sé illecito.
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