Federico II è uno di quei regnanti passati alla storia per azioni fondamentali per lo sviluppo dei propri popoli. Scopriamo la storia di Federico II e il suo legame indissolubile con l’isola maggiore d’Italia attraverso gli eventi e i luoghi che lo hanno visto protagonista.
La Sicilia è un luogo che ha visto passare sulla propria superficie diverse dominazioni e i più disparati popoli. Tra questi, anche gli svevi hanno calcato le strade siciliane e in particolare, la famiglia Hohenstaufen ebbe modo di regnare sul territorio dell’isola. Un componente di questa famiglia si distinse per i suoi meriti: si tratta di Federico II, nome spesso accostato alla Sicilia per la prosperità del suo regno. Ecco la sua storia raccontata attraverso alcuni luoghi siciliani ai quali l’imperatore fu legato.
Per quanto il nome di Federico II possa far pensare alla Sicilia, egli non nacque né morì nell’isola. Fu infatti l’attuale territorio delle Marche a dare i natali al futuro celebre sovrano: Federico venne alla luce mentre la madre era in viaggio per raggiungere il marito Enrico VI a Palermo, dove era stato da poco incoronato re di Sicilia. Per quanto riguarda il luogo del decesso, l’imperatore morì in Puglia il 13 dicembre del 1250 e fu poi sepolto nella Cattedrale di Palermo, dove è ancora possibile vedere il sarcofago.
Federico II non fu un sovrano come tanti altri: l’appellativo Stupor Mundi, vale a dire “meraviglia”, “stupore del mondo” dimostra proprio quanto la sua fosse una personalità differente per la sua spiccata intelligenza e per i vari interessi che coltivava. Il re parlava infatti ben sei lingue, tra le quali è degno di nota il siciliano, lingua romanza che anche grazie all’interesse di Federico II conobbe uno sviluppo notevole a livello letterario attraverso la Scuola Siciliana, fondamentale anche per la formazione della futura lingua italiana.
La sua corte fu infatti una delle più facoltose di tutti i tempi, rispecchiando in pieno il carattere curioso del sovrano. Molti grandi nomi ebbero modo di trascorrere del tempo a palazzo da Federico: uno tra tutti, il noto matematico Fibonacci, il quale dedicò anche un libro all’imperatore. Di rilievo fu anche la sua attività legislativa nel regno di Sicilia, attraverso la quale riorganizzò il territorio di sua competenza.
Situato nella città di Enna, della quale è un vero e proprio simbolo, la fortezza sorge su un’altura dalla quale è possibile vedere tutta la città. Sebbene esistesse già da diverso tempo, esso fu restaurato per volere della casata degli Svevi dall’architetto Riccardo da Lentini e divenne successivamente la residenza estiva dell’imperatore Federico II. Si tratta di uno dei castelli più grandi d’Italia con circa 26 mila metri quadrati di superficie.
Un vero e proprio monumento alto 27 metri, anch’esso rappresentativo del capoluogo più alto d’Italia. Sarebbe stato lo stesso Federico a progettarla, per poi lasciare la costruzione ancora una volta a Riccardo da Lentini. Rappresentava un luogo di vedetta della città assieme al Castello di Lombardia, con il quale era collegato attraverso una galleria sotterranea adesso chiusa.
Oggi sede del Museo Civico di Catania, il Castello Ursino fu costruito su volere di Federico II e rappresenta uno dei luoghi simbolo della città etnea. Lo scopo iniziale era quello difensivo, considerando che la città era spesso ostile al sovrano, ma nel corso dei secoli ricoprì diverse funzioni, comprese quelle di prigionia e caserma militare e fu anche sede del Parlamento siciliano.
Situato nella punta della città di Siracusa, si tratta di una grande struttura in pietra bianca che rappresenta uno dei più noti castelli dell’epoca di Federico II. Egli infatti si occupò della progettazione iniziale dell’edificio, il quale divenne nel corso del tempo sede per lo svolgimento di numerosi scopi, tra i quali l’uso come fortezza militare.
Anche noto come Palazzo dei Normanni, si tratta della residenza imperiale prescelta da Federico II durante la sua permanenza in Sicilia. Oggi sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, detiene il primato di più antica residenza reale d’Europa. Proprio in questo edificio si trovava il cuore amministrativo e governativo del Regno siciliano. Al suo interno è presente anche la Cappella Palatina, capolavoro dell’arte normanno-bizantina e parte del patrimonio UNESCO dal 2015.
Durante il suo periodo da regnante in Sicilia, Federico II ebbe anche modo di soggiornare e intrattenere relazioni con la città di Catania. Secondo quanto risulta dalla storia, il rapporto tra Federico e gli abitanti della città etnea non fu del tutto rose e fiori. Diversi furono infatti i ribelli che si opposero al re, e per questo rischiarono di essere puniti.
Tuttavia, diverse leggende legano Federico II alla città etnea e in alcune non traspare la negatività del suo rapporto con i catanesi. Un racconto popolare che rispetta la storia, ricorda il rapporto tra Federico II e Sant’Agata. Si narra infatti, che l’imperatore aveva deciso di radere la città al suolo per la continua ostilità dei suoi abitanti, i quali gli chiesero di assistere ad una messa alla cattedrale prima dell’esecuzione finale. Federico accettò, ma quando aprì il libretto delle preghiere previste durante la funzione religiosa, trovò all’interno un biglietto con scritto “N.O.P.A.Q.U.I.E.“. Solo un frate riuscì a spiegare al sovrano il significato della frase, vale a dire “Non offendere il paese di Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia” e questo evento bloccò Federico dal distruggere la città e gli fece risparmiare i suoi abitanti. La leggenda fu quindi molto importante per la storia di Catania e la locuzione latina che salvò la città etnea si trova anche impressa sulla facciata della Cattedrale di Catania.
Tra le leggende legate alla figura di Federico II e a Catania, si possono aggiungere anche due tra quelle dei quattro lampioni di Piazza Università nella città del Liotru. Si tratta di quella di Cola Pesce, nelle sue varianti, e di quella del Paladino Uzeta. Entrambe hanno per protagonisti due uomini che si dimostrarono valorosi agli occhi del sovrano Federico II: mentre nel primo caso, Cola Pesce rimase a a sorreggere la Sicilia, sostituendosi ad una delle tre colonne sulle quali essa poggia, nel secondo, il paladino Uzeta sconfisse i giganti Ursini e ottenne in cambio la mano della figlia di Federico II.
In un’altra versione della leggenda di Cola Pesce, egli non fece più ritorno a seguito di una prova d’amore per la figlia del sovrano, la quale, lanciando un anello nel mare, chiese a Cola Pesce di portarglielo indietro per averla in sposa. Tuttavia, il giovane si perse nella vastità del mare non facendo più ritorno: si racconta che egli stia ancora cercando l’anello della giovane per la quale era impazzito d’amore.
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