La Festa dei Morti in Sicilia rappresenta un momento sentito e giocoso per esorcizzare l’idea della morte, rendendo omaggio ai cari defunti.
La Festa dei Morti in Sicilia è una ricorrenza particolarmente sentita, specialmente per il valore simbolico e sentimentale che questa ricopre nel senso comune. Durante il 2 novembre, infatti, l’idea della morte, solitamente temuta e allontanata, si carica di un’atmosfera allegra e, tra giocattoli, dolci e leccornie, la si esorcizza e la si rende un’occasione per rendere omaggio ai cari defunti. Ma da dove deriva questa festività e come viene celebrata ogni anno in Sicilia?
Sebbene negli ultimi decenni la tradizione di Halloween sia sempre di più diventata parte anche del folclore locale, la Festa dei Morti continua a essere comunque una celebrazione partecipata e apprezzata dai siciliani. Inoltre, se si vanno a ricercare le radici della Commemorazione dei Defunti del 2 novembre, si scopre subito che le due tradizioni, per quanto geograficamente distanti, non sono, tuttavia, del tutto scollegate e che, al contrario, potrebbero condividere la stessa genesi. Forse non tutti sanno, in effetti, che Ognissanti e la Festa dei Morti affondano le radici in un tempo antichissimo e in una terra ben lontana dall’Isola del sole e del mare.
L’origine della festa di Ognissanti va ricercata lontano nel tempo e nello spazio e, anticamente, nulla aveva a che vedere con la sua attuale natura cattolica e religiosa. Sembrerebbe, in effetti, che questa ricorrenza avrebbe luce dagli antichi popoli celtici, i quali avevano la consuetudine di dividere l’anno solare in due fasi, quella della rinascita della natura e quella dell’inizio del suo letargo.
Se la prima ricorrenza cadeva a maggio, la seconda era invece celebrata all’inizio del mese di novembre, il periodo dell’anno in cui la terra veniva messa a riposo. Questa celebrazione prendeva il nome di Samhain ed era considerato il giorno in cui, più di tutti, si assottigliava il velo che divideva il mondo dei vivi da quello dei defunti.
Con l’avvento del Cattolicesimo, ovviamente, questa festività perse via via la sua funzione di rituale agricolo per caricarsi di significati religiosi. Nel VII secolo, non potendo sradicare il culto pagano del Samhain dal tessuto sociale, papa Bonifacio IV decise di integrare le due tradizioni, dando vita alla festa di Tutti i Santi, collocata, però, il 16 maggio. Solo due secoli dopo, nell’835 d.C, papa Gregorio IV spostò la celebrazione al primo novembre. Nel X secolo, infine, la Chiesa Cattolica istituì un’ulteriore ricorrenza dedicata al culto dei defunti, fissata appunto nel giorno del 2 novembre.
In Sicilia la Commemorazione dei Defunti del 2 novembre non si veste affatto di panni solenni e ossequiosi e, anzi, sembra quasi un carnevale di balocchi specialmente per i più piccini. In quest’occasione, infatti, la morte smette, almeno per un momento, di fare paura ed è addirittura celebrata tra giochi e dolciumi tipici.
Chiaramente, tuttavia, il 2 novembre resta un giorno dedicato alla memoria delle persone care che non ci sono più e, per questa ragione, vi è la consuetudine di recarsi al cimitero a far visita ai defunti, portando loro un omaggio floreale. Nonostante ciò, comunque, non si tratta affatto di una giornata triste dedicata al dolore, bensì rappresenta una maniera leggera e serena di esorcizzare e sdrammatizzare il pensiero della morte.
Inoltre, si tratta di una festività particolarmente gioiosa per i bambini, che in questo giorno possono gustare dolci di ogni tipo e ricevere doni. Folclore vuole, infatti, che nella notte tra l’1 e il 2 novembre, considerata la più lunga dell’anno, le anime dei defunti ritornino a camminare tra i vivi. Durante questa notte, tra l’altro, essi lasciano in dono ai bambini giocattoli e pensierini, che i piccoli troveranno la mattina seguente.
Usanza comune, specialmente in passato, era quella di organizzare una vera e propria caccia al tesoro per divertire i bambini, nascondendo i regali in giro per la casa o, addirittura, per l’interno paese. Inutile dire, quindi, che i bambini, come descritto anche da Camilleri in un interessante scritto, aspettavano con grande impazienza il giorno dei morti. “Dopo un sonno agitato– raccontava l’amato scrittore siciliano- ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa”.
Infine, vi era un tempo l’abitudine di lasciare appese in casa le scarpe consumate, che il giorno seguente i bambini ritrovavano piene di dolci o sostituite da calzature nuove.
Da buoni siciliani, ovviamente, anche la Festa dei morti rappresenta un’occasione per sbizzarrirsi in specialità culinarie di ogni sorta e riunirsi insieme ad assaporarle. Le pietanze tipiche di questo periodo sono numerose, anche se per lo più si tratta di cibi dolci. Trovarsi in Sicilia in questo periodo significa, in effetti, dimenticarsi per qualche istante della dieta e farsi estasiare dalla bontà delle rame di Napoli, biscotti fatti con uno spugnoso pan di Spagna ricoperto di glassa al cacao e spolverizzate con la granella di pistacchio.
Altro must da gustare assolutamente sono le ossa dei morti, biscotti particolarmente croccanti a forma di tibie umane. Immancabile anche la frutta martorana e i pupi di zucchero, specialità dolciarie a base interamente di zucchero, che riprendono la sagoma dei caratteristici cavalieri dell’Opera dei Pupi. Tutti questi dolciumi vanno all’interno del “canistru”, un cestino di paglia intrecciata che contiene le leccornie tipiche della tradizione e che, spesso, sono preparati in casa e donati ad amici e parenti.
In alcune zone della Sicilia, inoltre, si usa preparare uno speciale pane a forma di pagnottella, che, appena caldo, viene condito e gustato. La “muffoletta”, questo il suo nome, viene farcita con olio, acciughe, sale, pepe, origano e formaggio primo sale e mangiato ancora tiepido. Infine, secondo la tradizione della Commemorazione dei Defunti, durante questi giorni devono essere consumate le fave, all’interno delle quali si crede siano contenute le lacrime dei cari estinti.
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