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Catania, in carcere caldo intollerabile: la Uilpa chiede sospensione servizio sentinella

Le temperature troppo alte, complice il caldo estivo, sono peggiorate dall'assenza di condizionatori e dai vetri antiproiettile. La denuncia nella nota del segretario generale della UilPa Armando Algozzino.

“Sospendere il servizio di sentinella a causa dell’estrema calura estiva, resa ancora più intollerabile dai vetri antiproiettile”. È la richiesta che Armando Algozzino, segretario generale della Uil Pubblica Amministrazione di Catania, rivolge alla direzione della Casa Circondariale “Piazza Lanza” in una nota trasmessa, tra gli altri, anche ai vertici del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, al Servizio di Vigilanza sull’Igiene e la Sicurezza dell’Amministrazione della Giustizia, al capo del personale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e alla Procura della Repubblica di Catania.

“Le temperature – spiega il segretario – superano i quaranta gradi per via dei vetri antiproiettile e dell’assenza di un climatizzatore: una condizione chiaramente incompatibile con il benessere del personale, che ha già registrato disagi e danni fisici, causati dal caldo insostenibile”. Secondo Algozzino, nello specifico, si rileverebbe la violazione del decreto legislativo 81 del 2008, ovvero il provvedimento normativo che riordina e coordina, all’interno di un unico testo, tutte le regole vigenti in materia di salute e di sicurezza nel luogo di lavoro: da qui, la richiesta di sospendere il servizio, almeno fino al rientro delle temperature nei limiti accettabili previsti dalla legge.

L’esponente sindacale torna dunque a evidenziare le numerose criticità in atto presso la Casa Circondariale: nelle settimane scorse, anche nelle vesti di S. Commissario nazionale della UILPA Polizia Penitenziaria, Algozzino aveva deplorato il comportamento dell’Amministrazione non soltanto in merito all’ormai cronica carenza di organico che caratterizza l’Istituto, ma anche all’assenza di uno spaccio e di una stanza ricreativa fuori dal settore detentivo. “Proprio a seguito dell’inspiegabile chiusura del bar – spaccio – afferma – tutto il personale dell’Istituto, sia amministrativo che di Polizia Penitenziaria, è costretto a ristorarsi con bibite e caffè in una piccola stanza piena di distributori automatici e priva di un condizionatore, dove persino attendere la preparazione e l’erogazione di una bevanda diventa una sofferenza”. Nel “mirino” del sindacato, anche i servizi igienici privi delle più elementari dotazioni per renderli funzionali: asciugamani, carta igienica e sapone.

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