Ecco quali sono i comuni siciliani che hanno deciso di bandire la plastica dalle loro spiagge.
Mare inquinato e spiagge invase da rifiuti di plastica e cicche di sigaretta: si tratta ormai di un’emergenza sotto gli occhi di tutti causata dall’inciviltà e soprattutto dalla mancanza di amore per ciò che ci circonda. Spesso, la gente che affolla le nostre spiagge lascia dietro di sé quantità più o meno grandi di rifiuti che la natura non può di certo smaltire nel giro di alcune ore.
Basti pensare che la natura impiega circa 5000 anni per lo smaltimento di una bottiglietta in plastica, 10 anni invece per un semplice filtro di sigaretta. Nonostante i tempi impiegati dall’ambiente per “espellere” i rifiuti siano lunghissimi, le spiagge italiane e siciliane continuano ad essere tra le più inquinate e sporche e la responsabilità di tutto questo non può che essere la nostra. Quanti di noi non hanno mai visto qualcuno che in spiaggia non raccoglie i rifiuti che lui stesso ha generato, mangiando o fumando una semplice sigaretta?
In questi anni, si sono moltiplicate le iniziative di Legambiente e WWF italia, volte a ripulire le spiagge e rendere il nostro pianeta terra più pulito. Da Marzo 2019 WWF ha lanciato l’iniziativa “Tour Plastic Free” per liberare spiagge e fondali dall’incubo della plastica. In molti, sopratutto giovani, hanno preso parte all’iniziativa, ripulendo spiagge e fondali dai rifiuti.
Come annunciato da Legambiente, in Sicilia in tutto sono 32 le regine dell’estate 2019 che puntano a un mare senza plastica. E’ il nuovo simbolo ‘plastic free’, entrato a far parte della guida di Legambiente e Touring club italiano, a contraddistinguerle per segnalare i Comuni che hanno adottato misure di riduzione della plastica monouso sul proprio territorio.
I comuni siciliani che hanno emanato le ordinanze in merito alle spiagge “plastic free” sperano così di sensibilizzare quanti popolano i loro litorali ad “acquisire” la sana e corretta abitudine di abbandonare l’utilizzo della plastica monouso e di preferire materiali alternativi e meno inquinanti.
Quest’importante svolta ecologista è stata possibile grazie alla direttiva dell’Unione Europea dello scorso marzo: in base al documento, i Comuni possono intervenire su tutte le aree di propria competenza, ovvero scuole, uffici, musei, parchi pubblici e i liberi demani marittimi. Proprio queste ultime sono le aree più a rischio, poiché qui non sempre i lidi e gli stabilimenti gestiti da terzi mettono a disposizione del bagnante gli appositi cassonetti per la raccolta e il corretto riciclo dei rifiuti.
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