Si conclude così la battaglia durata due anni di un gruppo di genitori torinesi sulla questione ”mensa-pasto da casa”. Nonostante l’impegno dei genitori, che hanno organizzato la loro protesta anche attraverso la formazione del comitato ”Caro Mensa”, rappresentato dall’avvocato Giorgio Vecchione, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno sentenziato: portare il pasto da casa “nell’orario della mensa e nei locali scolastici” non è un “diritto soggettivo”.
Durante questi due anni, i genitori hanno più volte presentato dei ricorsi, affinché ottenessero la possibilità di dotare i propri figli del pasto preparato a casa, in risposta anche al costo del servizio, ritenuto da alcuni genitori eccessivo.
Arrabbiati i genitori che, se in un primo momento avevano visto riconosciuto dal tribunale il diritto di poter scegliere se usufruire del servizio mensa o provvedere personalmente al pasto dei figli, adesso assistono al ribaltamento del verdetto da parte della Corte di Cassazione, che da settembre imporrà il divieto di portare il pasto da casa e l’obbligo di consumare il pranzo esclusivamente nei locali della mensa.
“L’istituzione scolastica – evidenziano i giudici – non è un luogo dove si esercitano liberamente i diritti individuali degli alunni né il rapporto con l’utenza è connotato in termini meramente negoziali, ma piuttosto è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individualità devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità”.