Sono stati diffusi i risultati dell'indagine condotta da Almalaurea sulle condizioni post-laurea degli studenti italiani. In particolare, di seguito si possono consultare i dati riguardanti i laureati in Giurisprudenza dell'Ateneo Catanese.
Nel 2018, nel dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania, sono 399 i nuovi laureati. Di questi, 314 hanno partecipato al sondaggio di Almalaurea, permettendo così la raccolta dei dati relativi al post-laurea 2018. Anche quest’anno, le donne laureate sono più del doppio degli uomini: il 69,2% contro il 30,8% maschile. La media del voto di laurea, invece, si abbassa a 96,7. La laurea si ottiene complessivamente con una media di ritardo del circa 0,54%; ciò significa che, in media, gli studenti di Giurisprudenza di Unict impiegano 8 anni per completare i propri studi.
Dopo la laurea, gli studenti catanesi non hanno rinunciato a nuove opportunità di formazione: l’88,9% di loro partecipa ad almeno un’attività di formazione post-laurea, con una certa predilezione per il tirocinio o il praticantato, ai quali partecipa il 72,9% di loro. Il 14,6% preferisce una scuola di specializzazione, mentre l’8,6% collabora volontariamente; il 6,7% svolge un altro tipo di master o fa stage in azienda, il 3,8% frequenta un Master di I livello o un corso di formazione professionale, mentre solamente l’1,9% dei laureati frequenta un’attività sostenuta dalla borsa di studio.
Minima la percentuale dei laureati lavoratori: solamente il 13,1% è occupato, il 36,9% lo cerca, il 50% non lavora e non cerca. Ma, di quest’ultima percentuale, il 45,2% non lavora e non cerca in quanto occupato in un corso universitario, oppure in un praticantato. Sono più le donne a lavorare, il 14,7% contro il 9,4% degli uomini. Resta alto il numero di laureati che non hanno mai lavorato dopo la laurea: il 77,7% contro il 9,2% che resta disoccupato, ma ha potuto lavorare dopo la fine degli studi. Complessivamente, i disoccupati post laurea in Giurisprudenza sono il 40%, mentre gli occupati sono il 28%.
Dei 314 partecipanti all’intervista, gli occupati sono solamente 41. Il 63,4% di loro ha cominciato a lavorare dopo la laurea, mentre il 29,3% ha mantenuto il lavoro che aveva prima della fine degli studi, a differenza del 7,3% che non l’ha mantenuto. Se i laureati in media impiegano poco più di un mese per cominciare a cercare lavoro e circa 4 per reperirlo, passano in media ben 5 mesi e mezzo per ottenere la prima occupazione post-laurea.
Questo lavoro, in gran parte, è part-time, con una percentuale del 36,6%. Si ha un buon 26,8% di contratti a tempo indeterminato, a fronte del 36,6% dei contratti non standard e del 12% dei contratti autonomi. In media, ogni laureato lavora circa 30,2 ore alla settimana. Si predilige il settore privato: l’87,8% vi lavora a fronte del 12,2% impegnati nel settore pubblico. Sebbene il 2,4% dei laureati in Giurisprudenza lavori nel settore primario e la stessa percentuale nel settore secondario, il 92,7% si trova impegnato nel settore terziario, prediligendolo. Il 70,7% dei laureati catanesi, inoltre, rimane nelle isole; solo il 12,2% va al Nord, e il 4,9% va al Centro o all’estero.
Quanto alle differenze salariali, tra gli uomini e le donne ci sono ben 279 euro di differenza: i laureati occupati guadagnano in media 1.188 euro, mentre le donne 909. Ad ogni modo, il 25% dei laureati ha notato un miglioramento nel proprio lavoro dovuto alla laurea; il 66% proprio nelle competenze professionali. Le competenze acquisite con la laurea, però, sono utilizzate poco o per niente dal 39% degli intervistati, mentre il 36,6% ha ottenuto un posto di lavoro per cui la laurea non serve, ma è comunque utile.
Nel complessivo, per concludere, sulla scala da 1 a 10, il 7,1 dei laureati è soddisfatto del proprio posto di lavoro, sebbene il 37% di loro considerino la laurea poco efficace nel proprio posto di lavoro. Gli occupati che cercano lavoro sono il 56,1%, mentre i disoccupati che cercano lavoro, su 314, sono 116, 52 dei quali hanno effettuato un tentativo almeno due settimane prima. 157 di loro, in ogni caso, non cercano alcuna occupazione: nel 91,7% dei casi è perché hanno optato per continuare a studiare.
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