In Copertina Speciale Sant'Agata

Sant’Agata 2019: un trionfo di luci fa rivivere la “Strada della Luminaria”

Credit. Salvo Puccio
Perché il tratto iniziale di via Etnea è da sempre il più illuminato durante le festività agatine? Dietro queste luminarie vi è un profondo significato storico sconosciuto ai più. Ne parliamo con la studiosa Milena Palermo di "Obiettivo Catania".

Le luminarie di Sant’Agata situate all’inizio di via Etnea quest’anno hanno lasciato a bocca aperta molti e fatto storcere il naso ad altri che le hanno ritenute eccessive.

“Sembra un prezioso ricamo il dettaglio delle luminarie di Sant’Agata che aprono quest’anno la lunga via Etnea”. Definisce così l’imponente struttura illuminata allestita tra piazza Duomo e piazza Università – proprio all’imbocco di via Etnea – Milena Palermo, fondatrice e amministratrice di “Obiettivo Catania”.

Sarà forse un’esagerazione per qualcuno, ma c’è un motivo per cui questo è sempre stato il punto più illuminato durante le celebrazioni in onore di Agathae.

“Innanzitutto, perché da qui inizia la lunga processione di Sant’Agata – afferma la studiosa catanese – ma anche perché prima del terribile terremoto del 1693,  il tratto iniziale di via Etnea si chiamava ‘Strada della Luminaria’ in quanto era la parte più illuminata della città”.

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Tale via era la strada maggiore luce a Catania e partiva dalla porta principale della città – oggi porta di Carlo V o dei Canali – arrivando fino all’attuale piazza Università che si chiamava Piano degli Studi o piazza Mercato (vi si svolgeva infatti la fiera del lunedì, spostata successivamente al Carmine).

Il nome della Strada della Luminaria e l’esatta collocazione nel Seicento è riportata da tanti storici, tra i quali il celebre abate Ferrara, definito “il Plinio siciliano”.

“La Strada della Luminaria, dunque, partiva dal mare e arrivava a piazza Università – continua la profonda conoscitrice della città –. Successivamente proseguiva col nome di ‘Strada Nuova’. Ovviamente piazza Duomo e via Etnea non erano come le vediamo oggi”.

Infatti solo “dopo il terremoto del 1693, il Camastra Giuseppe Lanza, duca di Camastra, magistrato e rappresentante del regio governo spagnolo, particolarmente noto per la sua opera nella ricostruzione di Catania all’indomani del tragico terremoto – apre la via portandola fino ai Quattro Canti e in un secondo momento fino in piazza Stesicoro. La via fu dedicata a Stesicoro e si chiamò per lungo tempo Stesicorea o Stesicoro Etnea – aggiunge la studiosa -. Fu definitivamente chiamata via Etnea quando si ebbe nell’Ottocento il prolungamento sino al Tondo Gioeni”.

Si ricorda qualche altra luminaria che l’ha colpita particolarmente nel corso degli ultimi anni?

Sinceramente no, questa è quella che mi ha colpito di più. Luminarie così belle non me ne ricordo, anche se lo spazio si è notevolmente ridotto”. Il passaggio d’ingresso in via Etnea, in effetti, è ostruito da grossi pali che sostengono la Luminaria di apertura, restringendo così il passaggio: quattro grossi pali per lato, che inevitabilmente riducono lo spazio a disposizione del fercolo anche se solamente per un breve tratto.

A proposito dell'autore

Edward Agrippino Margarone

Edward Agrippino Margarone nasce nell'estate di Italia '90. Cresce a Mineo dove due grandi passioni cominciano a stregarlo: la Musica e lo Sport (in particolare il calcio). In pianta stabile a Catania, il suo nome è sinonimo di concerto: se andate a un live, con ogni probabilità, lo trovate lì da qualche parte. Giornalista e laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, coordina la redazione di LiveUnict.