Sono trascorsi dieci giorni dal terremoto che ha interessato l’area tra Biancavilla e Santa Maria di Licodia e l’entità del fenomeno – con alcuni danni strutturali – ha generato non poca preoccupazione tra la popolazione, soprattutto tra gli abitanti dei paesi coinvolti e i cittadini catanesi. Il dito è stato subito puntato verso l’Etna, in relazione ad una possibile ripresa dell’attività eruttiva; ma a complicare il tutto, è subentrato anche l’allarmismo dovuto all’ipotesi di un possibile maremoto, di cui la “Montagna” sarebbe responsabile per altri fattori.
In casi come questi, è consigliabile passare la parola ad un esperto, in relazione ai possibili scenari, specialmente per tranquillizzare gli animi in merito agli eventi e alle ipotesi avanzate: “Si tratta di due fenomeni diversi – afferma Boris Behncke, vulcanologo in forza all’INGV di Catania – in relazione ai quali non occorre preoccuparsi più di tanto; anzi, sono di più i pericoli quotidiani che corrono dietro l’angolo, in quanto più un evento appare catastrofico, minore è la possibilità che esso accada”.
L’invito sottinteso dell’esperto, dunque, è quello a fare chiarezza, innanzitutto distinguendo l’attività sismica dall’ipotesi apocalittica del collasso del vulcano: “Da un po’ di tempo l’attività vulcanica sta accelerando, dando diversi segnali (emissione di gas, deformazioni del suolo, tremore sismico) come già accaduto in passato che fanno pensare ad un’eruzione in un prossimo futuro”. Non per questo, tuttavia, l’eruzione vulcanica si svolgerà a breve, come si può pensare: ”Parliamo di settimane o mesi ed in ogni caso l’Etna manderà altre avvisaglie che, se consistenti, ci porteranno a dire che l’eruzione è davvero ravvicinata. Bisogna immaginarsi l’Etna come la mamma che sta cucinando, ma non sa ancora cosa mettere in pentola”.
La simpatica metafora di Behncke introduce però ad una distinzione tra le eruzioni vulcaniche, anche in relazione alle diverse cause che possono generarle: ”La maggior parte dell’attività vulcanica è sommitale, come quella degli ultimi anni – prosegue l’esperto – ma è possibile che si aprano anche crateri sui versanti, come nel caso dell’eruzione del 2002. Le cause possono essere molte, sebbene l’ipotesi prevalente sostiene che il magma risalga e faccia pressione sulle pareti, fino a spaccarle, aprendo nuove bocche eruttive”.
In generale, Behncke rassicura sul fatto che i fenomeni di questi giorni sono già avvenuti e sono stati accertati anche in passato, se pur in zone diverse del vulcano: ”La zona interessata in questo sciame sismico appartiene ad un insieme di faglie noto come ‘Sistema di Ragalna’, che già si era mosso in occasione delle eruzioni degli anni ’80 (versante sud-ovest, ndr). Questo però non ci dà garanzie su un fenomeno né imminente né localizzabile, dal momento che i fenomeni sismici sono diffusi e il magma deve ancora trovare il punto più debole per uscire”.
La pressione del magma sui fianchi del vulcano risulta dunque l’ipotesi più probabile con cui spiegare una possibile eruzione e la persistente attività sismica. Ma tra gli esperti i pareri rimangono discordanti, avanzando anche l’idea che tutto si possa ricondurre anche alla forza gravitazionale che farebbe cedere il fianco orientale del vulcano, ipotesi che ha suscitato in questi giorni un “doppio colpo”, in relazione alle voci di un consequenziale maremoto: ”Rispetto a certi altri vulcani dai fianchi più ripidi e dunque più instabili, l’Etna presenta una conformazione dai fianchi più larghi, per cui è tendenzialmente meno propensa ad uno “spostamento” catastrofico. Già in occasione dell’eruzione del 2002 questi movimenti erano stati accertati e documentati sui versanti est e sud-est, con spostamenti localmente anche notevoli di 2 metri”.
Sull’ipotesi di un collasso improvviso dell’Etna, lo studioso risponde così: ”L’allarmismo è nato dalla constatazione recente che questo spostamento è avvenuto anche sul fianco sottomarino, di un’entità pari a 4 cm in 8 giorni. Si tratta pur sempre di un fenomeno lento che procede nel tempo, le cui cause possono alternarsi (pressione magmatica ed effetto gravitazionale, ndr)”.
Le parole di Behncke, oltre che scientifiche, sono rassicuranti: la “Montagna” dei catanesi, pur nella sua bizzarria, è costantemente monitorata e il tutto si svolge anche nell’interesse della popolazione, per la quale non c’è alcun pericolo imminente: ”Il nostro lavoro è anche educativo – dichiara infine l’esperto – perché parlando con le autorità e con il pubblico vogliamo educare la gente a convivere con questi fenomeni e a comportarsi di conseguenza. Proprio per questo sarà necessario migliorare i canali di comunicazione”.