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Catania, la storia dei terremoti che dal 1169 ad oggi hanno colpito la città

La Sicilia è una delle regioni più sismiche d’Italia. Catania ha vissuto nella sua storia tanti terremoti distruttivi, per lo più di natura vulcanica a causa della vicinanza con l’Etna. Partendo dal “Terremoto di Sant’Agata” del 1169, passando per il terremoto del 1669 conseguente all’eruzione dell’Etna del 1669, per arrivare ai giorni nostri, scopriamo la storia sismica della città di Catania.

Il terremoto, così come le eruzioni laviche, hanno sempre caratterizzato sin dalle epoche più antiche la storia della città di Catania, modificando talvolta anche il volto della città. Il primo terremoto di cui si ha notizia certa e che ebbe conseguenze disastrose per la città fu quello del 4 febbraio 1169. Il sisma di magnitudo 6.6 venne anche denominato “terremoto di Sant’Agata”. In quell’occasione morirono circa 15mila persone, tra cui un elevato numero di fedeli e del clero catanese, compreso il vescovo della città. Questi ultimi morirono proprio sotto il crollo della Cattedrale di Sant’Agata mentre era in corso una funzione religiosa alla vigilia della festa della Santa Patrona. Da qui la denominazione assunta nel tempo.

Numerosi eventi sismici di grande intensità poi si verificarono nel 1600: il 3 ottobre 1624 un terremoto di 5.6 magnitudo sconvolse il paese di Mineo, e il 21 febbraio 1633 un sisma di 4.8 magnitudo generò effetti distruttivi a Nicolosi, paese alle pendici dell’Etna. Ma soltanto il sisma del 10 marzo 1669 passerà alla storia. Il terremoto del 1669, verificatosi sempre a Nicolosi e con stessa intensità di quello del 1634, è susseguito all’eruzione dell’Etna e per tale ragione è ad essa associato. La combinazione di eruzione e terremoto generò danni gravissimi per il territorio catanese, tanto da cambiarne la fisionomia. L’eruzione che andò avanti per mesi devastò e seppellì decine di centri abitati giungendo fino al mare in corrispondenza dei quartieri occidentali di Catania.

Ancora un terremoto distruttivo venne registrato l’11 gennaio 1693. Parliamo del celebre “terremoto della Val di Noto”, con epicentro a Sortino e di magnitudo 7.4, che ebbe effetti devastanti per l’intera isola. Fu uno dei sismi più forti e violenti dell’intera penisola italiana. Coinvolte maggiormente furono Siracusa e Catania, ma l’intera costa ionica venne interamente interessata dal conseguente maremoto. A Catania, già seriamente danneggiata dalla distruttiva eruzione dell’Etna del 1669, molti palazzi e abitazioni, nonché chiese e monumenti, subirono lesioni diffuse.

Le semplici e significative parole di una lapide posta sulla facciata di un edificio adiacente al Teatro Sangiorgi di via A. di Sangiuliano, e collocata nello stesso anno dell’evento, evidenziano in maniera drammatica la terribile tragedia e fungono da monito per il futuro: “Ferma le piante e leggi passegiero. A. 9 di Gennaio 1693 trema Catania, ascosse di diero terremoto e replicando all’11 del medemo con tutte le sue grandezze, con 16 mila catanesi, sepolta da sassi, derelitta da vivi, derubata da ladri rimane. In simil fato a fuggir le mura, a ricovrarti nei campi, a custodir la città questo marmo ti insegni così vivrai.”

Colossale e problematica fu l’opera di ricostruzione e di riedificazione che modificò radicalmente l’intera rete insediativa di una ampia parte della Sicilia, prima fra tutte Catania, determinando anche lo sviluppo e la diffusione dello stile barocco.

Facendo un balzo temporale, bisogna ricordare anche diversi terremoti violenti registrati nel corso del ‘800. Tra questi, il primo di magnitudo 6.0 ebbe luogo ad Aci Sant’Antonio nel 1818. Trent’anni dopo, un altro terremoto registrato nel Golfo di Catania nel 1848, provocò diversi danni alla città. Ancora, 3 eventi sismici di grande intensità compresi tra i 5.1 e i 5.4 magnitudo avranno luogo a Santa Venerina nel 1879, 1889, 1894.

Nel periodo più recente tra il ‘900 e il nuovo millennio, non si sono verificati a Catania e provincia terremoti di una simile intensità o distruttività. Tuttavia, sono in molti a ricordare alcuni eventi sismici, che seppur poco o quasi per nulla distruttivi per la città, hanno generato il panico tra i catanesi. Tra questi certamente il terremoto di Carlentini, detto anche di “Santa Lucia”, verificatosi il 13 dicembre 1990. Il sisma di 5.7 magnitudo, con epicentro ad Augusta, venne avvertito anche a Catania.

A questi terremoti si aggiunge nella storia della città di Catania, quello verificatosi alle 2.34 di notte del 6 ottobre 2018, nei pressi di Santa Maria di Licodia e con danni a Biancavilla. Seppur non paragonabile in termini di distruttività a quelli avvenuti nelle epoche passate, è chiaro che tale sisma per la sua intensità, di 4.6 magnitudo, rientra tra i maggiori degli ultimi decenni. Dopo anni di quiete, questo terremoto ha fatto tornare ancora la paura: facendo ricordare ai catanesi di vivere in un luogo strutturalmente a rischio, difficilmente il sisma del 2018 verrà dimenticato dalla popolazione. Tuttavia, come recita l’iscrizione apposta sulla Porta Garibaldi “Melior de cinere surgo”, la città ha sempre avuto nel tempo, dopo ogni evento disastroso, la forza di resistere e rinascere dalle proprie ceneri sempre più bella di prima.

Sofia Nicolosi

Sofia Nicolosi nasce a Catania il 16 settembre 1997. Laureata in Relazioni internazionali, sogna di poter avere un futuro nel giornalismo e nella comunicazione in ambito europeo e internazionale. Dopo la scrittura e lo storytelling, le sue grandi passioni sono i viaggi e lo sport. Tra i temi a cui è più legata: i diritti umani e i diritti sociali, l'uguaglianza di genere e la difesa ambientale. Contatti: s.nicolosi@liveunict.com

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