La Terra possiede, riceve e accumula un quantitativo enorme di energia sotto varie forme. Di queste, l’uomo ha finora sfruttato primariamente le risorse fossili ad esaurimento quali carbone, petrolio, gas naturale e nucleare. Solamente nel corso degli ultimi vent’anni si è cominciato ad incentivare politiche volte allo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili come quella solare, eolica, idro-elettrica e geotermica. L’energia geotermica, immagazzinata nel sottosuolo e da esso estraibile, è presente ovunque e pressoché inesauribile.
Parliamo proprio di questa energia pulita con Giuseppe Belfiore, ingegnere meccanico specializzato nel settore energetico – con particolare riferimento alle energie rinnovabili – e socio fondatore di EarTherm.
EarTherm è uno spin-off dell’Università di Catania, costituito nel 2015 in forma di start-up innovativa, nato dal desiderio di divulgare la cultura delle energie rinnovabili non solo da un punto di vista tecnico, bensì anche scientifico, potendo usufruire di conoscenze ed esperienze maturate in anni di ricerche in molteplici settori, con riferimento particolare a quello geologico e dell’ingegneria energetica.
“EarTherm ha come obiettivo primario – dichiara l’ingegnere – quello di investire nel campo scientifico-tecnologico di varie energie rinnovabili, con particolar riguardo alla geotermia a bassa/bassissima entalpia, al fine di rendere possibile lo sfruttamento di energia pulita dal sottosuolo grazie all’installazione di impianti geotermici ad altissima efficienza energetica. Le attività di EarTherm, sono finalizzate alla progettazione, costruzione, installazione, manutenzione e gestione di sistemi che impiegano, anche in modo complementare (ad esempio con il fotovoltaico), energie rinnovabili per ottimizzare i consumi energetici e la produzione di energia pulita sfruttabile, ad esempio, per la climatizzazione (riscaldamento/raffrescamento) di edifici residenziali e/o in vari settori industriali nonché per la produzione di acqua calda sanitaria”.
Ma cosa intendiamo si intende per “geotermia a bassa entalpia”?
“La geotermia a bassa entalpia – ci rivela Belfiore – si basa su processi di scambio termico con il sottosuolo superficiale ed è applicabile a tutte le tipologie di terreno. Già a 10 metri e fino ad una profondità di circa 100 metri, il sottosuolo non risente di fluttuazioni termiche giornaliere e stagionali, per cui la temperatura del terreno si può considerare ragionevolmente costante intorno a valori corrispondenti alle medie annuali per tutto l’anno”.
A titolo esemplificativo – continua il fondatore di EarTherm – nella zona di Catania e in gran parte della Sicilia tale temperatura si attesta su 16-18°C. Utilizzando una pompa di calore geotermica è possibile scambiare calore con il sottosuolo: in particolare nel periodo invernale, durante il quale il sottosuolo ha una temperatura maggiore rispetto all’aria esterna, si estrae il calore dal terreno per riscaldare l’edificio, mentre nel periodo estivo si cede calore al terreno al fine di raffrescare l’ambiente”.
Da un punto di vista ambientale, quindi, gli impianti geotermici sono ad impatto quasi zero perché le sonde geotermiche attraverso le quali avviene lo scambio termico sono completamente interrate nel sottosuolo, per cui l’impatto visivo è nullo; non inquinano le zone superficiali, né tantomeno il sottosuolo contribuendo alla riduzione delle emissioni di inquinanti, quali monossido di carbonio, anidride carbonica e gas serra in generale.
Qual è il contributo dell’Università di Catania nel progetto?
“Trattandosi di uno spin-off, quindi con la presenza in organico sia di docenti dell’Università degli Studi di Catania (prof. Marco Viccaro e prof. Antonino Pezzino) sia di un’azienda leader nel settore dell’impiantistica ad alta tecnologia, rappresentata dal dott. Carlo G. Campisano – afferma Belfiore – è possibile accedere a dati scientifici esclusivi e laboratori analitici all’avanguardia. È inoltre sicuramente favorito lo scambio di informazioni con altre realtà presenti in altri Dipartimenti dell’Università e/o Enti di ricerca nazionali ed esteri”.
Che ricordo ha della nostra università e in cosa ritiene possa migliorare Unict?
“Il ricordo che ho dell’università ed in particolare della mia facoltà (al tempo Facoltà di Ingegneria), è quello di un luogo di formazione in cui si svolgono innumerevoli attività didattiche volte principalmente alla formazione teorica dello studente. Purtroppo – continua il manager EarTherm – le scarse disponibilità di fondi hanno un po’ limitato lo sviluppo di attività pratiche e/o tirocini formativi presso aziende esterne all’Università o con realtà imprenditoriali in genere”.
Fortunatamente si sta voltando pagina: “Da qualche anno in molti Dipartimenti sono state inserite molteplici attività formative aggiuntive a beneficio degli studenti, come ad esempio stages e/o tirocini aziendali per l’appunto, credo che si debbano incrementare gli sforzi verso queste tipologie di attività poiché consentono allo studente di acquisire maggior consapevolezza sulle opportunità post-laurea offerte dal mondo professionale ed imprenditoriale” conclude l’ingegner Belfiore.