Il noto scrittore siciliano, che ha raggiunto il successo soprattutto per i romanzi che hanno per protagonista il commissario Montalbano, compie oggi 93 anni.
Uno degli scrittori più brillanti e acclamati dei nostri giorni, che con i suoi romanzi ha esportato la sicilianità nel mondo. Andrea Camilleri, tra i maggiori esponenti del romanzo giallo in Italia, compie 93 anni.
Il celebre scrittore, padre di Montalbano, è infatti nato il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle ed è sempre rimasto profondamente legato alla sua Sicilia nonostante risieda dalla fine degli anni quaranta a Roma. Ha iniziato la sua carriera come regista, lavorando anche per la Rai e solo successivamente ha intrapreso la strada della letteratura. Camilleri non ebbe subito successo come scrittore ma lui stesso ha dichiarato che non cercava la notorietà attraverso la scrittura. I romanzi che incontrarono il grande pubblico sono stati soprattutto i gialli con protagonista il commissario Montalbano, dai quali è successivamente nata una collaborazione con la Rai per adattare i testi al piccolo schermo, dando origine ad un prodotto televisivo che da anni vanta un enorme successo anche all’estero. Tuttavia anche il commissario Montalbano avrà una fine: Camilleri avrebbe da tempo consegnato all’editore il capitolo finale della storia, da pubblicare al momento della propria morte.
Da sempre attento alla politica e ai cambiamenti storici che, in gran parte, ha vissuto sulla propria pelle, Camilleri è sempre stato molto attivo, producendo una numero cospicuo di romanzi. Ad oggi, colpito dalla cecità, pur non potendo scrivere e leggere, continua la sua professione di romanziere. Un esempio di vita per tutti, dai più giovani incerti sul loro futuro a chi si trova in un’età avanzata e crede di non avere più molto per cui vivere.
Il suo ultimo libro si intitola “Ora dimmi di te” ed è una lettera alla bisnipote Matilda in cui le racconta la propria vita. Dall’incontro con Rosetta, sua moglie e suo pilastro da sessant’anni, al rapporto con le figlie e successivamente con i nipoti, Camilleri ripercorre la propria vita da uomo, padre e nonno. La sua è stata decisamente una vita intensa, costellata di grandi incontri e avvenimenti: fu ammiratore di Mussolini e poi disertore, fondò il partito comunista nel suo paese, incontrò Robert Capa in Sicilia durante la guerra e ancora Vitaliano Brancati, da lui fortemente ammirato.
Quando si parla di Camilleri non si può trascurare un tratto fondamentale come quello della sua lingua: un misto di italiano e siciliano che caratterizza i suoi romanzi. Fu suo padre a spingerlo in questo percorso quando durante una conversazione gli suggerì di scrivere quella storia così come l’aveva raccontata a lui: un po’ in dialetto, un po’ in italiano. Questo gli permise di essere compreso anche da lettori non avvezzi al siciliano, senza abbandonare quella forza che porta con se il dialetto. Una citazione di Pirandello lo convinse a fare di questa scrittura un tratto distintivo del suo modo di scrivere: “La lingua esprime il concetto, il dialetto il sentimento di una cosa”.
“L’ultima cosa che ho imparato consiste nell’avere necessariamente un’idea, chiamala pure ideale, e a essa attenersi fermamente ma senza nessuna faziosità, ascoltando sempre le idee degli altri diverse dalle proprie, sostenendo le proprie ragioni con fermezza, spiegandole e rispiegandole, e magari perché no, cambiando la propria idea”. Sostenere le proprie idee ma essere aperti al dialogo e al confronto: si tratta di una citazione del suo ultimo libro che dimostra l’enorme saggezza di un uomo che ha sicuramente una parte importante nella storia e tra le eccellenze d’Italia e che, nonostante la lontananza, non ha mai dimenticato le proprie origini, facendone una vera peculiarità della sua scrittura.
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