Sono numerosissimi e continuano ad aumentare i corsi di laurea a numero programmato che pongono uno sbarramento delle iscrizioni tramite test d’ingresso. Oltre a quelli previsti già a livello nazionale, le università possono autonomamente scegliere quali corsi “chiudere” tramite test d’ammissione.
Le università italiane diventano sempre più “blindate”. Ai corsi di laurea che già per legge e, quindi, al livello nazionale, prevedono uno sbarramento tramite il test d’ingresso, infatti, ciascun ateneo a livello locale è libero di decidere a propria discrezione quali corsi lasciare aperti e quali, invece, rendere a numero programmato. Le ragioni di questa scelta possono essere numerose, come, ad esempio, l’insufficienza del numero di docenti o delle risorse, ma sta di fatto che ad oggi i corsi “chiusi” si aggirano intorno ai mille.
Stando a quanto riporta Skuola.net, gli ultimi dati disponibili da Universitaly e contenuti nel Rapporto CNSU 2018 rivelano che solo nel 2017 i corsi a numero programmato si sarebbero aggiranti intorno ai 972, contro i 926 degli anni precedenti, quelli in cui la crisi economica aveva allontanato gli studenti dai propositi universitari. Il numero programmato, però, laddove serve agli atenei a contenere il numero d’iscritti e ad allineare il livello di qualità dei corsi, genera anche disparità, se si considera ad esempio che un medesimo corso di laurea aperto a Milano può essere a numero programmato a Bari. Ma quali sono le facoltà blindate?
Secondo il report le più penalizzate sarebbero le facoltà scientifiche, con Farmacia e Ingegneria industriale in vetta alla classifica delle più proibitive, seguite subito da Biotecnologie, Ingegneria informatica, Economia, Psicologia e Biologia. Nessun problema, invece, per i corsi umanistici, dove i test d’ingresso sarebbero quasi una rarità, un esempio ne sono Lettere e Filosofia. In realtà, però, proprio a sottolineare quella disparità geografica, sono numerose le eccezioni, tra le quali spicca senz’altro l’Università degli Studi di Catania dove, già da parecchi anni, anche per accedere alle facoltà umanistiche è necessario svolgere un test d’ingresso, che pone un reale sbarramento numerico alle iscrizioni.
Inoltre sarebbero in aumento i corsi a numero programmato locale, un esempio che riguarda l’ateneo catanese è costituito dagli indirizzi di Scienze dell’amministrazione e Storia, Politica e Relazioni Internazionali del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. Da quest’anno, infatti, anche per accedere a questi corsi, finora aperti a tutti gli studenti, bisognerà prima sostenere e superare la prova d’ammissione prevista per gli inizi di settembre.
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