Malgrado gli scandali che a volte ne hanno minato la reputazione, il settore dell'accoglienza in Sicilia dà lavoro a migliaia di persone. Ma la crisi è dietro l'angolo e a Palermo già sette cooperative hanno chiuso i battenti negli ultimi mesi.
In Sicilia quello dell’accoglienza è un settore che ha luci e ombre, tra truffe e appalti truccati che fanno da contraltare alle centinaia di associazioni di volontariato nate in questi anni e che, oltre alla fondamentale missione umanitaria, hanno contribuito a creare posti di lavoro in una delle regioni col più alto tasso di disoccupazione. Lo Stato, tra fondi diretti ed europei, ha stanziato e stanzia quasi 300 milioni di euro all’anno in questo settore, ma, se l’esecutivo continuerà sulla scia di questi primi mesi di governo, la situazione potrebbe presto cambiare, con la Sicilia che vede a rischio 6mila posti di lavoro.
Con la sua linea dura in materia di immigrazione il governo punta a diminuire ulteriormente il numero degli sbarchi nella Penisola. Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato più volte la sua intenzione di chiudere i grossi centri d’accoglienza. L’emblema di questi, il più grande nell’Isola, è il Cara di Mineo. Nato quando la Lega era al governo e agli interni c’era Roberto Maroni, il Cara dà lavoro a 400-500 operatori ed è di recente passato da 3000 ai 2400 ospiti, con un costo giornaliero per ciascuno di questi che scenderà da 29 a 15 euro.
La struttura, che nasce su terreni dell’imprenditore settentrionale Pizzarotti, è commissariata dopo l’indagine sul presunto appalto pilotato, e il processo, che vede tra gli imputati anche l’ex deputato Ncd Giuseppe Castiglione, comincerà a fine anno. “Da tempo noi ne chiediamo la chiusura – dichiara il responsabile immigrazione dell’Arci Fausto Melluso al quotidiano La Repubblica –, perché mettere tutti i migranti in una mega struttura, con servizi carenti, non è una buona accoglienza. Adesso chiuderà comunque perché ci sono meno migranti, tutto qui. E ridurre il compenso giornaliero significherà ridurre i servizi per i migranti, già carenti in quella struttura”.
Ma, oltre alle macrostrutture, la Sicilia in questi anni ha visto nascere più di 400 coop che si occupano di accoglienza, di cui 300 centri per minorenni e 110 per gli adulti. Cooperazioni politiche e non, volontari e politici; una vera e propria galassia che oggi, complice anche il calo degli sbarchi, rischia di chiudere i battenti, con conseguente perdita del lavoro per chi aveva trovato il modo di non emigrare e di lavorare nella sua terra. Sono soprattutto quelle che si occupano dell’accoglienza ai minori a essere più in difficoltà, specie quelle con minore esperienza. Emblematico il caso di Palermo, dove su quaranta coop nate in questi anni ne sono già state chiuse sette negli ultimi mesi.
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